lunedì 22 luglio 2013

CRIPTO-CHECCHE (OVVERO, UOMINI CHE FANNO FINTA DI ESSERE ETERO)


Ogni volta che li vedo girare per la città, o che mi trovo a parlare con uno di loro, mi riprometto che smetterò di farmi domande sulla profonda crisi interiore che li attanaglia.

 

Ogni volta che ne conosco uno nuovo, che facendo finta di corteggiarmi fa cento passi avanti, e il giorno dopo trecento indietro, dico a me stessa che smetterò di pormi domande a riguardo.

 

Ogni volta che le mie amiche mi raccontano delle problematiche stupidissime che affliggono gli uomini, vorrei scuotere la testa e dire loro che non è niente, che non è veramente come pensiamo, che in fondo il genere maschile, di questi tempi non sta affatto attraversando momenti di disagio interiore.

 

Badate bene che oggi su questo blog non parliamo della classica “sindrome di Peter Pan”, né dell’eterna voglia di poligamia (tendente alla cornificazione) che possiedono la maggior parte dei maschi etero. Tutt’altro: qui oggi parliamo di omosessualità nascosta, celata o mal vissuta, che porta molti uomini ad auto-negare la propria natura.

 

Voglio escludere da questo discorso i palestrati, i maniaci del fisico, i fissati dell’addominale scolpito, che girano nelle loro Smart, o nelle loro Fiat 500 trendy con il logo, e che ad ogni semaforo o angolo di strada, vengono omaggiati da branchi di donne che li guardano estasiate, immaginando come sarebbe una notte di sesso sfrenato con uno di questi forzuti depilati.

Perché li escludo? Bè ma perché da assidua frequentatrice e adoratrice – nel senso amichevole - di uomini gay, ormai ho il mio “GAYDAR” sempre acceso, e se uno “è della parrocchia”, lo riconosco a miglia di distanza.

Attraverso questo strumento di riconoscimento  incorporato nel mio cervello - simile ad un radar a distanza - sono diventata brava quasi quanto lo sono loro stessi nel loro entourage, a riconoscersi tra di loro.

Hanno muscoli ben definiti e scolpiti, braccia depilate, tatuaggi poco volgari su una pelle costantemente abbronzata, capelli tagliati all’ultimo grido, denti bianchi e scintillanti ogni volta che sorridono, e camicette aperte sul petto.

Non sono necessariamente effeminati, non camminano sculettando con le movenze di una donna, e non hanno un tono di voce sottile e acuto. Sono uomini in tutto e per tutto, e farebbero perdere la testa ad ognuna di noi, ma in verità, a far perdere la testa a noi, questi qua non ci pensano manco un po’.

 

Quindi salto la questione “uomo gay non esattamente individuabile” e vi illustro il genere “insospettabile” (ovvero, quello che un mio carissimo amico gay, definisce con il termine di “cripto-checca”).

DEFINIZIONE: Il gay insospettabile medio (cripto-checca) è un “uomo” in tutto e per tutto, solo che fa finta di essere etero. Ovvero:

 

-          Non si depila

-          Va in palestra ma non ne è un maniaco, piuttosto ci va per rimorchiare (altri uomini ovviamente!)

-          Possiede passioni totalmente in linea con le normali passioni degli uomini etero (ovvero calcio, automobili, playstation)

-          non parla troppo in giro di sé e delle sue storie d’amore (ma guarda caso, nessuno lo ha mai visto in giro scambiarsi effusioni con una donna)

-          è circondato da una schiera di curiosi (amici, famiglia, ecc) che non fanno che domandarsi come mai un così bravo ragazzo/onesto lavoratore, non si “sistemi” trovandosi una donna che lo renda felice e gli dia dei figli.

Semplice! Perché a quelli come lui, le donne non piacciono!

 

Benvenuti dunque nel mondo delle “cripto-checche” non dichiarate, ovvero, uomini apparentemente etero, che fanno di tutto per sembrare tali, e che spesso e volentieri si vantano in giro di essere dei grandi amatori, bravi anche a spezzare il cuore di mille donne.

Non chiedetemi perché lo fanno: ho idea che molti di loro siano cresciuti in contesti sociali, e in famiglie all’antica, che probabilmente non li capirebbero. Oppure lavorano in aziende all’interno delle quali è importante mostrarsi “maschi, di sana e robusta costituzione”.

