lunedì 9 dicembre 2013

DONNE 30ENNI CHE HANNO GETTATO LA SPUGNA.

Quelle di noi che “non ce l’hanno fatta” giacciono tra le file delle derelitte, delle bistrattate, delle mal viste, di quelle che potevano ma non hanno voluto, di quelle che non volevano ma non hanno potuto.
La parola “zitella” ci piace poco. Sembra desueta, eppure se si fa una ricerca su internet, si scopre che esiste ancora: se la cercate su Wikipedia, troverete una definizione brevissima: donna non sposata. Breve, conciso, ma del tutto esplicativo.
Eccoci, ci vedete camminare ogni giorno in questa città in cerca di un’identità che ci porti ad essere riconosciute come “persone normali”. Si, perché abbiamo 30 anni, e se siamo sole, qualcosa è andato storto. Siamo affette da una malattia incurabile? Per il resto della popolazione che la fa facile, si. Secondo noi, siamo semplicemente delle incomprese.
In alcuni casi bellissime, in altri, meno, ma comunque ugualmente affascinanti. Dotate sicuramente di una marcia in più rispetto a chi “in coppia” ci sta già. Precarie o affermate nel mondo del lavoro, sportive, truccate, vestite sempre in tiro, in cerca di quell’accessorio che non è per forza vintage, ma ci DISTINGUE.
DISTINZIONE è la parola giusta per noi. Noi single non nasciamo MAI omologate. Siamo troppo dirette, troppo sincere, troppo concentrate a ricercare la perfezione in questi uomini italiani che ormai sono da buttare via. Se camminate per strada ci distinguete al volo: sul marciapiede laggiù ci sono tutte le “accoppiate”. Dall’altra parte poi ci siamo noi: DIVERSE. FORSE UNICHE.
Noi non ci accontentiamo, non amiamo portare le corna e fare finta di niente, non abbiamo paura di restare sole (e se ce l’abbiamo, è meglio non farlo sapere a nessuno). Non vogliamo “dipendere da qualcun altro” (ma quanto ci costa tirarci su da sole). Viviamo di appuntamenti mancati e di appuntamenti a cui speriamo di non mancare. Quando ci invitano ai matrimoni, sanno già che ci stanno chiedendo la luna: non amiamo presenziare a questi appuntamenti, e nella maggior parte dei casi, al momento del lancio del bouquet, non ci azzuffiamo per acchiapparlo, ma siamo già a casa nostra, a chiacchierare al telefono con la nostra amica, a leggere il libro del nostro autore preferito, a stirarci la camicia che indosseremo domani in ufficio. A noi, quando ci invitano ad un matrimonio, è tutta una difficoltà: non sanno manco a quale tavolo farci accomodare, perché un tavolo per i singles è quasi prevalentemente formato solo da altre donne come noi, e allora, le possibilità di conoscerne uno giusto, si riducono ancora di più.
Conosciamo bene tutta la serie di “sex & the city” - perché francamente nessun telefilm ci potrebbe rappresentare di più - ma noi al massimo possiamo arrivare all’ultima puntata , quella in cui Mister Big va a riprendersi Carrie a Parigi. Da intendersi, i nostri uomini non sono mai venuti a prenderci manco sotto casa, perché NOI, nell’immaginario collettivo, non siamo quelle da sposare e da amare romanticamente, no! Noi siamo le amanti, o comunque quelle che gli uomini considerano così emancipate da farle guidare da sole di notte per raggiungerli ovunque.
Viviamo di appuntamenti mancati e di appuntamenti a cui speriamo di non mancare. Abbiamo avuto qualche GROSSO appuntamento mancato, e cioè quello con l’uomo che ci ha rubato il cuore per sempre. Per lui, forse avremmo rivisto persino le nostre idee sulla famiglia, e magari avremmo pure fatto il grande passo. Peccato non sia andata.
Non chiedetemi perché non è andata. Molte di noi ci vanno in analisi per capirlo. Altre, semplicemente lo accettano e basta. Soffrono, ma lo accettano e si abituano a presentarsi da sole alle feste di Natale in famiglia, ai capodanno con gli amici, alle gite fuori porta di Pasqua e Pasquetta. Da sole, perché così hanno imparato a camminare. E a volte ci piangono un po’, altre si guardano intorno e dicono “meno male che non ho fatto la stessa fine di quella o quell’altra”.
Ci sono 30enni singles che ce la fanno. Io ho una mia teoria: se hai superato i 35 e sei ancora sola, allora niente ti potrà strappare alla dolce-amara singletudine. A 35 sei una donna fatta: conosci bene te stessa e sai di che pasta sei fatta. Sai con quanti uomini diversi ti va di dormire in un anno, e nel tuo letto non c’è più posto per il principe azzurro. Disillusione, stanchezza, paura, sapersi bastare, chiamatelo come vi pare.
Qualcuna di noi 30enni single, a volte ha un cruccio, rappresentato non tanto dalla paura di non riuscire a trovare l’uomo perfetto, quanto da quella di non riuscire mai ad avere un figlio, che è un fatto per cui l’intera società attuale, ancora ci condanna: se sei donna e non hai un figlio, non puoi propriamente dire di esserlo al 100%.
Giorni fa ero a lavoro e stavo facendo il turno con una collega che ha tre figli. Mentre parlava ininterrottamente di loro, e della sua vita dedicata totalmente e interamente a loro, le si è spezzata un’unghia, e naturalmente non aveva con sé una limetta per riparare al danno. Ebbene, noi 30enni singles non abbiamo figli, ma nella maggior parte dei casi, riusciamo ugualmente a sentirci donne, perché quando ci si spezza un’unghia, abbiamo quasi sempre una limetta nella nostra borsetta. Mentre cercava di riparare alla rottura dell’unghia, la collega con tre figli mi ha detto una frase che un po’ mi ha tirato su il morale:
“In fin dei conti, al giorno d’oggi puoi fare un figlio anche fino a 42 anni”.

Ho tirato un sospiro di sollievo pensando che IO ho davanti a me ancora ben otto anni. Eppure, riguardo all’amore vero, la mia spugna l’ho gettata già da tempo…

1 commento:

  1. Ciao Ilenia,
    pare proprio che la singletudine sia una malattia incurabile e io sto iniziando a crederci per via di vari fattori che coincidono fin troppo alla perfezione con i fattori diciamo sintomatici di questa malattia .. in rete si trovano tanti esposti riguardanti l'argomento e purtroppo vorrei poter dire che sono tutte cazzate .. ma quando ci si ritrova a fare il confronto tra elementi di un elenco (sintomi) e quello che realmente nella vita si sta vivendo, (es. non mi divertò più ad uscire con gli amici .. la discoteca .. sport ecc. ... perchè sono single e l'unico modo per stare bene sarebbe quello di essere in coppia ), si scopre una triste e cruda realtà .. tanto triste da farci porre domande del tipo ... e ora che faccio? ha senso continuare a vivere una vita che non è la propria ? .... purtroppo questo male non distingue sesso e ceto sociale o etnia ...
    Un abbraccio
    Alessandro

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