venerdì 14 agosto 2015

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sabato 25 luglio 2015

ESTATE FA RIMA CON LEGGEREZZA (il blog va in vacanza e torna il primo lunedì di settembre)


La parola chiave di questa estate è “LEGGEREZZA”.

“Si, fai presto a parlare tu” direte voi. E lo so, lo so: essere leggeri in questo momento storico è la più grossa difficoltà dei nostri tempi, ma il fatto è che vi osservo ogni giorno in giro per questa città. È un torrido luglio, e voi, con i vostri bambini urlanti e le vostre mogli o i vostri mariti sovrappeso, pensate bene di rinfrescarvi nei centri commerciali spendendo tutta la vostra quattordicesima. Ed eccovi in fila alle casse, con i carrelli che straripano, e i conti della serva per andare in vacanza.

Niente di più noiosamente noioso. Ve lo dico subito: se questo blog non vi piace, chiudetelo ora, o leggetelo per sempre: qui si parla di rapporti sentimentali, ma il punto di vista è quello di una (ormai) trentacinquenne stufa di vedere in giro certe facce e relazioni scontate. Per tutti questi motivi, estate fa rima con leggerezza: indossiamo vestiti più leggeri, abbiamo la pelle più abbronzata (e quindi, inevitabilmente, sembriamo anche tutti più fighi), quindi cosa c’è di meglio del non prendersi molto sul serio in una stagione come questa?

Molti amori fioriscono in autunno, maturano in inverno, E SONO LETTERALMENTE DA BUTTARE VIA IN ESTATE! E’ una legge inevitabile, non stupitevi, e sapete perché? Perché anche se fa caldo, l’aria è più “respirabile.” Che vi troviate al mare o in montagna, lontano dal lavoro potete finalmente prendere una boccata d’aria, osservare tutto ciò che nelle vostre vite non va, analizzare le vostre relazioni un po’ “annoiate”, e semplicemente, iniziare a guardarvi intorno. Perché in estate siamo tutti più leggeri, appunto! J

Ma no, ma no, non vi sto invitando alla “cornificazione estiva”, né sto dicendo che dovete chiudere per sempre le vostre storie. Questa è solo la vostra pausa, e non ditemi che non credete nelle pause di riflessione, perché talvolta funzionano, soprattutto in estate, quando rimorchiare è un’operazione del tutto più semplice.

E allora perché non accettare qualche giorno di vacanza con qualcuno che vi offre la sua compagnia in maniera disinteressata?. Cosa vi aspettate, che dietro un amore estivo e leggero, ci sia anche dell’interesse? Voglio dire, se decidete di buttarvi in un’avventura per stare senza pensieri, dovete starci per davvero! Accettate un invito per due giorni di relax, buon sesso, buon cibo, e mente libera! IO DIREI, TUFFATEVI! E se possibile, fatelo svestiti… le temperature in città in questi giorni stanno raggiungendo dei picchi pericolosi!!!

Essere leggeri significa camminare di sera mano nella mano per le strade di una piccola cittadina di mare, con la splendida consapevolezza che la cosa durerà poco. Oppure tuffarsi dove l’acqua è più blu improvvisando acrobazie acquatiche con la persona che vi ha “rapiti” per qualche tempo. O ancora, abbrustolirsi al sole sapendo che “quel colore” durerà un tempo limitato, diciamo fino all’ora dell’aperitivo in spiaggia?!

Oh suvvia, questa settimana non sto affatto inneggiando alla solitudine, né alle corna, né alla fuga da storie che durano da tanto tempo, però, col clima che ci ritroviamo, con quell’invitante mare blu, con tutti questi “pezzi di corpo scoperti ed esposti allo sguardo del prossimo”, cosa c’è di male nel prendersi del tempo da qualcosa di cui non siamo più convinti?