Così, questi poveretti passano le loro vite a giocare ruoli che non gli appartengono, sforzandosi di rimorchiare ragazze che non inviteranno mai ad uscire (perché LORO, non vogliono uscire con delle ragazze, ma con dei ragazzi), oppure ritrovandosi in situazioni erotiche che all’ultimo momento eviteranno.

Ora, mi rivolgo a voi, splendide fanciulle che mi leggete e che siete state mollate sotto il portone di casa da uno di questi individui dopo averli invitati a salire: non vi crucciate! Non iniziate ad andare dallo psicologo per capire perché siete state rifiutate dopo aver promesso una notte erotica da annali. Non chiedetevi se magari nel baciarlo dopo la cena di sushi al giapponese, avevate l’alito pesante e quindi lui non ha voluto approfondire…

No, no! Niente di tutto questo!

 

Vi svelo un segreto ragazze mie: in realtà, VOI non avete niente che non va. Non siete state eccessive nel proporgli di salire a casa vostra, e probabilmente non avete nemmeno l’alito pesante!
Siete semplicemente splendide, e il fatto che siate state rifiutate, non dipende da una vostra mancanza. Perché è vero che come titolava un famoso film, “SE UN UOMO NON TI VUOLE, E’ PERCHE’ EVIDENTEMENTE NON GLI PIACI ABBASTANZA”, ma è anche vero che nel 2013 esistono ancora persone (uomini o donne, in generale) che non hanno imparato a sapersi accettare, rifiutando loro per primi di mostrarsi per quello che sono davvero.

 

Per concludere e farvi capire meglio, voglio chiudere questo post con una frase, che qualche anno fa mi disse un mio caro amico romano (precisamente della zona Appia), quando gli raccontai che il fenomeno del rifiuto delle donne da parte di molti uomini, sembrava essere sensibilmente in aumento. Gli dissi che io lo spiegavo con la crescita esponenziale dei fattori d’ansia, con la paura di non essere all’altezza, e magari anche col verificarsi di sporadici episodi di disfunzioni erettili.

Il mio amico scosse la testa a destra e a sinistra, rimase in silenzio per dieci secondi, e all’improvviso, guardandomi dritta negli occhi disse solo:

“Ah Ilè, ma ancora n’hai capito?! ‘A verità è che questi so tutti froSci…”. (!!!)

 

Io rimasi stupita di fronte a cotanta popolare saggezza pronunciata proprio dalle labbra di un uomo, ma da quel giorno mi convinsi che aveva ragione lui, e aumentai talmente tanto la potenza del mio “GAYDAR”, che imparai improvvisamente a cambiare strada tutte le volte che sentivo odore di “cripto-checca”.

Quindi fanciulle, se incontrate un ometto bellino, molto curato nel fisico e nell’aspetto, che inizialmente mostra interesse per voi, e poi vi evita come la peste senza un reale perché, girate i vostri tacchi e ancheggiate lontano da loro. Oppure fate un’altra cosa migliore: presentategli il vostro amico gay!  

La riuscita dell’operazione è assicurata! ;-)
                  
 
                                                     

lunedì 15 luglio 2013

DONNE SEPARATE.


Ho parlato prima della mia personale visione riguardo al matrimonio, illustrando la completa inutilità di questo “patto” se non a livello legale e come tutela nei confronti di eventuali figli. Poi, abbiamo trattato un possibile epilogo del matrimonio, illustrando le vite da derelitti degli uomini separati; in ultimo, non potevo esimermi dal trattare un argomento che è l’altra faccia della medaglia, quella che per molte donne rappresenta una seconda rivoluzione sessuale, o il passaggio attraverso il quale, esse raggiungono (solitamente in età matura) un’emancipazione del tutto diversa da quella ottenuta attraverso la coppia: stavolta mi divertirò ad illustrare il passaggio delle donne da sposate a separate.

 

Le riconoscete ancora o hanno cambiato completamente volto, faccia e atteggiamento?! Sono ancora le docili ragazzine con gli occhioni alle quali voi ometti avete messo l’anello al dito qualche tempo fa, o si sono trasformate nella protagonista dell’esorcista, compiendo capriole sul letto, e girando la testa?! Quanti di voi le vedono come tali?

Siate onesti: quando le avete conosciute erano poco più che delle provinciali: timide, timorose, innamorate dell’amore (e di voi).

Le facevate addormentare col bacio della buona notte e le svegliavate con un sms d’amore.
Le portavate a pranzo a casa dei vostri genitori alla domenica, e loro per farsi amare dalle vostre madri, sparecchiavano la tavola… e si offrivano persino di lavare i piatti (anche in presenza della lavastoviglie!!!)

