lunedì 31 marzo 2014

GLI UOMINI PREFERISCONO LE ROSSE.

Non ho idea di cosa stia accadendo da qualche giorno a questa parte: cammino per le strade, nei corridoi del posto in cui lavoro, al supermercato, in macchina, al cinema, e decine di uomini si girano a guardarmi. Forse ho qualcosa fuori posto: la pancia troppo scoperta dal giubbottino corto in vita – ora che la primavera fa timidamente capolino –

Oppure il trucco: mi sono stropicciata gli occhi e ho fatto casino col mascara… o più semplicemente i capelli…

No, non ho i capelli fuori posto, anzi! Sono freschi di parrucchiere e li ho messi perfettamente in piega con la mia piastra stamattina… però… però… i miei capelli da qualche giorno a questa parte non sono più dello stesso colore. Rossa, sono diventata rossa! Non completamente, e non di quel “carota” naturale che aveva Julia Roberts in Pretty Woman, ma rossa fuoco… E solo parzialmente… solo sulle punte, fino a metà dell’attaccatura.

Chi era che poco tempo fa mi aveva detto che le rosse non danno tregua ai pensieri più “reconditi” degli uomini? Tre o quattro persone, eppure io non ci avevo creduto. Ma figuriamoci, ora l’arrapamento dell’omoide medio dipenderebbe dal colore dei nostri capelli? E che ne è allora del nostro sguardo profondo, della nostra sensibilità, delle pieghe ai bordi delle nostre labbra quando sorridiamo, delle tette, del culo, e di altri “fattori di attrazione” più o meno conosciuti dal gentil sesso? Nulla più! stop! Fine! Non se ne fa più niente dei nostri sguardi languidi per averli ai piedi, delle frasi sussurrate con le vocine di quelle che vogliono ottenere qualcosa facendo le gatte morte, dei sederi sodi allenati in palestra, e delle tette tirate su e “strizzate” nei push-up: GLI UOMINI NON GUARDANO PIU’ NESSUNA DI QUESTE CARATTERISTICHE: GLI UOMINI, PREFERISCONO LE ROSSE, E BASTA!

Sarà una questione di mode, di seduzione, di colori che rimandano ad un immaginario collettivo fatto di libertinismo e seduzione, fatto sta che in questi giorni ho condotto un veloce sondaggio tra gli uomini che conosco, e a quanto pare, davvero ognuno di loro è molto molto attratto dalle donne con i capelli rossi. In verità non è una roba troppo diffcile da capire: il rosso è per eccellenza il colore che ci rimanda al peccato e alla trasgressione. Rosso è il fuoco, rosso è l’inferno, rosso è calore, rosso è… chessò… un peperoncino (e un peperoncino è afrodisiaco). Rosso è il calore umano, e la pelle che si brucia al sole. Insomma, tutto in effetti, ora che ci penso rimanda ad un ideale di donna “libera” e senza troppe inibizioni.
E pensare che io ero entrata dal parrucchiere senza sapere bene cosa volevo: magari accorciare un po’ il taglio, quello si, ma di certo non cambiare colore, e comunque, non avevo intenzione di farlo per diventare rossa. Invece mi sono lasciata tentare dalla nuova proposta di questa tecnica, che prevede di colorare solo le punte dei capelli da metà dell’attaccatura in giù, lasciando la base del proprio colore, e permettendo un “ravvivamento” al proprio aspetto che non è propriamente definibile un cambiamento radicale.

Sono uscita dal parrucchiere, e in un attimo li avevo tutti ai miei piedi: i colleghi mi guardavano con occhi diversi, gli amici gay mostravano il pollice in segno di approvazione, l’uomo che frequento mi ha osservata per pochi secondi e poi ha dato il suo verdetto positivo. E infine, questo continuo voltarsi a guardare da parte degli uomini che incontro, il cui istinto primordiale mi è stato confermato anche dalla mia amica rossa per eccellenza. “E’ esattamente così” mi ha detto “il fascino delle rosse è indiscutibile”. E ha aggiunto: “voi rosse che scegliete di esserlo per poco tempo, non potete capire…”.

Il mio breve sondaggio è continuato naturalmente anche sul social network, dove ho chiesto un parere spassionato, più che altro per avere una conferma. Qualche ometto me l’ha confermato scrivendomi in privato, mentre altre mie amiche, convenivano con me sull’estrema facilità di rimorchio da parte di una donna che sceglieva di avere i capelli rossi.

