domenica 25 gennaio 2015

CONTINUERAI A FARTI SCEGLIERE O FINALMENTE SCEGLIERAI?

Nessuno sa quale sia il segreto della lunga durata di un amore. Certamente per considerarlo durevole e solido, un rapporto deve basarsi su principi fondamentali quali il rispetto reciproco, l’affetto, la comprensione, la fedeltà, e una dozzina di altri valori. In pochi però, alla domanda “quale è secondo te il segreto per una relazione duratura?”, pensano alla condivisione e alla “vicinanza” dell’avere delle cose in comune. Sembra incredibile, ma al giorno d’oggi c’è talmente tanta difficoltà ad instaurare un rapporto sentimentale con qualcuno, che quando si incontra una persona che inizia a piacerci, dimentichiamo quanto sia importante condividere con essa NON SEMPLICEMENTE le stesse passioni, ma anche il modo di vedere la vita e di rapportarsi ad essa. Nei nostri anni, c’è così tanta “fame di sentimenti veri”, che dal voler scegliere, si finisce per essere scelti. Una nota canzone di De Andrè recitava verso il finale queste parole:
“Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai”.

De Andrè aveva azzeccato in pieno la pochezza di certi rapporti amorosi, definiti come tali, solo per il bisogno che l’istinto umano ha di loro. Avete mai riflettuto su un fatto un po’ antipatico da ammettere, ossia, state insieme ai vostri partner perché LA SOCIETA’, LA VOSTRA FAMIGLIA, I VOSTRI AMICI, IL VOSTRO ENTOURAGE, NON VI VOGLIONO PENSARE SOLI, o piuttosto PERCHE’ NON SIETE CAPACI DI STARE SOLI? E quindi vi siete fatti scegliere, oppure avete scelto voi? Lo so, è una domanda un po’ antipatica, alla quale chi ha impegni sentimentali da poco o da tanto tempo non vorrebbe mai rispondere, oppure talvolta, è una domanda che si preferisce non porre a se stessi, perché le risposte spaventano assai.
Sarò impopolare, ma sempre più spesso ci si adatta all’altro, e non è per questione di presunzione o di non voler puntare in alto. Anzi, tutt’altro! Le persone che in amore si adattano o si plasmano all’altro per incapacità di stare sole, sono piene di scarsa fiducia in se stesse, e inebriate di quel “profumino d’amore” che  fa pensare loro di non poter più vivere senza di esso.

Più schematicamente, si tende a non pensare più a ciò che davvero vorremmo nei nostri partner, ma ad adattarci a come essi sono, e anzi, qualche volta a plasmarci ai loro atteggiamenti e alle loro abitudini. Certo, la realizzazione di un amore passa anche attraverso l’accettazione dell’altro: non esistono individui perfetti, tuttavia non è nemmeno detto che ciò che non accettiamo nell’altro, debba necessariamente diventare nostro.

Avere delle cose in comune con l’altro ad esempio, sapere che egli parla la nostra stessa lingua, o almeno la comprende, aver accumulato esperienze simili e che conferiscano un minimo di scambievolezza al rapporto, a mio avviso è fondamentale. Negli ultimi tempi mi è capitato di trovarmi in rapporti in cui mi sembrava di parlare una lingua diversa, dove non venivo compresa dall’altro per via di esperienze di vita differenti e quindi anche di diversi modi di ragionare. Il rapporto andava avanti, ma non perché ci si autoalimentasse a vicenda fino a saziarsi d’amore, bensì perché io non avevo il coraggio di interromperlo, perché l’idea di restare sola mi spaventava un po’ di più. Invece una volta che un rapporto termina per nostro volere o per volere dell’altro, in seguito al primo periodo di sofferenza, subentra la consapevolezza che sia andata meglio così, perché a lungo andare, le nostre vite diverse, i nostri pensieri che non collimano, i nostri argomenti che non decollano mai fino a raggiungere scambievolmente le stesse vette di una uguale dialettica, porterebbero comunque ad una fine. Dovremmo imparare a domandare a noi stessi, se il tempo che passiamo con una persona, sia effettivamente amore, oppure bisogno di colmare la nostra fame d’amore.