Oggi purtroppo, in questo preciso istante, mentre mi leggete, la figura di QUELLE donne, è solo un ricordo per voi: il dolce ricordo di donzelle ormai scomparse, sostituite da isteriche donne col tacco alto, il pantalone stretto, e la scollatura un po’ più evidente, che vi parlano tramite il vostro avvocato, ma che tutto ciò che si limitano a chiedervi, è un gruzzoletto un po’ più sostanzioso per i figli che avete avuto insieme, o la loro parte di ricavato monetario una volta che venderete la casa che avevate comprato in comunione dei beni.

 

Eppure è strano: un tempo somigliavano tanto alle vostre madri! Passavano la giornata a chiedervi cosa volevate per cena, vi conquistavano prendendovi per la gola, e vi facevano trovare le camicie nell’armadio sempre belle, pulite, stirate e inamidate. Se per caso volevano uscire con un’amica (e anche quando lo facevano) si pentivano un po’ di avervi lasciato a casa da soli a guardare la partita, ed eravate voi a non vedere l’ora che di tanto in tanto vi concedessero una sana ora d’aria.

Un bel giorno, repentinamente è cambiato tutto: il tempo che passavano a messaggiare su “whatsapp” e sui social network, era superiore a quello che impiegavano a prepararvi la cena o a chiacchierare con voi. Le uscite con le amiche (non chiedetevi mai se uscivano davvero con le amiche) sono diventate sempre più numerose, così come la rivendicazione di una libertà che in realtà avete sempre concesso.

Infine, la separazione, gli avvocati, il tribunale, gli alimenti, le ore in cui si sono convinte a farvi vedere i vostri figli (ma badate bene, solo e sempre quando fa comodo pure a loro!), le frasi pesanti, i gesti rinfacciati, e il vostro assistere inermi al loro rifarsi una nuova vita senza avere manco il diritto di dire “A”.

 

Parliamoci chiaro donne separate: un po’ “ci marciate” su questa questione che la legge è del tutto a vostro favore. E non è solo il fatto che attraverso la separazione avete riscoperto “l’essenza dell’essere donna” che vi eravate fatte togliere quando eravate tutte prese appresso alla foga del fidanzamento e del matrimonio. Voi ora nella vostra condizione ci sguazzate alla grande, ammettetelo! E’ ovvio, all’inizio sarà stato pure un fallimento di vita, guardare le foto del giorno del “fatidico si”, e pensare “ma perché mi sono presa lui”… poi però vi siete riprese al volo: è bastato iscrivervi in palestra per porvi come obiettivo quello di rassodare il culetto e di renderlo un po’ più simile a quello di Jennifer Lopez, conoscere nuova gente, cambiare colore di capelli, dare una rinnovata al vostro guardaroba, e “voilà” il gioco era fatto!

Dite la verità! Coi soldi del mantenimento, mentre i vostri ex erano tornati a vivere coi suoceri (che avete definitivamente scoperto di odiare) vi siete comprate pure una macchina nuova, e adesso magari girate per la città in Smart o in Mini Cooper con l’occhiale da sole di “Dolce & Gabbana” e la musica a tutto volume, perché finalmente vi sentite di nuovo “voi”.

Ci vuole così poco ad essere donne?

E’ davvero così difficile pensare che potevate esserlo pure senza attraversare la navata centrale della chiesa con l’abito bianco?

 

Fatevi una domanda, splendide donne separate che un pochetto ci godete a ricattare i vostri ex mettendo in mezzo i vostri figli, o minacciandoli di spillargli fino all’ultimo centesimo se per caso vi faranno girare le palle che non avete…

Lo sapete perché è esistita la rivoluzione femminile? La rivoluzione femminile è esistita perché le donne avevano voglia e bisogno di dire al mondo intero CHI ERANO.

Avevano bisogno di risvegliare una coscienza che le avrebbe volute solo madri, mogli e schiave, impedendo loro persino di lavorare.

 

Al giorno d’oggi dobbiamo lottare ancora molto per affermarci in politica, equiparare i nostri stipendi a quelli degli uomini, avere la possibilità di crescere i nostri figli continuando a lavorare, ma quello che conta davvero, è essere consapevoli di CIO’ CHE SIAMO. E sapere chi siamo, vuol dire non sognarci nemmeno lontanamente di ricattare l’uomo che in passato abbiamo amato (e che abbiamo lasciato perché magari ci ha tradite). Vuol dire svegliarsi ogni mattina con la certezza che possiamo essere forti, rimboccarci le maniche, e non necessariamente imitare i modelli televisivi per far sentire che contiamo.

