domenica 22 febbraio 2015

SONO STATA UNA DONNA CHE HA AMATO TROPPO.


Sono stata una donna che ha amato troppo, e ho sbagliato. Non lo sono stata una volta sola, ma in diverse occasioni della mia vita. A lungo e per tanto tempo mi sono interrogata su cosa fosse l’amore, inseguendolo e interrompendo delle fasi della mia vita in cui ero particolarmente concentrata su me stessa. Ho “interrotto” la mia vita per amore, e NON ho fatto bene. Non perché non fossi ricambiata, e nemmeno perché ad un certo momento le mie storie finivano, bensì perché senza nemmeno rendermene conto, ho messo me stessa in secondo piano, e ciò non sarebbe stato giusto nemmeno per l’uomo migliore del mondo.

Potrei mettere in discussione me stessa e la mia esistenza SOLO per mia madre, mio padre, mio fratello, il mio cane, ed un figlio (quando un giorno ne avrò uno), e ritengo questi, gli unici amori degni di vedere passare me stessa in secondo piano. Il sano egoismo nell’amore sentimentale (non in quello figliale, materno o fraterno) salva noi stessi dalle persone che incontriamo sulla nostra strada e che vorrebbero fagocitarci a causa delle loro personali frustrazioni. Non è giusto né corretto per noi stessi, pensare di rendere felice l’altro solo attraverso la nostra infelicità, perché l’amore non è un sentimento che toglie, ma un’emozione che dà. Non è nemmeno un sentimento che egoisticamente “possiede”, bensì qualcosa che attraverso la libertà che lasciamo all’altro, autoalimenta la nostra.

Io non sarei stata felice con te, perché tu avresti voluto possedermi cercando di modificare le mie scelte e la mia maniera di essere. Era un amore egoista il tuo, perché pretendeva che io lo alimentassi perdendo linfa vitale. Per un po’ mi sono voluta auto convincere che fosse giusto così, che fosse bello trasmetterti un senso di appagamento attraverso l’energia che succhiavi a me. Fortunatamente la mia personalità e il mio carattere hanno prevalso, e mi sono liberata da quella gabbia che, giorno per giorno, ti ho lasciato costruire attorno a me. Tu non lo hai mai accettato: per te la sottomissione di una donna è una forma d’amore. Peccato che l’amore non si misuri con la schiavitù, né con la sofferenza che si infligge all’altro.

Ti ringrazio quindi, per avermi aiutata ad aprire la porticina di quella gabbia, consapevole tu stesso che la tua presenza nella mia vita avrebbe rappresentato per me una rovina, o forse, semplicemente consapevole del fatto che, seppur rinchiusa in una gabbia, restavo SEMPRE E COMUNQUE la donna che sono, ovvero una che non abbassa la testa MAI, anche se versa fiumi di lacrime. Da questo punto di vista, hai perso, perché non sei riuscito a plasmarmi come avresti voluto. Poi hai fallito anche da un altro punto di vista, e cioè PERDENDOMI IRRIMEDIABILMENTE, PERCHE’ NON ESISTE ALCUNA POSSIBILITA’ CHE IO TORNI CON TE. Credimi, conta poco il fatto che qualche giorno dopo essere fuggito, saresti tornato da me, PERCHE’ IO NON TI AVREI VOLUTO INDIETRO. Nei primi tempi non avrei desiderato altro che riaverti di nuovo con me. Ora invece, col senno di poi, guardo a come mi avresti ridotta (rinchiusa in quella gabbia), e ringrazio il cielo di poter ancora volare in alto, senza essere più perseguitata dall’incubo di avere le ali tarpate, la voce spezzata, la personalità ridotta al niente.

Invece come vedi, a dispetto di tutta la sofferenza che ho provato, LA MIA TESTA E’ ANCORA ALTA, SCRIVO ANCORA SU QUESTO BLOG (E LO FARO’ FINCHE’ AVRO’ VOCE) E NON MI TERRORIZZA PIU’ L’IDEA DI INCONTRARTI SULLA MIA STRADA, PERCHE’ ORMAI NON PUOI PIU’ SCALFIRMI.

