Quelle
di noi che “non ce l’hanno fatta” giacciono tra le file delle derelitte, delle
bistrattate, delle mal viste, di quelle che potevano ma non hanno voluto, di
quelle che non volevano ma non hanno potuto.
La
parola “zitella” ci piace poco. Sembra desueta, eppure se si fa una ricerca su
internet, si scopre che esiste ancora: se la cercate su Wikipedia, troverete
una definizione brevissima: donna non sposata. Breve, conciso, ma del tutto
esplicativo.
Eccoci,
ci vedete camminare ogni giorno in questa città in cerca di un’identità che ci
porti ad essere riconosciute come “persone normali”. Si, perché abbiamo 30
anni, e se siamo sole, qualcosa è andato storto. Siamo affette da una malattia
incurabile? Per il resto della popolazione che la fa facile, si. Secondo noi,
siamo semplicemente delle incomprese.
In
alcuni casi bellissime, in altri, meno, ma comunque ugualmente affascinanti.
Dotate sicuramente di una marcia in più rispetto a chi “in coppia” ci sta già.
Precarie o affermate nel mondo del lavoro, sportive, truccate, vestite sempre
in tiro, in cerca di quell’accessorio che non è per forza vintage, ma ci
DISTINGUE.
DISTINZIONE
è la parola giusta per noi. Noi single non nasciamo MAI omologate. Siamo troppo
dirette, troppo sincere, troppo concentrate a ricercare la perfezione in questi
uomini italiani che ormai sono da buttare via. Se camminate per strada ci
distinguete al volo: sul marciapiede laggiù ci sono tutte le “accoppiate”.
Dall’altra parte poi ci siamo noi: DIVERSE. FORSE UNICHE.
Noi
non ci accontentiamo, non amiamo portare le corna e fare finta di niente, non
abbiamo paura di restare sole (e se ce l’abbiamo, è meglio non farlo sapere a
nessuno). Non vogliamo “dipendere da qualcun altro” (ma quanto ci costa tirarci
su da sole). Viviamo di appuntamenti mancati e di appuntamenti a cui speriamo
di non mancare. Quando ci invitano ai matrimoni, sanno già che ci stanno
chiedendo la luna: non amiamo presenziare a questi appuntamenti, e nella
maggior parte dei casi, al momento del lancio del bouquet, non ci azzuffiamo
per acchiapparlo, ma siamo già a casa nostra, a chiacchierare al telefono con
la nostra amica, a leggere il libro del nostro autore preferito, a stirarci la
camicia che indosseremo domani in ufficio. A noi, quando ci invitano ad un
matrimonio, è tutta una difficoltà: non sanno manco a quale tavolo farci
accomodare, perché un tavolo per i singles è quasi prevalentemente formato solo
da altre donne come noi, e allora, le possibilità di conoscerne uno giusto, si
riducono ancora di più.
Conosciamo
bene tutta la serie di “sex & the city” - perché francamente nessun
telefilm ci potrebbe rappresentare di più - ma noi al massimo possiamo arrivare
all’ultima puntata , quella in cui Mister Big va a riprendersi Carrie a Parigi.
Da intendersi, i nostri uomini non sono mai venuti a prenderci manco sotto
casa, perché NOI, nell’immaginario collettivo, non siamo quelle da sposare e da
amare romanticamente, no! Noi siamo le amanti, o comunque quelle che gli uomini
considerano così emancipate da farle guidare da sole di notte per raggiungerli
ovunque.
Viviamo
di appuntamenti mancati e di appuntamenti a cui speriamo di non mancare.
Abbiamo avuto qualche GROSSO appuntamento mancato, e cioè quello con l’uomo che
ci ha rubato il cuore per sempre. Per lui, forse avremmo rivisto persino le
nostre idee sulla famiglia, e magari avremmo pure fatto il grande passo.
Peccato non sia andata.
Non
chiedetemi perché non è andata. Molte di noi ci vanno in analisi per capirlo.
Altre, semplicemente lo accettano e basta. Soffrono, ma lo accettano e si
abituano a presentarsi da sole alle feste di Natale in famiglia, ai capodanno
con gli amici, alle gite fuori porta di Pasqua e Pasquetta. Da sole, perché
così hanno imparato a camminare. E a volte ci piangono un po’, altre si
guardano intorno e dicono “meno male che non ho fatto la stessa fine di quella
o quell’altra”.
Ci
sono 30enni singles che ce la fanno. Io ho una mia teoria: se hai superato i 35
e sei ancora sola, allora niente ti potrà strappare alla dolce-amara
singletudine. A 35 sei una donna fatta: conosci bene te stessa e sai di che
pasta sei fatta. Sai con quanti uomini diversi ti va di dormire in un anno, e
nel tuo letto non c’è più posto per il principe azzurro. Disillusione,
stanchezza, paura, sapersi bastare, chiamatelo come vi pare.
Qualcuna
di noi 30enni single, a volte ha un cruccio, rappresentato non tanto dalla
paura di non riuscire a trovare l’uomo perfetto, quanto da quella di non
riuscire mai ad avere un figlio, che è un fatto per cui l’intera società
attuale, ancora ci condanna: se sei donna e non hai un figlio, non puoi
propriamente dire di esserlo al 100%.
Giorni
fa ero a lavoro e stavo facendo il turno con una collega che ha tre figli.
Mentre parlava ininterrottamente di loro, e della sua vita dedicata totalmente
e interamente a loro, le si è spezzata un’unghia, e naturalmente non aveva con
sé una limetta per riparare al danno. Ebbene, noi 30enni singles non abbiamo
figli, ma nella maggior parte dei casi, riusciamo ugualmente a sentirci donne,
perché quando ci si spezza un’unghia, abbiamo quasi sempre una limetta nella
nostra borsetta. Mentre cercava di riparare alla rottura dell’unghia, la
collega con tre figli mi ha detto una frase che un po’ mi ha tirato su il
morale:
“In fin
dei conti, al giorno d’oggi puoi fare un figlio anche fino a 42 anni”.
Ho
tirato un sospiro di sollievo pensando che IO ho davanti a me ancora ben otto
anni. Eppure, riguardo all’amore vero, la mia spugna l’ho gettata già da tempo…
Ciao Ilenia,
RispondiEliminapare proprio che la singletudine sia una malattia incurabile e io sto iniziando a crederci per via di vari fattori che coincidono fin troppo alla perfezione con i fattori diciamo sintomatici di questa malattia .. in rete si trovano tanti esposti riguardanti l'argomento e purtroppo vorrei poter dire che sono tutte cazzate .. ma quando ci si ritrova a fare il confronto tra elementi di un elenco (sintomi) e quello che realmente nella vita si sta vivendo, (es. non mi divertò più ad uscire con gli amici .. la discoteca .. sport ecc. ... perchè sono single e l'unico modo per stare bene sarebbe quello di essere in coppia ), si scopre una triste e cruda realtà .. tanto triste da farci porre domande del tipo ... e ora che faccio? ha senso continuare a vivere una vita che non è la propria ? .... purtroppo questo male non distingue sesso e ceto sociale o etnia ...
Un abbraccio
Alessandro