Esclusi tutti coloro che non hanno il coraggio, non trovano le parole, non credono di poter condurre la loro esistenza senza l’altro, TUTTI VOI APPASSIONATI SINGLES, CHE SCALPITATE PER FUGGIRE DA UNA RELAZIONE CHE VI SOFFOCA, FATELO!

F-U-G-G-I-T-E!   D-I-V-E-R-T-I-T-E-V-I!

E quindi, gabbie aperte, petto in fuori, e se tutto andrà bene, rivedetevi in autunno! Datemi retta, prendete la vita con leggerezza, per una volta. E non perché lo sto facendo io, bensì perché forse, per tutto l’inverno, non avete desiderato altro.

La nuova frontiera del volersi bene, si chiama congedarsi in estate per darsi un nuovo appuntamento in autunno.
                                                 

 
 
 
Buona estate! Il blog va in vacanza per un po’. Ci rileggiamo il primo lunedì di settembre!

domenica 19 luglio 2015

LE SPLENDIDE ETA' DELLA VITA.


Ok, lo ammetto: avere trentacinque anni è fichissimo. Trentacinque anni è la cosiddetta “età di mezzo”. Non si è né troppo piccole, né troppo grandi, la cui cosa consente di poter rivolgere la propria attenzione a uomini di tutte le età (con un limite "di decoro" stabilito fino ai cinquant’anni).

Quando avevo venticinque anni pensavo che fosse un’età fantastica, e pensavo che non mi sarei mai più sentita come allora. A venticinque anni possiedi ancora un pizzico di follia adolescenziale, ma sei viva nel tuo corpo di donna. Puoi permetterti di guardare al passato dicendo definitivamente addio al “ragazzinaggio”, e puoi iniziare a crearti una consapevolezza sentimentale che non ti intrappoli eccessivamente. La metafora è che a venticinque sei un’anguilla: sgusci, strisci, salti, ti appiattisci… sei duttile, insomma.

A trentacinque invece hai posto le basi di una maturità che non ti sta più stretta, hai imparato a conoscere più o meno tutte le tipologie di uomo esistenti sulla terra (o quasi!), e se non ti sei ancora sposata e non hai avuto figli, un solo fatto può contraddistinguerti: sei sulla cresta dell'onda!

Se hai creduto in te stessa e sei stata capace di lasciarti la sofferenza alle spalle, puoi veramente avere il mondo in pugno. Da un certo punto di vista, per molte cose inizi ad essere un po’ in ritardo, ma per altre, con le nuove aspettative di vita, hai veramente il mondo in pugno. Non più come quando avevi venticinque anni, ma in maniera più completa.

A trentacinque – dicevo – hai già totalmente ampliato i tuoi confini, e ciò ti consente di districarti in maniera elegante tra uomini di tutte le età: passi come una farfalla leggiadra, da quelli di venticinque anni, a quelli di cinquanta, e ciò ti consente di metterti alla prova.

Uscire con un ventiseienne, ad esempio, può avere la sua parte di divertimento. Attenzione però: si deve trattare pur sempre di un ventiseienne di un certo livello, laureato, con un master di tutto rispetto, ben addentrato nel mondo del lavoro, con un po’ di quella barbetta incolta che lo rende irresistibile. Alla sua età potrebbe tranquillamente concentrare le proprie forze su un’ingenua ventenne, invece è rimasto colpito dalla vostra proprietà di linguaggio e dal vostro “leggero saper stare al mondo”. Il ventiseienne del 2015 è intrigato dall’intraprendenza così come dall’ironia di certe donne, e stare sedute in un locale con lui, è un’esperienza divertente: egli non possiede la negatività d’animo che inizia ad avere un quarantenne (e nemmeno le rughe!), e non è con un piede nella fossa come un cinquantenne che fa di tutto per sembrare più giovane! Lui è se stesso, fresco, sincero, con un sorriso che gli invade la faccia, e con una voglia di vivere che stimolerebbe chiunque.