Si, sono decisamente una donna presuntuosa, perché come tu stesso hai scritto “non imparo mai le lezioni”. Purtroppo ti sbagli: le lezioni le imparo eccome. Una di queste è stata “stare lontana da quelli come te”, quelli ai quali, se erroneamente dai troppo amore mettendo in secondo piano te stessa, entrano nella tua vita promettendoti di renderla migliore, e invece poi la devastano.

Mi dispiace, ma la mia vita è rinfrancata ora, e non sarà mai più presa di mira da uno come te.

Ci sono stati pochi momenti intensi e belli, ma ho cancellato anche quelli, perché erano frutto delle tue menzogne.

Puoi stare tranquillo che il tuo nome non lo farò mai da nessuna parte: IO HO DIFESO E PRESERVATO LA NOSTRA STORIA QUANDO POTEVA ESSERE DATA IN PASTO AGLI SCIACALLI, E L’HO FATTO PERCHE’ NON METTO IN PIAZZA CIO’ CHE PRIVATAMENTE VIVO.

Non devi avere paura quindi, anche se so bene che le donne che ragionano e scrivono fanno tanta paura. Per questo NON ti meriti me.

Ringrazio tutti i miei lettori che ogni settimana mi seguono, e mi scuso per questo post insolito. Sono le parole di una persona che ha incanalato male le energie di un amore, eppure non mi detesto per questo. Ogni cosa, nella vita insegna.

A te che sei stato già abbondantemente punito dalla vita, auguro ogni sorta di bene. Come ti ho scritto, non provo odio né rancore, ma solo molta pena per l’amore che avresti potuto avere e invece hai buttato via.



domenica 15 febbraio 2015

ORGASMI FEMMINILI E SPECULAZIONE FARMACEUTICA.


Una settimana a casa con l’influenza: sono stata completamente assuefatta dalla televisione. Chi mi conosce bene sa che difficilmente spreco il mio tempo guardando la tv. Mi annoia, non c’è mai nulla di veramente interessante da vedere; i programmi ormai si limitano a degli scadenti reality show in cui la gente fa piazzate di fronte a quella mezza Italia che li guarda e che (purtroppo) detiene il diritto al voto (altrimenti forse in questo paese ci saremmo risparmiati una brutta fine). Fatto sta che qualche sera fa, in preda al delirio febbrile, e tra uno zapping furioso e l’altro, dovendo scegliere tra il Festival di Sanremo e il niente assoluto, mi sono imbattuta in un documentario sul sesso in cui si parlava dell’orgasmo femminile. Quale occasione migliore per scrivere qualcosa a riguardo sul mio blog? E’ vero, si tratta di un argomento vastissimo e pieno di “peculiarità”. Proprio per questo mi sembrava impossibile che in un documentario si potesse generalizzare così tanto su un argomento molto personale. Di più: nel documentario non si parlava propriamente di orgasmi femminili, bensì DI PRESUNTE DISFUNZIONI SESSUALI NELLE DONNE!!!

Fermi tutti! Ma le disfunzioni sessuali non erano una caratteristica che riguardava SOLO gli uomini?! Voglio dire: da un punto di vista “anatomico” e fisico, l’impotenza è una “disgrazia” che colpisce solo ed esclusivamente il genere maschile! Certo, possiamo dire che esistono moltissime donne che conoscono poco il loro corpo e che possiedono un’educazione talmente rigida, da essere totalmente incapaci di provare piacere nell’atto sessuale, ma da qui a dire che esiste una vera e propria “disfunzione sessuale” nelle donne simile a quella degli uomini, ci passa il mare!

Ed infatti il documentario parlava di una malattia totalmente inventata da colossi di aziende farmaceutiche, per lanciare sul mercato un prodotto che fosse in grado di provocare “orgasmi facili” alle donne!!! In pratica un colosso farmaceutico del quale non farò il nome, ha provato a testare su un certo numero di donne che si auto definivano anorgasmiche, quel prodotto universalmente conosciuto come il Viagra, INSTILLANDO NELLE STESSE, IL DUBBIO CHE LA LORO INCAPACITA’ DI RAGGIUNGERE UN ORGASMO, DIPENDESSE NON DAL LORO MODO DI VIVERE IL SESSO, MA BENSI’ DA UNA PATOLOGIA CHE NIENTE AVREBBE A CHE VEDERE CON LA SFERA EMOTIVA.