Si, noi nel tempo proviamo affetto nell’altro, abbiamo un’intesa sessuale che raggiunge il top, ci piace dormirgli accanto e svegliarci con lui/lei al nostro fianco, ci piace camminare mano nella mano, e sapere che la maggior parte del nostro tempo è dedicato a lui/lei, ma ciò, piuttosto che amare, significa non essere capaci di stare soli, e quindi adattarsi a qualcuno che sappiamo perfettamente non fare al caso nostro.

Sono convinta che numerosi rapporti sentimentali confondano l’amore con l’adattamento all’altro, risultato del non essere in grado di stare soli. Certi rapporti a mio avviso sono deleteri, perché sorretti da una convinzione amorosa che sul lungo periodo risulta fallimentare.
Dopo questo post continuerete a farvi scegliere, o finalmente sceglierete?

A lunedì prossimo!

domenica 18 gennaio 2015

AMORE FA RIMA CON LIBERTA'.

Per tutto il week end ho riflettuto su quale argomento trattare questa settimana. Sono sincera, avevo paura di passare per provocatrice, però allo stesso tempo sentivo anche il bisogno di dire un po’ la mia. Certo che le vite di chi legge questo blog non cambiano (ed è una fortuna che sia così), e certo che un post nel cui titolo compare la parola “libertà”, è assolutamente rispettoso – appunto - della libertà e delle scelte altrui. Se c’è una cosa che questa settimana appena trascorsa ci hanno insegnato i fatti di “Charlie”, è proprio che il mondo è meraviglioso perché composto di una varietà di pensieri che sarebbe sempre bello poter esprimere.

Quindi l’avvertenza per chi mi legge è “QUESTO POST NON E’ UNA PROVOCAZIONE, NON E’ UN ATTACCO, E NON RAPPRESENTA UNA MANIERA DI INTACCARE IL VOSTRO MODO DI VIVERE LE RELAZIONI. LE VOSTRE SCELTE SONO VOSTRE, E NESSUNO HA IL DIRITTO DI DIRVI QUALE SIA LA STRADA GIUSTA DA PERCORRERE. IO MEN CHE MENO…”. Ciò premesso, vado avanti.

Nella mia vita ho sempre inseguito un valore per me importante: la libertà. Mi sono sempre sentita libera di esprimere le mie idee e il mio dissenso in maniera abbastanza rispettosa. Talvolta non ho rispettato qualcuno, e di questo mi scuso, ma è pur vero che la libertà di un individuo, finisce  dove inizia quella di un altro. In particolare ho creduto sempre che fosse fondamentale in ogni relazione sentimentale, sentirsi liberi nel rispetto altrui. In che modo? Andando avanti con la propria vita di tutti i giorni anche quando si sta insieme a qualcuno, e lasciando a quel qualcuno, la facoltà di decidere per sé a sua volta. Non è che non sia brava a scendere a compromessi: anzi, mi ritengo una persona talmente sincera e rispettosa, che spesso e volentieri mi sono messa in discussione con i miei partner per (come dire) andargli incontro. Forse il compromesso non è il mio “piatto forte”, però amando ho imparato anche a “cucinarlo”. Il rapporto era equilibrato solo finchè anche dall’altra parte, esisteva la volontà di trovare un punto d’incontro. Certo, la metà di una strada non è sempre semplice da percorrere: in un rapporto ci sono talvolta frustrazioni, e cose non dette. Eppure vi assicuro che se alla base di tutto c’è una massiccia dose di rispetto e di amore, andare incontro all’altro diventa persino piacevole, perché ci apre la mente a dei mondi sconosciuti che non abbiamo mai avuto il coraggio di scoprire.