Seduto tra altre persone, il ventiseienne è discreto, gentile, e non parla mai a sproposito: non ha bisogno di mostrare al mondo che “lui esiste” comportandosi da egocentrico come farebbe uno stucchevole cinquantenne. Parla due lingue, ha girato il mondo, e nella vita si occupa di marketing. Tuttavia il suo problema non è imparare a vendersi bene: non solo è irresistibile, ma possiede energia da vendere… e naturalmente non parlo solo di energia fisica, bensì di apertura mentale.

Non ha problemi a dirvi che siete bellissime e attraenti, perché contrariamente agli uomini dai quaranta in su, non è affatto in sfida perenne con voi: non è lì per dirvi che sareste molto più carine se indossaste gli abiti che piacciono a lui, ma apprezza il vostro stile perché a trentacinque, col vostro fisico, non potreste fare altro che essere maestre di stile e dettare legge in fatto di abiti. Messo accanto a voi, il ventiseienne non gareggia, ma vince su tutti.

Inutile che io parli del vostro tempo insieme in camera da letto: a onor del vero, mi sento di ammettere che il ventiseienne ha ancora qualcosa da imparare. Ma non si tratta di nessuna difficile dottrina, niente che richieda una seconda laurea. Il ventiseienne è affascinato dal vostro corpo e da ogni vostra caratteristica diversa da quelle delle ventenni. Se avete un po’ di cellulite o pancetta, per loro siete comunque splendide. Non vi ricopriranno di complimenti, ma il loro sguardo su di voi basterà.

Il ventiseienne del 2015 bacia da Dio!!! Appartiene alla generazione consapevole del fatto che una buona notte di sesso inizia soprattutto dalla maniera in cui si è capaci di baciare. Per un quarantenne o un cinquantenne, baciare una donna durante “l’atto”, può significare stabilire un rapporto che non vogliono, e quindi molti di loro, evitano di baciare. Il ventiseienne sa bene che un bacio è passione, e va dato con tutto il trasporto del caso: per questo motivo egli vi bacia come nei film, e abbandonarsi a lui è fantastico.

Ho trentacinque anni: sono una donna fortunata perché posso ancora approcciarmi ad un pubblico vasto senza sentirmi fuori luogo: se ne avessi quaranta, vivrei la sindrome del “toy boy”. Così come sono ora, rappresento un magnete per una varietà di uomini di tutte le età.

Perché dovrei vestirmi SOLO di bianco o nero, quando posso indossare un arcobaleno?!

A lunedì!

domenica 12 luglio 2015

LA SINDROME DEL COBRA.


Parliamoci chiaro donne, la nostra pesantezza a volte è paragonabile a quella di un caterpillar. Passiamo sui corpi martoriati dei nostri uomini, come le macchine che asfaltano le strade, riducendoli degli stracci, delle “mappine” che non possiedono più un motivo nello stare al mondo.

C'è una roba che molte, moltissime donne (quasi tutte in verità) non hanno purtroppo ancora compreso, e cioè che gli uomini sono persone semplici. Il loro elettroencefalogramma equivale ad una riga piatta, continua, che produce sempre lo stesso suono. Il nostro, sembra un paesaggio di montagna, fatto di cime, picchi, vallate, risalite, e chi più ne ha, più ne metta. Pertanto, c'è una sola cosa da fare per instaurare con loro un rapporto eccellente, E CIOE', NON CAGARGLI IL CAZZO. Semplicemente, direttamente, senza mezzi termini.

 

Per il cervello omoide la nostra voce è musica da rave continua, penetrante nelle orecchie come un concerto dei Megadeth in un asilo nido. Il 90% delle frasi che noi donne pronunciamo, non viene recepita da loro, perché la nostra maniera di esporle è continua, fastidiosa, martellante. Gli uomini non parlano, agiscono. Le donne agiscono, ma solo dopo aver parlato abbondantemente.