OHIBO’ DUNQUE, ESSERE ANORGASMICHE NON SAREBBE UNA ROBA CHE DIPENDE DA TANTI FATTORI QUALI, LA NOSTRA TESTA, IL NOSTRO MODO DI CONCEPIRE IL SESSO, LA NOSTRA EDUCAZIONE, LA MANIERA IN CUI GLI UOMINI CI TRATTANO O CI PRENDONO A LETTO, MA UNA VERA E PROPRIA “MALATTIA”, AL PARI DELLE DISFUNZIONI ERETTILI DEGLI UOMINI, O DELLA LORO INCAPACITA’ DI EIACULARE (O DI EIACULARE IN TEMPI DECISAMENTE TROPPO BREVI).

Lo confesso, per un momento sono rimasta scioccata: insomma, io SONO una donna etero, e non potrei mai arrivare a credere che una serie ripetuta di mancati orgasmi, dipenda esclusivamente da una, per così dire, malformazione fisica!!! L’orgasmo femminile possiede delle caratteristiche profondamente diverse rispetto a quello maschile: è un fatto delicato, oserei dire quasi “psicologico”, o per meglio dire, “mentale”. Insomma, può capitare che a livello anatomico una donna abbia delle malformazioni che le impediscono di provare il massimo del piacere, ma qui parliamo della messa in commercio di un farmaco che aiuterebbe la stimolazione fisica, e non quella mentale! Una vera e propria pasticca come il Viagra, che consentirebbe di raggiungere il piacere SEMPRE, SEMPRE, SEMPRE!

Ommioddio, improvvisamente per la ricerca farmaceutica siamo diventate degli uomini senza saperlo! Siamo state equiparate a tutti quelli che non riescono a tenerlo su per più di due minuti, oppure a quelli che raggiungono il momento “clou” quando noi siamo ancora a “caro amico ti scrivo…” .  Ok, è definitivo: sono scioccata!!! Non può essere vero!

Ed infatti, donne all’ascolto, non è vero! Avete mai sentito parlare di patologie inventate dalle aziende farmaceutiche per guadagnare soldi? Oppure avete mai chiamato una patologia con il proprio nome, per poi sentirla definire con un altro di fantasia, da tutte quelle aziende che desiderano lucrare sulle malattie? Ebbene, un tempo, se eravamo delle pazze esaurite, ci dicevano che eravamo affette da isteria. Oggi ci chiamano schizofreniche. I sintomi della malattia sono esattamente gli stessi, eppure l’isteria nel tempo è cambiata, trasformandosi in una vera e propria patologia che viene curata in molteplici maniere… anche con gli psicofarmaci. L’essere anorgasmiche invece, NON E’ UNA PATOLOGIA!!! O MEGLIO, E’ IL RISULTATO DI ALTRE PICCOLE PATOLOGIE CHE PERO’ NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI, NON HANNO UNA ORIGINE FISICA O ANATOMICA, BENSI’ MENTALE.

Ebbene, in questo post non volevo più di tanto soffermarmi a spiegare quali possono essere le ragioni che impediscono ad una donna di raggiungere l’orgasmo, MA SICCOME ESISTONO DELLE FOTTUTE AZIENDE FARMACEUTICHE CHE SI SONO INVENTATE UNA IMMAGINARIA MALATTIA DAL NIENTE, MI PREME AVVISARE TUTTI QUELLI ALL’ASCOLTO (SOPRATTUTTO GLI UOMINI), CHE SE UNA DONNA HA DIFFICOLTA’ A RAGGIUNGERE L’ORGASMO, LE RAGIONI POSSONO ESSERE SVARIATE E MOLTEPLICI:

-          Non conosce abbastanza il suo corpo, ed è all’oscuro dei “punti” che possono stimolare il suo piacere.

-          Ha ricevuto un’educazione che l’ha indotta a pensare che “non sia bello né giusto” raggiungere il piacere.