Le persone single spesso fanno molte cose da sole: un single è per definizione uno che per non crucciarsi della propria solitudine, si tiene costantemente impegnato. I singles praticano sport, viaggiano, passano del tempo con gli amici, si dilettano con i loro hobbies, escono, E IN ULTIMO, SPESSO PASSANO ANCHE TANTO TEMPO DA SOLI, E PASSARE DEL TEMPO DA SOLI, ULTIMAMENTE APPARE DIFFICILISSIMO PER TANTI. La solitudine è una brutta bestia, però, è anche importante per imparare a stare al mondo. Per questo motivo, anche se ogni tanto mi attanaglia e da essere umano la soffro, nel tempo l’ho fatta mia ed è diventata una mia alleata inseparabile, al punto che, non riesco a concepire di avere una relazione con un uomo, se ogni tanto non resto anche completamente sola, oppure se non passo del tempo con delle persone che siano diverse da lui.

Mi rendo conto di possedere un concetto di libertà molto difficile da comprendere per molti: intanto, non mi disturba stare sola. Da sola ho sempre una moltitudine di cose "mie" da fare.
Non mi ritengo immune dalla paura di (re)stare sola; a volte – come dicevo sopra - mi lagno ANCHE della solitudine, perché umanamente ci sono momenti in cui la soffro (in particolare al termine di una relazione). Però guardo anche le famiglie di amici e conoscenti e penso che sia un concetto troppo lontano da me.
Questo perche' detesto "invischiarmi", ovvero detesto rinunciare alle mie scelte, al mio tempo organizzato come dico io, al mio letto tutto per me. Se il mio letto è occupato per più di 48 ore da un altro individuo (che sia esso un partner o un amico) io mi sento male e ho bisogno di scappare.

Se ho programmato un viaggio tutto mio e "l'altra persona" non viene con me per "X" motivi, salgo su un aereo e parto, e inizio a "respirare". Questa estate ho pianto, perché la persona con cui stavo non poteva partire con me. Però il giorno dopo ho iniziato ad “accarezzare” me stessa con tutto ciò che di nuovo il mio viaggio ha saputo regalarmi: emozioni, amici e consapevolezza.
Non mi stupisce che le mie relazioni siano intervallate da momenti di singletudine più o meno lunghi, perché io non so scendere a compromessi riguardo al mio tempo da sola, e non per una questione di egoismo.

Moltissime persone non comprendono tutto ciò. I miei uomini spesso non mi hanno compresa e hanno pensato che "la mia maniera" fosse incapacità di amare. Invece io amo, e vi assicuro che sempre mi sono donata all'altro in modo totale, e spaccandomi letteralmente il cuore d'amore. Molto spesso l'amore ha distrutto la mia vita perché io me la sono lasciata distruggere, e non ho ancora capito se ho fatto bene o male.
Tuttavia la mia libertà è fondamentale: sono fondamentali le mie aspirazioni, il mio tempo con me e per me, e soprattutto il tempo con i miei amici e con la mia famiglia, ma non sono disposta a barattarlo. Non lo faccio per il mio lavoro, e non lo farei per un uomo.

Per me libertà è sinonimo di amore. Se mi ami, ti fidi e mi lasci libera. Se non mi ami, provi erroneamente a tarparmi le ali, e può darsi che per un po' di tempo ti dica anche bene, però poi mi sveglio dal coma, e lì, è la fine.
Sono stata tradita per aver rispettato la libertà di un uomo, perché le persone non comprendono il mio modo di pensare e ne approfittano.
Ecco, vorrei invitare tutti a ripensare ad un concetto relazionale diverso, che però vi darà molto in cambio secondo me, ovvero VOI, e poi VOI insieme all'altro.


So che starò sola per molto tempo dopo la fine della mia ultima storia: è il prezzo che ho deciso di pagare per essere amata davvero da chi sceglierà di farlo e di accettarmi per come sono.

domenica 11 gennaio 2015

LA CASTITA'.