Sta a noi comprendere l'importanza del silenzio, dei momenti in cui loro vorrebbero vedere solo il nostro sorriso esplodere sulle labbra, senza che esso sia accompagnato da labiali rumorosi. L'uomo non è come noi: il suo cervello non può recepire tutte le informazioni che noi a raffica, come un cannone, gli propiniamo.

 

Ad esempio a letto, prima di un "incontro", l'uomo non ha bisogno di parole, o meglio, non vuole sentirne. In quel momento la sua mente si offusca, la lampadina del testosterone comincia a lampeggiare, e i suoi occhi iniziano a vedere solo tette, culo, corpo nudo, posizioni del kamasutra, e tutto il resto.

 

Non conosco il motivo per il quale certe donne si impegnino a creare un senso di frustrazione nei propri uomini, torturandoli. Forse pensano che parlando e inondandoli di nozioni, loro le rispetteranno di più. Ecco, le donne credono di avere il controllo degli uomini sparando come un kalashnikov nelle loro teste, e si lamentano che se chiedono loro una sola volta di fare una lavatrice, quelli non obbediranno, e se invece glielo chiedono cento volte al minuto con una voce scocciata, petulante e antipatica, loro faranno partire la lavatrice con un bel sorriso stampato in faccia. NIENTE DI PIU' SBAGLIATO: se ci vogliono trenta secondi per far girare il culo ad una donna, ce ne vorranno circa venti di più a farlo girare ad un uomo, e mentre noi siamo individui dotati di una pazienza unica, che ci consente di diventare inesauribili di fronte ai loro errori, loro si straniscono facilissimamente, quasi sedutastante, e automaticamente, ai loro occhi, non siamo più le dolci bamboline sorridenti che hanno deciso di mettersi accanto, bensì, dei cobra da cui difendersi.

 

Ma effettivamente la sindrome del cobra è sintomatica di ognuna di noi, e tanti sono i fattori dai quali dipende, primo tra tutti, il disagio ormonale che di tanto in tanto ci troviamo a vivere, e che non frena la nostra ira invereconda nella maniera più assoluta, anzi, la aumenta.

Uccidiamo i nostri rapporti gratuitamente, induciamo i nostri uomini a pensare al tradimento anche quando a loro non balenava nemmeno per l'anticamera del cervello, e sapete perchè? Perchè siamo (anzi, siete!) pesantissime. Perchè vivete nella convinzione che un uomo non sia il dolce compagno da tenere accanto e da stimolare, bensì il bastone che vi sorreggerà dalle vostre insicurezze. Lo vedete non come colui con il quale giocare la vostra partita da alleati, ma come lo sfidante da temere.

 

E' vero, ci sono uomini difficili da gestire, che non capiscono assolutamente nulla di ciò che gli stiamo chiedendo, che non ascoltano, che mettono il loro ego a volte anche prima della famiglia e dei figli. Tuttavia dimenticate che la perfezione esista, E SOPRATTUTTO, DIMENTICATE CHE L'UOMO CHE AVETE CONOSCIUTO (E DECISO DI METTERVI ACCANTO) CAMBIERA', MIGLIORERA', COMPRENDERA', VI PARLERA', VI ASCOLTERA' E CI SARA'.

SE L'UOMO CHE AVETE SCELTO NON VI HA MAI COMPRESE, NON VI HA MAI PARLATO, NON VI HA MAI ASCOLTATE, E NON C'E' MAI STATO, CON LA VOSTRA UNIONE, LA SUA INDOLE NON POTRA' FARE ALTRO CHE PEGGIORARE. E questo non perchè Mia Martini in una vecchia canzone si sgolava per farci capire che gli uomini non cambiano, BENSI' PERCHE' NON E' GIUSTO NE' CORRETTO, MODIFICARE IL CARATTERE E L'INDOLE DI QUALCUNO.

Donne, gli uomini sono animali semplici e non diventeranno mai "complicati" come noi. Volete essere rassicurate da loro? C'è un'unica maniera: smettere di rompergli i coglioni!

domenica 5 luglio 2015

LOVE WINS.