-          Ha al suo fianco un uomo incapace di “guidarla”.

-          Ha al suo fianco un uomo che non è capace di… stimolarla.

-          Ha al suo fianco un uomo che non comprende l’enorme differenza che intercorre tra lo scopare e l’essere in intimità.

-          Non è abbastanza presa sentimentalmente dal proprio uomo, e quindi ha delle difficoltà oggettive a rilassarsi con lui.

-          Non si sente sufficientemente compresa dal suo uomo, e viene spesso e volentieri scambiata per una “macchina”.

-          Non vuole mettersi in discussione in ambito sessuale perché teme ancora il giudizio di un’educazione familiare arcaica e penalizzante.

-          Non fa l’amore sfruttando le posizioni giuste.

Potrei aggiungere un elenco infinito di altre motivazioni a causa delle quali alcune donne incontrano difficoltà a raggiungere un orgasmo, ma non lo farò perché lo scopo di questo blog non è meramente educativo. Questo blog e la sua autrice, amano parlare di relazioni sentimentali, ovvero di argomenti nei quali si potrebbe lungamente generalizzare, pur considerandoli sempre e per sempre dei fattori molto personali. L’azienda farmaceutica di cui parlo, ha messo ancora una volta noi donne sotto una enorme lente di ingrandimento, cercando di farci passare per “dannatamente sbagliate”. Io spero che molte delle donne che mi leggono non cadano vittima di simili inganni, e non finiscano in analisi, solo perché hanno un background mentale insidioso, o semplicemente hanno incontrato sulla loro strada, uomini che non erano in grado di capirle.

Per dovere di cronaca, devo dire che alla fine del documentario di cui si parla, diverse associazioni hanno preso le distanze dall’azienda farmaceutica in questione (che proponeva sul mercato il corrispondente femminile del Viagra) smontando completamente le stupide tesi sul “problema orgasmo” che erano state create a regola d’arte. Alla fine di tutto, nonostante questa azienda avesse proposto settimane di vacanze da sogno gratuite a centinaia di medici, con il solo scopo di convincerli alla messa in commercio del farmaco (e quindi all’invenzione di una malattia immaginaria), i medici e le associazioni, non si sono lasciati “fregare”, salvando milioni di donne da un problema che poteva diventare un business.

In ultimo donne, vi suggerisco di abbandonarvi completamente e senza moralismi, tra le braccia di tutti quegli uomini che sanno bene che l’anorgasmia non è una malattia che si cura come si cura una disfunzione erettile fisica. Fatelo per voi stesse, per la vostra libertà, e per la vostra felicità. In analisi, se necessario, andateci, ma non per guarire dall’anorgasmia, bensì da tutte quelle patologie mentali che vi hanno rese incapaci di “sentire voi stesse e le vostre vibrazioni”.
l’antidoto per la felicità esiste ed è dentro il vostro cervello!

Buona settimana!

lunedì 9 febbraio 2015

"QUESTA FALSA DIVISIONE TRA PUTTANE E SPOSE"