Iscrivetevi in palestra (o andate a correre da sole), rinnovate il vostro guardaroba e il vostro taglio di capelli, uscite con le amiche quando e come volete, e rifatevi una vita sentimentale anche migliore di quella che avevate prima…



…Però fatemi (e fatevi) una cortesia: toglietevi quel piglio da stronze che fa tanto “signorina so tutto io”, perché NOI che siamo molto diverse da VOI, ci teniamo a dire al mondo intero, che oltre alle gambe, ai ricatti, e alla stronzaggine femminile, c’è molto, molto di più.
                                               

domenica 7 luglio 2013

UOMINI SEPARATI



Ormai in questa città non ci si capisce più niente, le cose si sono completamente ribaltate: prima avevamo file interminabili di automobili ai semafori, code alla cassa del supermercato, code alla posta, file in banca, da Equitalia, e nelle varie circoscrizioni. Ora invece, da qualche tempo a questa parte, ovunque abbiamo codazzoli di ometti separati che si aggirano per le vie di Roma come dei poveri Zombie, cercando di raccattare, (chi) qualche donnetta che si prenda poco sul serio in cerca di avventure brevi, (chi) amici single persi lungo la via, e chi – ahi loro! – qualche spicciolo in più per mantenere le mogli e i figli che li hanno buttati fuori di casa.

 

Li riconosci al volo: hanno smesso di guidare le cabrio e le auto sportive perché non possono più permettersele, e hanno sostituito i loro “gioiellini di un tempo”, con delle utilitarie a diesel o a gas che consumano molto meno;

Ti parlano dell’amore e “di tutto ciò che muove” con la disillusione e il cinismo di Cristiano Malgioglio al Gay Pride;

se ti invitano ad uscire, è solo per un drink e mai per una cena (le loro ex mogli li hanno talmente rovinati con gli alimenti, che tutto ciò che possono permettersi è un dopo cena economico, e niente di più!).

sono gli unici 38/40enni che anziché essersi comprati una seconda casa al mare, o un’auto potente da usare solo nei week end, sono tornati – per forza di cose – a vivere con mamma e papà… e certamente non per leccarsi le ferite!!!

 

Per carità, a me dispiace tanto per loro, intendiamoci. La fine di un amore rappresenta un fallimento un po’ per chiunque, e nessuno di noi ne è davvero immune emotivamente. Però questi tizi, a volte girano per la città come dei derelitti, con abiti che appartengono decisamente ad un’altra epoca, perché per loro, è un po’ come se il mondo si fosse fermato al giorno successivo al loro matrimonio: si sono fatti mettere la fede al dito, hanno siglato il patto di fronte a Nostro Signore, e da quel momento, ogni locale, ogni cinema, ogni discoteca all’aperto, ogni pub, sono diventati dei tabù infrequentabili per loro, che hanno sostituito i “templi del divertimento” con centri commerciali e ipermercati. Del tipo che, se chiedi ad un separato il prezzo in offerta del Dash liquido all’Auchan, sta sicura che ti saprà rispondere con esattezza (dicendoti pure quante settimane dura l’offerta speciale), ma se per caso gli chiedi “sei mai stato in questo locale/club/cinema o circolo sportivo” ti sentirai rispondere:

“eeeeehhhh, ai miei tempi non c’erano mica i locali così…”

“Ai tuoi tempi?! Ma perché, quanti anni hai scusa?! Novantatrè????!!!”.

 

Sfortunatamente, vista la totale inutilità del matrimonio come istituzione (vedi post precedente), la figura dell’uomo separato è in vertiginoso aumento, e la sua presenza in era di crisi, diventa massiccia soprattutto sul web (poiché appunto, qualcuno di loro non ha i soldi manco per piangere, tra spese di avvocati, mantenimenti, e sfizi vari che le ex mogliettine si tolgono con i soldi loro). Abbiamo quindi orde di separati che passano le loro giornate ad osservare le vite altrui sui social network, concentrandosi in particolar modo su qualche giovane donna (di molto più giovane di loro) con la quale tentano approcci da “viveur”, cercando di cavalcare l’onda dei bei tempi in cui erano ancora capaci di sedurre. In verità, il web fa loro da scudo, perché purtroppo la malinconia (o malinconoia come cantava Marco Masini!!!!), li ha stretti nella morsa della depressione, e dopo otto/dieci anni di matrimonio, avendo messo su pure qualche chilo di troppo, per fare colpo sono costretti a mostrare le loro foto di molti anni addietro, come esca o specchietto per le allodole.   