Durante tutta questa settimana ho avuto diverse discussioni con tante persone. Sapete perché? Discutevo con tutti coloro che capitavano sulla mia strada e si dichiaravano contro il matrimonio tra omosessuali.

Esiste un motivo preciso per il quale da sempre mi schiero a favore degli omosessuali, ed è un motivo semplicissimo. Perché gli omosessuali sono persone come me, e in quanto tali (in quanto esseri umani) è assolutamente sacrosanto che possiedano tutti i diritti che costituzionalmente possiedo anch’io. Voglio dire, dove è la differenza tra me e chi ha una preferenza diversa dalla mia?

Non ho mai amato fare propaganda, non ho mai amato l’estremizzazione e l’ostentazione, ma quella gay non mi disturba. Non mi disturbano le sfilate, non mi disturba un abbigliamento un poco “fuori dalle righe”, e questo perché ho sempre adorato la piena libertà dell’agire, e quando sento chi si schiera contro certe “manifestazioni colorite”, etichettandole come ostentatrici, penso a tutta la comune ostentazione di cattiveria che ogni giorno ognuno di noi subisce. Subiamo ostentazioni di cattiveria gratuita sui posti di lavoro, nelle scuole, sui mezzi pubblici, da amici e anche da parenti, eppure il problema di certa gente è l’ostentazione “del colore e del folklore”.

Io penso che gli omosessuali (uomini e donne) nel tempo abbiano subito tanto la loro condizione di non accettazione da parte del mondo intero, così ho provato a mettermi nei loro panni,  pensando a come mi sarei sentita io, SE L’AMORE (CHE RAPPRESENTA UN ELEMENTO SIGNIFICATIVO NELLE NOSTRE VITE), mi fosse stato negato. Ecco, vorrei che tutti gli etero che mi stanno leggendo in questo momento (soprattutto quelli con cui ho avuto di che discutere in questa settimana) si mettessero nei panni di una donna o di un uomo omosessuale. Provate a pensare che la vostra “passione”, ciò che tutto muove, vi venisse negato costituzionalmente, perché voi e pochi altri foste ritenuti improvvisamente "anormali", e in quanto tali, senza diritti. Mettiamo che a questo mondo, ad essere considerati malati, anormali, fuori luogo, fossimo noi etero, e mettiamo chessò, che la donna o l’uomo che amate, non possa vivere il vostro amore con voi, semplicemente perché normalmente le cose sono sempre girate per un altro verso. Proviamo a rovesciare i ruoli per un momento, e a pensare a come sarebbero le vite di noi etero, se la negazione dell'amore e della libertà fosse applicata su di noi.
Mettiamo che il vostro primo bacio dato per la strada, non fosse accettato dal resto del mondo, perché ritenuto “non consono”. Mettiamo che vi fosse negato uno degli scambi di energia più potenti tra due persone, e cioè, camminare mano nella mano con la persona che amate. Mettiamo che vi venisse impedito di coronare il vostro sogno d’amore e la vostra promessa di vita, perché nel paese in cui vivete, fosse considerato “di cattivo gusto”. Oppure andiamo un po’ più a fondo: mettiamo che vi venissero negati dei diritti e dei doveri fondamentali che per legge dovreste avere nei confronti della persona che scegliete di avere accanto. Quando si decide di ufficializzare un’unione, è prima di tutto per amore, ma anche perché quell’unione sancisce dei diritti fondamentali che ogni essere umano possiede. Immaginate che la persona che amate (e che la legge vi ha impedito di sposare) un giorno purtroppo scompaia, e che voi non abbiate più alcun diritto nemmeno su una casa che avete comprato insieme e messo su con il vostro comune intento. Immaginate che nel momento in cui la persona che amate scompare, VOI PER QUELLA PERSONA (E PER LA LEGGE) DIVENTATE AUTOMATICAMENTE NIENTE. Secondo la legge non potrete nemmeno decidere dove lasciar riposare il suo corpo, perché voi, per quella persona non rappresentate assolutamente più nulla. Ritengo doveroso (tra l'altro) sottolineare come tutto questo, nel nostro paese, valga anche per le coppie etero, che per una loro personale ragione decidono di non sposarsi mai.
Vado avanti...