Come afferma chi detesta leggere le pagine di questo blog, questa settimana, come al mio solito, generalizzerò un po’ sugli uomini e sulle donne. Eh si, perché è vero che la pagina Facebook di “QUI NON è Hollywood” ha molti “like”, e che ci sono diverse persone che mi scrivono in privato di essere d’accordo con ciò che scrivo, ma è anche vero che non sono simpatica a molte altre persone, le quali mi criticano generosamente ma – nessuno sa perché – ogni settimana si ritrovano qui a leggermi…
Ciò detto, pensavo appunto di “fare di tutta l’erba un fascio”, e illustrare due categorie di donne che mi stanno particolarmente a cuore: le puttane e le spose.
Tempo fa Luca Carboni e Lorenzo Cherubini intitolarono una canzone proprio così: puttane e spose. Si trattava di un rap remixato in cui i due cantautori italiani, spiegavano al mondo intero le diverse caratteristiche di queste due tipologie di donne. l’idea di scrivere questo post, in verità mi è venuta in una piovosa mattina di febbraio, durante la quale una ragazza che conosco (sposata e con figli) mi faceva notare quanto fosse diversa la mia vita rispetto alla sua. E fin qui tutto normale, perché è una verità universalmente riconosciuta, che una donna single conduca un tipo di vita estremamente diversa rispetto ad una donna sposata. Diciamo che una donna single ha molto più tempo per concentrarsi su se stessa e sui propri interessi, mentre la donna con famiglia, purtroppo in un paese “mentalmente sottosviluppato” come il nostro, è spesso vittima di mariti il cui sport preferito è quello di stendersi sul divano e schiacciare i tasti del telecomando col pollice della mano. Tuttavia, il leitmotiv di questo blog è sempre stato che “IN AMORE, CHI E’ CAUSA DEL SUO MALE, PIANGA SE STESSO”, e quindi le donne che scelgono di sposare questi “soggetti italici” che non aiutano in casa nemmeno un po’, possono tranquillamente prendersela con la loro voglia di accasarsi e di far scorrere velocemente le lancette del loro orologio biologico. Negli altri paesi europei (parlo soprattutto di nord-Europa), i figli si concepiscono e si accudiscono in due, e non solo! Il concetto di “donna schiava, zitta e lava”, nei paesi civili non sanno manco cosa sia. L’uomo stira, accudisce i figli, li porta a scuola e va a riprenderli, fa le pulizie, cucina, e si preoccupa persino che la donna che ha sposato, abbia abbastanza tempo per se stessa.
Purtroppo qui le cose vanno in un’altra maniera: se sei donna e decidi di sposarti, nel 90% dei casi, ancora nel 2015 vai incontro al totale annullamento di te stessa: non lavori più anche se ce ne sarebbe bisogno (perché mantenere la propria indipendenza economica da un uomo, è ancora oggi un enorme vantaggio, credetemi!), oppure sei costretta a lavorare (sia in casa che fuori).
Non vedi più le tue amiche e non ti è concessa la serata settimanale di calcetto come per l’uomo. Ogni tanto ti è consentito andare in palestra, ma è molto meglio se lo fai mentre i bambini sono a scuola… anzi, se non lo fai per niente e ti dedichi completamente al mantenimento della casa, è meglio ancora: sei donna e sposata, non vorrai mica pretendere di possedere del tempo libero!
Seriamente gente, io conosco donne sposate e con figli che non si ricordano l’ultima volta in cui hanno fatto la doccia e si sono lavate i capelli, perché nessuno dà loro una mano, e crescono da sole i propri figli che però sono stati concepiti “in due”. Donne che hanno abbandonato il concetto di prendersi cura di se stesse, di uscire truccate, pettinate, o almeno un po’ in ordine. Donne che si sono deformate completamente dopo il parto, e che quando vedono le loro vecchie foto, rimpiangono quei tempi lontani in cui erano sportive e la loro linea contava ancora qualcosa.
Ed ecco qui la vita di noi donne singles: per fortuna ancora in forma (quasi tutte, ma sono del parere che al giorno d’oggi, con tutti i miracoli della cosmetica e della medicina, se una donna è brutta e deforme, allora lo è per davvero!); con pochi buonissimi amici (molti dei quali gay, con i quali ci si scambiano verità assolute e sensibilità emotive); con molti conoscenti (tra i quali, nessuno già sposato, perché le coppie sposate non escono con i singles! I singles sono soggetti da evitare, brutti e cattivi!!!); con una scatola di preservativi nel comodino e un paio sempre in borsa (non si sa mai come può svoltare una serata del resto!); con le nostre sere di solitudine passate a chattare con qualche bell’ometto, o semplicemente a letto ad ascoltare musica o leggere un libro. Con i tacchi alti e messe in tiro in una fredda serata in giro per la città con altre amiche singles, e infine, con un “cornetto scaccia-sfighe” addosso, per combattere contro tutte quelle che si sono pentite di essersi ammogliate e vorrebbero riassaporare un pezzetto della loro libertà.
Loro sono “le spose”, noi “le puttane”. Loro sono quelle che qualche anno fa i parenti applaudivano in chiesa e che si sentivano arrivate perché il “più grosso traguardo della loro vita lo avevano raggiunto”; noi siamo quelle che i traguardi nella nostra vita sono siglati da contratti che ci permettono carriere milionarie, e non da matrimoni firmati sulla carta. Noi siamo quelle che girano per le corsie dei supermercati un po’ struccate mentre scegliamo le mini porzioni per quell’unica sera che abbiamo deciso di cenare in casa da sole; loro sono quelle che spingono i carrelli mentre i bambini urlano perché vogliono l’ovetto kinder e (danno e beffa) hanno mariti che anziché pensare alla spesa, ci guardano il culo mentre gli passiamo davanti.
Ma veramente donne, le nostre nonne, zie e madri, si sono impegnate in una rivoluzione femminile molti anni fa, per sentirsi dire ancora nel 2015 che siamo divise in puttane e spose? Davvero dobbiamo essere catalogate ancora oggi come “quelle che hanno scelto la famiglia e i figli”, e quelle che decidono di restare sole perché non vogliono scendere a patti con nessuno? Davvero è bello sentir dire ancora qualcuno che una donna senza figli è una donna non completamente realizzata? Ma perché dobbiamo ancora renderci vittime e allo stesso tempo carnefici di un pensiero che ci vorrebbe “antiche” e “pre-rivoluzionarie?”. Possibile che non riusciamo a non fare a meno di un uomo che quando si lava, lascia i peli pubici nel nostro bagno e non ha nemmeno la compiacenza di sciacquarli via con la mano?
Perché non impariamo a sceglierli, o almeno ad educarli diversamente da come hanno fatto le loro madri (vittime a loro volta) e non proviamo a spiegare loro che – come dice la canzone di Luca Carboni e di Lorenzo - la nostra è soltanto una falsa divisione tra puttane e spose? Dipende solo da noi mie care. Non lasciamoci ingannare da questa società, perché la nostra battaglia non è finita in una piazza in cui venivano bruciati i reggiseni: noi combattiamo ancora ogni giorno.
Buona settimana!