 

Eppure in verità, i separati non sono tutti come i tipi che ho sopra descritto: ce n’è anche qualcuno che dalla separazione ha trovato giovamento, iscrivendosi in palestra, perdendo tre taglie, rimettendosi immediatamente in forma, oppure  intraprendendo nuove relazioni con ragazze che li hanno letteralmente rimessi al mondo, facendogli ricordare che valgono ancora qualcosa.

Alcuni di questi uomini hanno fatto la fortuna degli insegnanti di “salsa e merengue”, grazie ai quali, hanno scoperto che a Roma esistono milioni di scuole di ballo, con altrettanti locali in cui andare a divertirsi e conoscere ogni sera una diversa.

 

E allora, anche se detesto la salsa, il merengue, la meringa e tutti coloro che praticano questa tipologia di balli, è a questi ultimi che va il mio plauso, e cioè a tutti quegli uomini separati che sono risorti in poco tempo dalle ceneri degli omuncoli che erano prima, mettendo da parte la tristezza, la malinconia, e l’amarezza per i tempi andati. Coloro che hanno avuto la forza e la consapevolezza di dire a se stessi che non si vive di un unico e solo amore, e che le energie sentimentali, vanno concentrate e direzionate verso le persone giuste. Coloro che dopo aver preso dieci chili a causa della rilassatezza del matrimonio, hanno scelto di mettersi a dieta e di ricominciare a praticare del sano sport, che fa bene al fisico, ma soprattutto alla mente. Coloro che hanno saputo farsi affiancare e consigliare dagli avvocati giusti, che non li hanno fatti diventare “fantasmi di loro stessi” ridotti sul lastrico dalla separazione.

E infine, la mia stima smisurata è per tutti coloro che hanno RI-preso il coraggio di invitare una nuova ragazza ad uscire, senza proporle una cena costosa, ma magari una semplice pizzeria di quartiere; quelli che sono andati  a prenderla con un’utilitaria a diesel ma con la tappezzeria pulita, e un arbre magique nuovo all’essenza di “cielo”.

 

E allora alzate gli occhi e guardate il cielo miei cari separati: inutile piangersi addosso per un paio di corna, per una legge che non vi rende giustizia, e per i ricatti che subìte dalle vostre ex. Inutile dire che non amerete mai più. Inutile pensare che nonostante LEI sia una stronza colossale, la amate ancora. È giunto il vostro nuovo tempo di gloria: rinnovate il vostro guardaroba e il vostro taglio di capelli con qualcosa che sia veramente attuale; non tornate dalle vostre madri, ma dividete l’affitto con qualche altro maschietto più giovane di voi, e fatevi coinvolgere in feste, party, aperitivi, e nuovi incontri che invece, potrebbero davvero riservarvi qualcosa di entusiasmante. Spegnete il computer e smettetela di fare gli stalker sui social, perché là fuori c’è un mondo nuovo, fatto di donne in carne ed ossa, che non vogliono saperne di depressioni, tristezze varie, e scarsa volontà di risorgere.

Se la legge non è dalla vostra parte, e il mondo non vi sorride, vogliatevi bene comunque!
 

lunedì 1 luglio 2013


IL MATRIMONIO.

 

Ci risiamo: è definitivamente iniziata la bella stagione, e di nuovo sono costretta a sorbirmi le foto dei milioni di matrimoni sul social network. Pare facciano a gara per chi ha celebrato nella chiesa più suggestiva, con la cerimonia apparentemente più semplice (ma in verità mostruosamente costosa), con gli abiti più di tendenza, con i fotografi più creativi, col numero di invitati più elevato, e in generale, col conto in banca di parecchio più prosciugato.

Da che mondo è mondo, “la vetrina di vita” più chiacchierata è sempre stata il matrimonio. Sarà che con l’avvento dei social poi, certi eventi vengono amplificati ancora di più, fatto sta, che mai come quest’anno, ringrazio il cielo di essere una di quelle donne che nel matrimonio non vede un punto di arrivo, bensì il precipizio oltre il quale saltare.