Non chiedetemi perché nella Bibbia, Eva fosse bionda, o perché noi tutte eravamo convinte che il sex-simbol storico per eccellenza fosse Marylin Monroe con i suoi riccioli dorati. Non interrogatemi nemmeno sulla bomba sexy “Valentina”, che col suo caschetto squadrato nero, ha riempito i pensieri erotici di molti ometti…
…Non lo sapevate nemmeno voi eh? Eppure è esattamente così: gli uomini preferiscono le rosse!

Orsù dunque, donne che da tempo non vi accompagnate a gentiluomini del sesso opposto: ogni vostro problema e ogni vostra insicurezza riguardo al vostro aspetto, verranno sconfitti se farete una visitina al vostro parrucchiere, e senza ombra di dubbio gli chiederete di diventare rosse.


(nda. Sarà che il colore dei capelli rispecchia uno stato d’animo momentaneo. Sarà che ognuno si vede meglio, o si sente a proprio agio, con ciò che più gli si addice, fatto sta che sorprendentemente ho deciso che questo rosso sarà solo un mio trend momentaneo. Voi fate pure come volete: sentitevi trasgressive con un colore di capelli d’acchiappo. Da queste parti – purtroppo o per fortuna – si vive ancora nella convinzione che per conquistare un uomo non basti essere sexy per via di una tinta di capelli, bensì, che lo si possa fare soprattutto facendo muovere uno strumento sconosciuto alle più: il cervello! Sono ancora una illusa sognatrice?).

lunedì 24 marzo 2014

CONOSCERSI NON E' UNA SFIDA

In trentaquattro anni di esistenza, sono ancora afflitta da un morbo incurabile, ovvero “il non sapere cosa voglio dalla vita”. Ormai ho abbandonato ogni speranza all’entrata, i miei genitori si sono rassegnati per sempre, i miei amici sanno che tra gli impegni che proporrò loro per i prossimi millemila anni, non ci sarà di sicuro un matrimonio con annesso investimento economico per l’abito da cerimonia e il regalo di nozze.

Il matrimonio non è tra i miei programmi, e se proprio un giorno lo sarà, mi piacerebbe invitare pochissime persone e godermi una cerimonia semplice e gioiosa all’aria aperta e con un po’ di buon cibo. Tuttavia, non sono avvezza alle “ufficializzazioni”, e anche quando frequento nuove conoscenze, non programmo mai la direzione verso la quale andremo. Non è troppo una questione legata alla privacy: mi piace gridare di gioia ai quattro venti o sui social network che sono coinvolta in una relazione che mi rende felice o infelice, però non amo che le relazioni in questione vengano prese troppo sul serio, o comunque, non più di quanto le prenderei sul serio io stessa. Piuttosto, detesto dover prendere per forza una decisione riguardo alla mia vita sentimentale, o se vogliamo, detesto proprio “chiamare le cose col loro nome” fintanto che da entrambe le parti non si sarà convinti di “nominarle”.

Pur tuttavia mi ritengo molto fedele, e odio quegli inizi di frequentazione in cui uno dice all’altro cose tipo “si ok, usciamo insieme, ci piacciamo, ci frequentiamo, però poi una volta a casa propria ognuno fa quel che vuole”. Ritengo che una conoscenza – seppure agli albori – richieda un impegno e una disponibilità alla riuscita che non la faccia apparire come una totale perdita di tempo.

Eppure sono ostica alle definizioni, alle catene e alle costrizioni, e questo perché sono dell’idea che non si finisca davvero mai di conoscere le persone. Si imparano le abitudini, e spesso se ne viene assorbiti oppure ci si plasma in base ad esse, si modificano gli atteggiamenti (sempre tenendo presente che un cambiamento da parte dell’altro è impossibile), si accettano le attitudini, ci si scopre amanti di situazioni che prima ritenevamo impossibili, MA SOPRATTUTTO, CI SI METTE SEMPRE IN DISCUSSIONE, perché pur restando fermi sui nostri punti di vista, niente ci impedisce di rispettare quelli altrui senza demonizzarli.

Nella mia vita, ahimè, ho pronunciato molte e molte volte la parola MAI, e mi credete se vi dico che nella maggior parte dei casi quel MAI si è trasformato in un FORSE, e talvolta anche in un SI? Non sono cambiata – anche se ho apportato delle modifiche che il sentimento rendeva non costruite, ma naturali – e anzi, ho fatto pochissimi compromessi con me stessa per convincermi che un pensiero poteva essere bianco anziché nero. Le decisioni vengono prese col tempo e con una profonda conoscenza dell’altro. Non è detto che ogni strada porti ad un cambiamento radicale di convinzioni. Talvolta ci si incontra a metà strada, talvolta no. Quel che conta è l’enorme capacità che possediamo di metterci in discussione.