Immaginate che per secoli il mondo vi abbia chiesto di tenere nascosta la vostra “condizione” perché questa vostra “condizione”, questo vostro modo di essere e di “concepire”, venga considerato fuori dalla norma. Mettiamo che la tendenza generale delle persone nel tempo, sia quella di considerarvi anormali, stravaganti, e che in qualche raro caso, qualcuno vi dica pure che siete malati, e che la vostra malattia vi porterà alla rovina, e che invece voi sappiate di essere assolutamente in voi, di essere felici a vostro modo, anche se tutto il mondo sta sempre li’ a ricordarvi che qualcosa in voi non va. C’è persino qualcuno che suggerisce di curarvi per diventare come tutti gli altri, per farvi tornare alla maniera di amare e di "concepire" di quando eravate nati.

Così come ho fatto per tutta questa settimana dal vivo, discutendo con chi era contrario alla legge americana, attraverso queste pagine, sposerò per sempre la stessa causa, e cioè quella di sensibilizzare qualcuna delle persone con cui ho discusso. Mettetevi nei panni di chi per tanto tempo ha subito (e continua a subire) le angherie di tutti quelli che non amano le diversità (e sono ancora tanti!). Pensate a come sarebbe molto più difficile la vostra vita se veniste gratuitamente privati di qualcosa di fondamentale per voi, che vi costringesse a vivere una vita che vi schiaccia.

Ecco, questa settimana ho voluto scrivere un post diverso, perché questo blog parla d’amore, e l’amore è di tutti. E il diritto all’amore, pure. Buona settimana.
                                                       
 

sabato 27 giugno 2015

BLIND DATES...