domenica 1 febbraio 2015

E' TROPPO TARDI.

A chi di noi non è mai capitato di innamorarsi perdutamente di qualcuno fino allo struggimento, fino alla depressione perchè non si è contraccambiati, fino a passare ogni notte insonne senza di lui/lei, fino a sentirci dire da tutti i nostri amici che non possiamo andare avanti così.

A tutti. E’ capitato proprio a tutti per almeno una volta nella vita. Ognuno di noi quell’angoscia se la ricorda perfettamente. Sono cose che non si possono comprendere finchè uno non le vive in prima persona. Alcuni di quelli che mi stanno leggendo hanno compiuto ogni tipo di follia e gesto sconsiderato per la persona che non li contraccambiava: telefonate di notte, gesti da stalker, appostamenti fasulli, ricerche disperate sui social, incontri finto-casuali…

Poi tutto quell’ amore e quella passione finisce, ci si rassegna, si passa ad altro, si vivono nuove storie e si guarda a quella trascorsa con una sorta di “senno del poi”. Finisce lo struggimento, l’attrazione nei confronti di quella persona. Ci ritroviamo a pensarla a distanza di tempo e a dire a noi stessi “ma come ho fatto io ad avere una storia (o un’avventura di letto) con quello/quella?”. Il concetto di amore assume forme diverse, più plausibili, meno campate in aria; viviamo il sentimento con qualcuno che viene dopo e ci rendiamo conto che non torneremo mai più indietro, coi concetti “nebulosi e inconcludenti” di molto tempo prima.

Ci affidiamo a qualcun altro, ci innamoriamo, siamo felici con un’altra persona.

E POI, LUI/LEI RITORNA.