Ci sono relazioni che decollano, relazioni che non vanno proprio nonostante dopo un’approfondita conoscenza si provi a convincersi del contrario, e relazioni che abortiscono i primi decolli ma poi sorprendentemente e in maniera naturale spiccano il volo. Io da queste pagine oggi mi sento di darvi un consiglio: non rimanete della vostra idea, non rinunciate alla possibilità di mettervi in discussione, e considerate sia i vostri limiti, che i bisogni e le esigenze dell’altro. Se saprete tenere conto di questi semplici punti, sarete già a metà del sentiero, tenendo presente che non si percorre una strada insieme se non se ne ha alcuna voglia. Per questo motivo ogni giorno abbiamo di fronte relazioni distruttive, che non sfociano mai in una piena completezza e felicità.

C’è un modo sereno e dannatamente “leggero” che ho di conoscere le persone, ovvero una frase o un motto che spesso nel tempo ho ripetuto a me stessa e agli altri: “CONOSCERSI NON E’ UNA SFIDA”. Non si deve puntare all’obiettivo finale di plasmare l’altro in base alle nostre esigenze, E SOPRATTUTTO, MAI CONSIDERARE LA POSSIBILITA’ DI CAMBIARE IN BASE ALLE ESIGENZE DI QUALCUN ALTRO. Si tratta di fatti molto più semplici, ovvero, avere il piacere di modificare dei pensieri, degli atteggiamenti o delle abitudini, di comune accordo e senza imporsi sull’altro.

Ricordatevelo sempre quel motto, tutte le volte che penserete che impegnarsi in una relazione sia cosa facile. Le relazioni sono cose talvolta complicate che però devono servire solo a rendere più semplici le nostre vite.

Conoscersi non è una sfida! A lunedì prossimo!

lunedì 17 marzo 2014

L'AMORE AI TEMPI DEI TURNISTI.

Purtroppo (o per fortuna) sono una turnista, e mio malgrado, lo sono da dieci anni e mezzo… anzi, da dodici e mezzo, se considero i due anni del mio lavoro precedente. In dodici anni e mezzo di turni, ho perso ogni possibile valore legato alle tradizioni che tutti coloro che fanno una vita da normalisti possono vivere. Mi sono dimenticata i Natale da passare a casa con la famiglia, i Ferragosto al mare, i primo dell’anno al pranzo di inizio anno, i Capodanno a brindare con le persone che mi vogliono bene. A Pasqua e Pasquetta non ho idea di cosa voglia dire fare un pic-nic all’aperto o una gita fuori porta con i miei amici, e ogni primo maggio comandato dal Signore, io sono una lavoratrice che NON PUO’ festeggiare la festa del lavoratori (come se noi turnisti non avessimo diritti come tutti gli altri).

Questa mancanza di normalità nella mia vita, ha inevitabilmente avuto un effetto negativo su quasi tutte le mie relazioni sentimentali, e a maggior ragione, gli esiti negativi si verificavano con tutti gli uomini che conducevano una vita ordinaria. Provate a spiegare ad un uomo che lavora dal lunedì al venerdì, e vuole pranzare con voi di domenica o andare al cinema di sabato sera, che la prossima data utile per farlo, sarà di lì a un mese. Oppure provate a dirgli che la sera dovete andare a dormire al massimo alle ventuno e trenta, perché il giorno dopo la vostra sveglia suona alle quattro. O ancora, provate a spiegargli che il vostro turno finisce a mezzanotte, e quando tornerete a casa sarà circa l’una e quindici del mattino, e quindi probabilmente lo troverete che dorme già da un paio d’ore (perché lui fa una vita normale e quindi tutte le mattine si sveglia alle sette, come appunto fanno le persone normali).

Era inevitabile che io restassi single per tanto tempo, così come era inevitabile che io avessi storie con vari colleghi che conducendo la mia stessa vita, possono comprendermi un po’ di più.
Giorni fa ero sulla navetta aziendale che porta tutti noi colleghi sul nostro posto di lavoro e chiacchieravo con uno di loro sposato con un’altra collega da circa dieci anni. Hanno due figli, una casa in città, dei parenti che non vedono mai, degli amici che hanno scritto a “chi l’ha visto” per sapere se stavano tutti bene.