Dopo l’avvento di internet niente è stato più come prima. Se ci siamo smarriti e non troviamo più la strada, accendiamo il navigatore e ci lasciamo condurre alla nostra meta dalla rete. Se al mattino svegliandoci abbiamo bisogno di una frase di pensiero positivo per iniziare bene la giornata, apriamo Google ed ecco pronta una mappa di pensieri per aiutarci ad affrontare positivamente le nostre paturnie quotidiane. Se vogliamo acquistare qualcosa ad un prezzo conveniente, in rete possiamo talvolta dimezzare i costi. Insomma, la rete ha completamente cambiato le nostre vite; qualcuno osa dire che le ha migliorate. Per dire il mio pensiero a riguardo, mi ci vorrebbe un altro post, quindi in questa sede mi limiterò ad andare oltre.
Era inevitabile dunque, che internet modificasse anche le nostre vite “relazional-sentimentali” e ci propinasse delle nuove modalità di approccio e conoscenza che prevedono l’introduzione del monitor in sostituzione al guardarsi negli occhi. Confessatelo pure: quanti di voi, almeno una volta hanno conosciuto una persona attraverso una chat? Le chat hanno rappresentato forse, le nuove modalità di approccio per eccellenza. Che io ricordi, nessuno ha mai avuto remore nell’utilizzarle, anzi! L’avvento della chat nelle nostre vite ha avuto un successo strepitoso, dovuto anche al fatto che conoscersi attraverso un monitor, ha conferito da sempre un velo di mistero che ne ha confermato il successo. Forse le donne all’inizio si erano poste un po’ negativamente nei confronti di questa modalità, ma alla fine, se erano singles, in un mondo in cui statisticamente esiste un uomo per ogni sette donne, tanto valeva buttarsi a capofitto come in una tonnara!!! Nella vita reale è talmente un’utopia conoscerne uno che abbia tutte le carte in regola guardandolo negli occhi, che utilizzare una enorme banca dati come internet, poteva essere una buona idea anche per noi donne.
E tuttavia il mondo di internet, oltre ad essere un enorme contenitore all’interno del quale si può trovare veramente di tutto, è anche un posto molto pericoloso, perché in rete tutti vendono tutto, e la merce di scambio purtroppo è falsata, finta, o come si userebbe dire nel gergo fotografico, “photoshoppata”.
Se i chirurghi plastici oggi come oggi non possono ancora compiere dei miracoli, la tecnologia arriva oltre, li’ dove la medicina non può osare. Il web pullula di personaggi che si sono creati doppie vite e personalità atomiche, ma soprattutto, milioni sono coloro che si sono “ritoccati”. Pensateci: Instagram ad esempio è uno “scempio di rifatti”. Su Instagram non sono belle solo le persone, ma persino i luoghi, i paesaggi, gli oggetti. Instagram consente di fotografare una semplice mela e di metterla in rete, ma solo dopo averla prima resa splendida agli occhi di chi guarda. Cosi’ come lo fa con una mela, Instagram rende splendide anche le persone.
Ho visto gente su Facebook crearsi dei profili apposta per la difficile attività del rimorchio. Ormai non si usa più postare una foto semplice, “naturale”, che parli della vera essenza di se’. Ora la gente prima di mostrare come è veramente, prova a “vincere” con un’immagine non veritiera. Nella maggior parte dei casi, dietro i profili “truccati”, si nascondono persone “fintamente vere”: gente che non pensa affatto le cose che scrive, oltre a mostrarsi eccessivamente bella.
Fa parte delle teoria narcisista che caratterizza molti di noi: io stessa ho messo come foto profilo, una in cui sono un po’ più carina. Questo però non significa che se mi incontri per strada, fai fatica a riconoscermi.
Invece in rete ci sono quei muscoli che mancano nella vita di tutti i giorni, quei denti bianchi che normalmente sono un po’ ingialliti, quelle labbra un po’ più gonfie e quelle tette che non possiamo permetterci di rifare. Il tutto condito da cieli sempre più blu e da mari da copertina. Finti. Tutti rigorosamente finti.
Quando avevo venticinque anni, per un breve periodo, tanto per divertirmi, ho avuto qualche incontro al buio dopo aver chattato con qualche sfigato. Il risultato era che queste persone erano degli sfigati veri: non solo non avevano arte ne’ parte da un punto di vista concettuale, ma erano anche veramente molto brutti. Alcuni di loro puzzavano. Altri avevano l’alito pesante.
Ho smesso di avere appuntamenti al buio (cercando un po’ di sano divertimento) per ovvi motivi: niente era davvero come sembrava. Sono durata in chat solo qualche settimana. Poi la fuga. Ho ricominciato a guardare le persone negli occhi, a fidarmi delle sensazioni e ad assaporarne gli odori e i sapori. Se c’è una cosa di cui davvero mi fido in una relazione, quella cosa sono i feromoni.
Le chat le lascio a tutti coloro che hanno difficoltà di approccio: da quel punto di vista, non me la sento di giudicare.
a lunedì prossimo!

domenica 21 giugno 2015

LA SINDROME DEL MANDOLINO.


Almeno una volta nella vita ognuno di noi ne è stato colpito. Molti di noi più e più volte. Molti di noi, regolarmente e sistematicamente. La sindrome da mandolino è una brutta bestia. Una di quelle cose che ha parecchio a che fare con la nostalgia, con i ritorni al passato, con le crisi da “come sarebbe stato se…”.

Qualche giorno fa due amiche parlavano reciprocamente delle proprie vicende sentimentali. Diciamo che una ne parlava più dell’altra. Con una certa decisione ribadiva un concetto tipo “con lui è finita, stavolta per sempre. Però – aggiungeva – io penso continuamente a lui, e il mio desiderio più profondo, nonostante tutto, è che lui torni da me”.