Non ditemi di no, perché lo so bene. Nell’80% delle situazioni, la persona per la quale abbiamo tanto penato in amore, torna sempre. SEMPRE. MA SEMPRE SEMPRE. Non c’è una spiegazione razionale a questo fatto. A volte da parte dell’ex oggetto del nostro desiderio, c’è la presunzione: egli è convinto che non possiamo vivere senza di lui, abituato com’è a vederci morire d’amore. Non importa quanto tempo sia passato, non importa se ora siamo felici con altri; egli vuole essere sicuro di fare ancora presa su di noi. E parliamoci chiaro: di fronte a questi ritorni non rimaniamo mai completamente indifferenti. In fin dei conti ci ricordiamo ancora di quella passione e di quello struggimento che hanno caratterizzato gli anni precedenti. Quel “brivido” provocato dall’amore non contraccambiato, fa male si, ma poca gente riesce a farne senza. Non si arriva a mettere in discussione la propria attuale relazione, certo. Però ecco, come dire, ci si fa un pensierino...si da modo ai dubbi di insinuarsi. Del resto eravamo così innamorati di quella persona…

Tuttavia arriviamo al momento dell’incontro fatidico, che può essere casuale oppure voluto, e SUBITO di fronte a quel primo approccio visivo, abbiamo la netta sensazione che in fondo sia stato molto meglio perdere quella persona che trovarla. Perché? Bè intanto perché gli anni purtroppo passano per tutti e fisicamente si cambia, talvolta si peggiora. Certi soggetti si ripresentano al nostro cospetto totalmente sicuri di poter fare di nuovo colpo su di noi, ma magari dimenticano di aver messo su dieci chili di più, oppure non si accorgono dei capelli bianchi che crescono sulle loro teste senza manco essere folti. Si dimenticano che i modi di fare e di guardarci si sono modificati, e non è solo che non fanno più presa su di noi, bensì il fatto che in passato noi li avevamo idealizzati, e allora due occhi che ci sembravano grandi, focosi e pieni di passione, vengono finalmente percepiti per ciò che sono realmente, ovvero due piccole insignificanti gemme che tentano di fissarci con aria spavalda, per capire se possono vincere ancora con noi.

Al posto degli addominali e del fisico snello, ora c’è la “famosa panzetta” e pure le maniglie sui fianchi. Il viso è più paffuto, e indubbiamente più “rugoso” rispetto a qualche tempo prima. Quella persona l’avevamo talmente idealizzata che persino il suo modo di camminare ci sembrava più figo e risoluto, mentre ora, a guardare meglio, il soggetto risulta quasi claudicante, con due gambe corte che non fanno proprio gola a nessuno, e il fisico da tappo di bottiglia.
Siamo increduli, e quasi vorremmo raccontare a noi stessi la bella storiella di un amore che non finirà mai, di un sentimento (univoco, il nostro) che non è mai svanito, ma che oggi è solo un po’ più sbiadito e razionale. Vorremmo guardare dentro noi stessi in maniera malinconica, e trovare quella persona sempre là, dove era qualche tempo prima, in fondo al nostro cuore.

E invece no, perché prima di tutto i sentimenti non vanno a comando, e poi, possono essere concepiti “a scadenza” solo se lo decidiamo noi, ovvero, solo fino al momento in cui la nostra razionalità non viene a parlarci di quanto tempo abbiamo perduto.

Si dice che la vita è una ruota che gira: oggi a te, domani a me. La sofferenza che ci infligge qualcuno del passato, un giorno lo renderà non più burattinaio, ma burattino, e prima o dopo, quel qualcuno soffrirà a sua volta, forse non proprio per noi, magari per qualcun altro che se ne frega del suo amore, o forse, dopo molto tempo, quando saremo usciti dal “mood del brutto anatroccolo”, la persona dietro alla quale morirà, saremo proprio noi. Voi che mi leggete oggi non ci credete, perché il vostro momento di sofferenza è talmente forte, che non potete credere che un giorno riguarderà proprio la persona che quella sofferenza ve la sta imponendo. E invece è così, perché ricordatevelo, nessuno è immune al dolore provocato per amore.
È proprio nei momenti di ritorno dunque, che vorremmo sentirci tutti come i meravigliosi protagonisti di un film, perché se anche la nostra città non è in California, se anche viviamo nella periferia più grigia del mondo, se anche qui non fosse Hollywood, ma Cinecittà, sarà sempre troppo figo avere la possibilità di rispondere “Mi dispiace, è troppo tardi!”.

A lunedì prossimo!