“Ci sono settimane in cui non ci incontriamo in casa per quattro o cinque giorni, e quelle poche ore in cui riusciamo ad incrociarci, o io sono libero e lei invece deve scappare a lavoro, oppure uno di noi due giace addormentato a letto. Ci sono giorni in cui la sveglia di lei suona alle 3,50 del mattino, la mia alle 6.30. Io preparo i bambini, li porto a scuola, torno a casa, cerco di dare una sistemata, li vado a prendere a scuola, preparo il pranzo mentre lei torna, e li lascio tutti insieme seduti a tavola mentre io prendo le mie cose e vado a lavorare fino alle undici di sera. Quando torno da lavoro, lei dorme già da almeno tre ore, e non ho il cuore di svegliarla nemmeno per tenerla un po’ abbracciata, se penso che il giorno dopo ricominceremo entrambi con lo stesso ritmo di vita…”

Di fronte a queste parole mi sono stupita, ma nemmeno più di tanto, ricordandomi del tipo di vita che faccio, e della fatica che ho impiegato a far comprendere ai miei vari uomini “normalisti”, che stare insieme a me significava programmare le nostre vite in base ai miei turni, con un’agenda alla mano. Niente di più fastidioso, credetemi: se oggi è lunedì, bisogna che programmo già il film che guarderò al cinema tra due settimane. Se oggi è venerdì, dando una rapida occhiata alla mia agenda dei turni, so già che il prossimo giovedì non potrò essere presente ad una cena che il mio uomo ha organizzato con un gruppo di amici. E’ una delle cose più frustranti di questo mondo: nella vita si dovrebbe avere la libertà di scegliere quando e come amministrare e gestire il proprio tempo libero in coppia, e invece noi turnisti siamo costretti a programmare persino le serate in cui faremo l’amore.
Non ci credete? Eppure è così: tra due turnisti le possibilità di incontrarsi sono talmente remote e difficili, che persino gli incontri sessuali diventano parte integrante del planning dell’agenda.

Giorni fa, riflettendo sulla mia attuale storia con un turnista (che a questo punto non so come andrà a finire, ho composto una specie di poemetto ironico in versi, che ho pubblicato anche sul mio profilo Fb. Il titolo è “l’amore ai tempi dei turnisti” e ha raccolto diversi “like”. Per questo motivo lo ripropongo sul mio post del lunedì.

"non vedersi per giorni, incontrarsi per 24 ore (o anche per 10 minuti); svegliarsi ad orari improbabili e diversi, andare a dormire tale e quale. Parlarsi attraverso Skype e leggere i turni da whatsapp, confrontandoli con la propria agenda, mentre gli amici, la famiglia, la casa, le lavatrici da fare, ti reclamano. E poi il sesso programmato, le cene programmate venti giorni prima (alle quali non puoi mancare, seno' poi ti dicono che sei stronzo/a).
E io vengo a casa tua, e tu vieni a casa mia, eh si, pero' andiamo con una macchina sola che e' piu' comodo. Eh no amo'! Annamo co' du' macchine che dopo se una se rompe, armeno nun rimanemo bloccati, e allora si, famo cosi', anzi no guarda, famo cosa'.
Si pero'...
Ma...
Sicuro che...

Ma se poi...

L'amore ai tempi dei turnisti: roba per pochissimi, solo veri stomaci di ferro, dotati di elasticita' e ubiquita'. Quelli che hanno i minuti illimitati su Vodafone e il caricabatteria sempre in borsa. Se riuscite a far funzionare il vostro rapporto, siete collaudati per sempre, potete fare qualsiasi cosa.
Forse un giorno vi proporanno una vita normale, ma voi, professionisti del masochismo sentimentale, direte no.
Perche' a voi, ve piace l'avventura. A voi, ve piace cosi'!
In bocca al lupo turnisti innamorati!!!"

Ci leggiamo lunedì prossimo! 

lunedì 10 marzo 2014

I CATTIVI ODORI ALL'INIZIO DI UNA RELAZIONE.

Ho ragione di credere che, in base all’argomento trattato nel post precedente (ovvero, i feromoni), la questione “odori” sia fondamentale nell’inizio delle relazioni. Tuttavia, non è un argomento di cui si è soliti parlare, un po’ perché si temono le abitudini dell’altro, un po’ perché si da per scontato che l’argomento non meriti menzione, se non altro, per una mera ragione di imbarazzo tra i due.
Personalmente sono convinta che in una relazione ci si debba accettare in tutto: se non impariamo a “recepire” l’altro anche per i suoi difetti, probabilmente non andremo molto lontano nella realizzazione di un amore, tuttavia la questione “odori” è più intima e delicata.