Funziona così nel novanta per cento dei casi: una storia finisce, uno dei due per ragioni di orgoglio (o semplicemente perché tenta di preservarsi da una eventuale sofferenza) dice all’altro di sparire, di uscire dalla sua vita, di non farsi mai più vedere né sentire. Quante volte sarà capitato? Trenta, quaranta ultimatum con relativa scena da film fatta di urla e di frasi pronunciate con convinzione. Passa il tempo: i dissapori si dissolvono, ci si pente delle cose dette, di quelle non dette, dei gesti non compiuti. Si medita il ritorno sui propri passi, ed infine, in una maniera o nell’altra, ci si rifà vivi con la persona con la quale eravamo sicuri di voler chiudere. QUESTA E’ LA SINDROME DEL MANDOLINO: DOVETE IMMAGINARLA IN UNA MANIERA UN PO’ RIDANCIANA E IRONICA, COME UNA SCENA IN CUI DOPO ESSERSENE DETTE DI TUTTI I COLORI E ESSERSI CHIESTI DI ANDARSENE VIA PER SEMPRE, SI IMPUGNA UN MANDOLINO E SI VA SOTTO LA FINESTRA DELL’ALTRO, A CANTARE UNA CANZONE PER CONVINCERLO/LA A TORNARE. La sindrome del mandolino: ovvero, intimare ad una persona di sparire dalla nostra vita, e pregare Iddio che ritorni il prima possibile perché senza di lei/lui ci manca quasi un braccio.

Non è importante se si è uomini o donne: la crisi del mandolino colpisce un po’ tutti, e le metodologie di ri-approccio sono le più svariate. Si utilizzano i social network per rifarsi vivi, oppure (se si ha veramente molto coraggio) si prende in mano il telefono, si riesuma dai cassetti nascosti quel numero di telefono che avevamo cancellato dalla nostra rubrica giusto per non cadere nella tentazione continua di richiamarlo, e si compone quel numero, sapendo già che comunque andranno le cose, dalla conversazione che ne seguirà, dipenderà la nostra rovina.

In taluni casi, la sindrome del mandolino non prevede necessariamente che siamo noi ad andare sotto casa dell’altro a suonargli la nostra canzone preferita. A volte a tornare sono “gli altri”, e noi, ben contenti che abbiano deciso di farlo, siamo pronti a riaprirgli le porte del cuore… e non solo quelle.

Dal punto di vista psicologico e morale, la sindrome del mandolino è quella “malattia” che precede alla nostra auto-distruzione. Infatti, se viviamo sperando che la persona con cui abbiamo chiuso torni nelle nostre vite, ci stiamo automaticamente scavando la fossa da soli. Noi lo sappiamo che l’altra persona è il male, il male assoluto da cui fuggire e da cui liberarsi, però, nonostante tutto, per uno strano meccanismo di sfida con noi stessi (che giustifichiamo in maniera palese con la parola amore), accettiamo e anzi, speriamo che torni.

E sperando, a volte nella sofferenza ci mettiamo a ripercorrere quelle strade in cui potremmo incontrarci, quei posti che magari un tempo frequentavamo insieme, quelle situazioni in cui non possiamo sfuggire. Perché possiamo sfuggire a ciò che diciamo agli altri, a ciò che falsamente raccontiamo a noi stessi, possiamo mentire dicendo che nella nostra vita ci meritiamo di meglio, qualcuno che non ci provochi sofferenza, qualcuno che non ci faccia piangere e che non distrugga gratuitamente le nostre vite...

…ma ciò che davvero vorremmo è solo un suo ritorno.

…anche se sbagliato, anche se senza un senso.
PERO’ (e badate bene che questa settimana finisco con un PERO’) non credete nei ritorni: la sindrome del mandolino è come la febbre. Si abbassa quando riusciamo a debellare il virus.
A lunedì