 

Non posso farci niente. Io, al matrimonio non ci credo, e non è solo perché il realismo la fa da padrone nella mia vita, ma anche perché da sempre sono convinta che l’illusione del “for ever” sia appunto una gran presa in giro. Non so come siamo arrivati al punto cruciale di doverci raccontare favolette per rendere migliore la nostra vita: sarà che viviamo in un paese ultracattolico, uno di quei posti in cui le apparenze e le convenzioni sociali, devono ancora gestire le nostre vite, comunque sia, esiste ancora gente che si sposa per non lasciarsi, e dopo circa due anni, si ritrova a parlarsi tramite avvocati.

Secondo me, la maggior parte di queste persone, occupa circa un anno della propria vita a preparare la cerimonia, al fine di renderla il più possibile perfetta, raccontando a se stessa e agli altri, storielle sulla felicità e sulla realizzazione personale, quando magari nel giro di quello stesso anno, desidererebbe nell’ordine:

-          Fuggire su un’isola deserta, lontano da parenti, colleghi, capiufficio e futuri consorti.

-          Provare – chessò – il brivido del bungee jumping sostituendolo al solito sesso coi futuri consorti.

-          Uccidere i preti, i ristoratori, i fotografi, e tutti coloro che contribuiscono ad alleggerire il loro conto in banca.

-          Farsi l’amante (che magari potrebbe essere colui che fino a quel momento è stato il loro migliore amico/migliore amica, e gli ha fatto venire improvvisamente dei dubbi insormontabili)

-          Più in generale, intraprendere qualsiasi scelta, tranne quella di sposarsi.

 

Va detto – con tutta la cinica disillusione possibile – che la maggior parte di quelli che arrivano a decidere di sposarsi, lo fanno perché sono di fronte “al bivio”, ovvero la scelta di finirla col proprio partner, oppure per l’appunto, raccontare al mondo intero la storiella che sposandosi saranno addirittura più felici.

 

Un paragrafo a parte invece, lo meritano le donne che hanno letteralmente sgomitato tutta la vita per indossare l’abito bianco, farsi mettere l’anello al dito, e camminare lungo la navata centrale sottobraccio a loro padre. Purtroppo, di donne così ne esistono ancora tantissime, e sono le stesse che dopo il primo anno di matrimonio, già rompono i coglioni al loro povero uomo, con la brutta storia dell’orologio biologico. Lo step successivo al lancio del bouquet infatti, è proprio la corsa pazza per avere un figlio, concomitante con la messa in croce del proprio maritino, e precedente alla trasformazione di queste donne, da donne in forma, a vacche con i rotoli di ciccia. Senza contare che, quando dopo qualche anno, vengono alla luce le prime corna, il primo pensiero è il suicidio dal ponte più alto del Tevere, e il secondo, è come farsi le scarpe a vicenda grazie ai suggerimenti di impavidi avvocati.

 

Lo so, lo so, voi ora penserete che una critica così lucida da parte mia, sia il risultato del fatto che alla veneranda età di trentatre anni, io non mi sia ancora accalappiata un bel maschietto da incastrare, oppure, che il mio orologio biologico, vada avanti con rintocchi e tic tac impazziti… e invece no! Io, contro il matrimonio come istituzione, lo sono sempre stata, e ormai, credo che per sempre lo sarò.

Perché signori miei, credetemi, esiste una valida alternativa al mettersi in poltrona sentendosi arrivati, e allo sfornare figli che promettiamo di tutelare attraverso un contratto siglato da un prete o da un pubblico ufficiale, e quella valida alternativa, si chiama “amore per se stessi”. Se vivete bene con voi stessi infatti, se vi sentite soddisfatti della vostra vita e di ciò che avete ottenuto nel tempo, allora (e solo allora) sarete veramente in grado di donarvi all’altro. Ma donarsi all’altro, non vuol dire farlo legalmente, ma rispettarsi a vicenda anche quando si arriverà ad odiarsi, e non si sopporteranno più nemmeno i rispettivi suoni di voce. Donarsi all’altro, vuol dire amare talmente i propri figli, da non aver bisogno di dover ricorrere ad una tutela legale che stabilisca quanti alimenti dobbiamo loro ogni mese.

 

Signori miei, ci siamo raccontati tante belle favole fino ad ora, e abbiamo perso il motivo fondamentale che dovrebbe tenerci con i piedi ben saldi a terra: l’amore inizia e finisce. L’amore, non è per sempre. Per questo, vivetelo ogni giorno come se fosse l’ultimo, e non programmando un numero di invitati che mangeranno a scrocco per un giorno intero.