Non so, mi viene in mente… qualcuno di voi ha mai dormito accanto ad una persona per la prima volta in una sera d’estate molto afosa, mentre in casa ci sono quaranta gradi? Oppure chessò, tornando da una giornata di lavoro, avete incontrato il vostro lui/la vostra lei direttamente dopo il lavoro, e quindi non avete avuto del tempo tecnico per farvi una doccia?

Avevo una collega tempo fa, il cui nuovo fidanzato viveva distante da casa sua, ma abbastanza vicino alla sede di lavoro di lei. Quando lui le proponeva all’improvviso di fermarsi a dormire da lui, la ragazza non era preparata a sfilarsi le scarpe senza essersi fatta prima una doccia. Voglio dire, avete mai provato l’ebbrezza di sfilarvi una anti-traspirante scarpa decolletè indossata per circa dieci ore al giorno con un gambaletto di nylon? Bene, provare per credere: se deciderete di farlo di fronte al vostro nuovo lui in una giornata estiva particolarmente calda, ricordatevi di munirvi di estintore o di mascherina anti-gas per farlo restare.

Parliamoci chiaro, all’inizio di una relazione non è affatto facile: si dovrebbe essere sempre al top nell’ambito dei nostri incontri amorosi, ma spesso e volentieri, le vite che facciamo, il fatto che passiamo intere giornate fuori di casa, i luoghi di lavoro “contaminati” di strani odori (e di “strani colleghi”) potrebbero farci fallire al test del feromone selvaggio.

Per non parlare dell’imbarazzo nelle prime notti in cui si condivide il letto: se si sta in un ambiente molto caldo e si passa qualche ora in notturna avvinghiati sotto le coperte, si rischia di svegliarsi fradici di sudore dopo la terza ora di sonno. E che dire dei risvegli mattinieri dopo sette o otto ore di digiuno, in cui si avrebbe il desiderio di congiungere le nostre bocche e di perdersi in un feroce amplesso mattiniero, ma si temono i propri aliti fetidi? La questione alito al mattino, personalmente lo ritengo uno dei “fail” peggiori che si possano compiere all’inizio di una conoscenza, e pur tuttavia, non c’è maniera di preservarsene. Certo, si può sempre fare una puntatina in bagno prima ancora che l’altro sia sveglio, ma che ne è poi, della poesia del sesso da appena svegli? L’unico consiglio che mi sento di darvi nella piena consapevolezza che “cadrete” vittime dell’imbarazzo da alito, è quello di tentare di non mangiare pesante la sera prima. Anche perché, a mio avviso, nelle prime settimane di relazione, fingiamo un po’ tutti di essere immuni dall’espletamento delle puzzette.
Ma si, ma si, vi vedo tutti là col finto sorriso di fronte ai vostri nuovi compagni, che ostentate perfezione mentre dopo la cena romantica, in realtà siete completamente pieni di flautolenza. Niente di peggio che emettere una rumorosa e puzzolente puzzetta mentre si è addormentati. La reazione dell’altro può essere di due tipi: fingere di non aver sentito niente per non crearvi troppo imbarazzo, oppure prendervi in giro fino a che, per la vergogna, non avrete cambiato colore.

E infine, primo in classifica tra tutti gli imbarazzi da odore di inizio conoscenza, c’è quello del momento in cui al mattino si lascia il bagno del proprio consorte/della propria consorte. Lì, io lo so, vorreste sparire nel minuto esatto e successivo in cui mettete il piede fuori dal cesso, e sperate che lui/lei non decidano di entrarci di lì a trenta secondi. A poco servono i deodoranti per il bagno spruzzati per un quarto d’ora: a volte anzi, l’odore chimico del deodorante mixato alla vostra puzza cosmica, rischia di creare l’effetto inverso.

Per non parlare dei “rumorucci molesti” che si possono ascoltare se la porta del bagno è fatta di cartone. Di solito, nel dormire a casa di un uomo le prime volte, ho imparato a chiedergli di accendere la musica ad alto volume per conservare la mia possibile “rumorosa privacy del primo mattino”.
(
Che altro dire? Forse la sottile linea dell’amore, passa anche attraverso l’accettazione dei cattivi odori dell’altro, e sfocia in quella che chiameremo intimità. E l’intimità secondo me è cosa buona e giusta, ma anche di quella comunque, non bisogna abusarne: non è bello che ci si abbandoni all’abitudine del cattivo odore dell’altro, solo per camuffarlo sotto mentite spoglie di intimità. Ciò vuol dire che, se avete flautolenza e un bisogno impellente di emetterla, non fate diventare un’abitudine la scostumata maniera di farlo SEMPRE di fronte al vostro amato/alla vostra amata.
A lunedì prossimo! 

lunedì 3 marzo 2014

FEROMONI.

Su un noto libro di antropologia che parla di relazioni uomo-donna, leggo in questi giorni che la motivazione per la quale un uomo e una donna “si scelgono”, dipende ANCHE dai feromoni, ovvero le sostanze biologiche prodotte dalle ghiandole esocrine, che vengono emesse dagli esseri umani. I feromoni hanno la funzione di veri e propri segnali, e infatti generano comportamenti e reazioni fisiologico-comportamentali in altri esseri umani.

In parole povere, i nostri odori (impercettibili, ma tipicamente sparsi nell’aria quando ci troviamo di fronte a qualcuno)hanno il potere di attirare l’altro, oppure di allontanarlo.

Incredibile! Abbiamo passato tutti una vita intera a curare il nostro fisico per usarlo come passaporto ad ogni nostro nuovo incontro, e ora scopriamo che in realtà lo scatto di una scintilla dipendeva dall’odore che emettevamo!!!

È una maniera abbastanza animalesca di concepire una relazione, ma in fondo cosa siamo noi, se non animali dotati di una razionalità che dovrebbe portarci a condurre vite regolari e ad assumere atteggiamenti riflessivi rispetto agli animali? Tuttavia, a quanto pare “ci odoriamo” con circospezione, oppure impazziamo nell’immediato, se uno di noi ha un’essenza che corrisponde a una di quelle che adoriamo. Potremmo avere di fronte un individuo dell’altro sesso che fisicamente non ci attira esattamente come dovrebbe, ma qualcosa ci avvicina a lui in maniera apparentemente inspiegabile: l’odore!

Non sto parlando di profumi, o di tutto ciò che di chimico utilizziamo per piacerci e per piacere, bensì del naturale odore emesso da ghiandole del nostro corpo, e che rappresentano un tratto distintivo del nostro essere. Potremmo definire i feromoni come una sorta di DNA attraverso il quale lanciamo messaggi (in questo caso, attiriamo le persone). Immaginate la scena: conoscete una donna, lì per lì non vi dice granchè, non possiede dei bellissimi lineamenti, nè un fisico perfetto, e nemmeno una voce sensuale; Eppure dal primo momento in cui vi è stata accanto, ha conquistato il vostro cuore. Amore a prima vista? No, questione di feromoni!

Per quanto mi riguarda, gli odori sono un argomento molto delicato nelle relazioni uomo-donna: intanto, precludono totalmente i rapporti se li consideriamo nell’ottica dell’igiene personale. Una persona che possiede una scarsa igiene personale, ci dovrà stare lontana dal primo momento in cui le stringiamo la mano. Le buone abitudini non dovrebbero mai perdersi, e pensare di condividere il nostro tempo con qualcuno che ha scarsa attenzione di sé, ci fa fuggire a gambe levate prima ancora che quel qualcuno pronunci anche una sola parola. E’ normale, siamo fatti di carne e ossa, e una defaillance dal punto di vista dell’igiene, ci può stare. Non sono tollerate però le brutte abitudini, come pure, di contro, le maniacalità sulla pulizia (anche se io preferisco di gran lunga il soggetto maniacale a quello che non ha molta dimestichezza con l’acqua).

Infine che dire di quelle persone che non sono in grado di scegliere il profumo adatto al loro PH? Sul mercato esistono infinite possibilità di scelta: appena usciti dalla doccia possiamo scegliere di profumare di gelsomino piuttosto che di zucchero a velo. Poi possiamo spalmarci di crema al latte di rosa, o spruzzarci un’essenza naturale alla fragola che ci renderà irresistibili al naso dell’altro. Tuttavia esistono persone il cui PH non si addice perfettamente all’odore del proprio corpo. Ecco, niente di più sbagliato che scegliere un profumo solo perché va di moda, o perché costa poco, o perché è molto pubblicizzato. Ognuno di noi dovrebbe odorare di se stesso, o al massimo, di ciò che davvero sente di essere.


La prossima settimana parlerò dei cattivi odori all’inizio delle relazioni. Come andrebbero affrontati, e che tipo di situazioni imbarazzanti creano.