Non chiedetemi come sia potuto accadere, ma da queste parti qualcuno ha optato persino per la castità. Non bastavano le diete, le ore passate a fare jogging pur di smaltire i chili di troppo, le preghiere che ci hanno insegnato a recitare in chiesa dopo che avevamo fatto peccato… Mo’ abbiamo deciso pure di diventare casti?

Un tempo si era molto fighi se si collezionavano molte donne, se ogni sera si aveva la fortuna di uscire con una diversa, se le prestazioni sessuali erano durature e continuative nel tempo, indipendentemente dall’età.

Oggi, il vero figo è colui che se lo tiene chiuso nei pantaloni, o colei che non la smolla manco a pagarla.

No no, non sto parlando dei testimoni di Geova, che vanno in giro per la città e suonano ai nostri citofoni il sabato pomeriggio alle 15.30 in piena estate; e nemmeno dei neo catecumenali, che in teoria dovrebbero scegliere di fare all’amore “nei giorni giusti” (quelli del non concepimento… tipo “ferie programmate” a lavoro, tanto per capirci!!!). Niente di tutto questo! la religione non c’entra, gli usi e costumi nemmeno, le credenze mistiche neanche!

Qui parliamo proprio di gente che volutamente decide di non fare sesso.

 

E’ vero, c’è stata una crescita esponenziale di malattie sessualmente trasmettibili. L’avvento dell’aids (non solo tra le coppie gay) e di tutta una serie di virus, hanno decisamente aumentato le nostre ansie. Ormai, non si dovrebbe mai più fare sesso senza essersi prima protetti a dovere (anche se sempre più spesso sono in molti a tirarsi indietro non appena arriva il momento di “infilare il pesciolino gommato”), fatto sta che un elevato numero di persone, ha sempre più paura di contagiarsi attraverso l’altro, e questo è motivo di rinuncia per alcuni. Il preservativo forse ha salvato le vite di molti di noi: l’avreste mai detto? Un palloncino gonfiabile in lattice, resistente più o meno a qualsiasi tipo d’urto o impatto (ma attenzione alle unghie taglienti), ci ha consentito di vivere in santa pace la nostra vita sessuale, difendendo anche noi donne dalle gravidanze indesiderate. Eppure, tuttora tanta gente decide di non avere rapporti anziché essere costretta ad usarlo. In un mondo che gira troppo in fretta, si ha paura di “perdere il momento” anche quando si fa l’amore. Si temono le figuracce, gli improvvisi “abbandoni dell’erezione del membro maschile” proprio sul più bello, la perdita di tempo nel doverlo scartare, posizionare, infilare, e usare. Paradossalmente si ha più paura di queste cose che della reale possibilità di prendersi brutte malattie.

 

Ma qui oggi non volevo tanto parlare di questo, quanto del repentino e brusco allontanamento fisico che c’è stato sul pianeta uomo-donna.

In maniera quasi inspiegabile infatti, oggigiorno gli uomini e le donne vivono in sfida continua: non c’è più collaborazione, non ci sono più i ruoli, non si capisce più chi è che deve fare il primo passo, e chi invece è meglio che resti a guardare e attendere. Gli uomini e le donne sono diventati nemici che minano al normale proseguimento delle relazioni, e in qualche maniera, anche alla procreazione della specie. Gli uomini e le donne, oggi sono pianeti lontani, che non hanno alcuna voglia di venirsi incontro, di darsi un appuntamento a metà strada, di capire i reali ed effettivi bisogni gli uni degli altri.

Hanno paura di scambiarsi troppe effusioni, perché non sono certi di essere ancora capaci di amare; hanno paura a parlare di futuro, perché la precarietà li ha costretti a ragionare sul momento. Temono di scambiarsi fiducia reciproca, perché vivono in un mondo che ci ha insegnato a fregarci a vicenda per farci sopravvivere.

E’ normale quindi, che ci sia una reale e oggettiva difficoltà anche a consumare rapporti fisici che abbiano (o non abbiano) una durata. Siamo sempre più sfiduciati riguardo all’ altro, timorosi di aspettarci molto e di chiederlo anche. Non vediamo più il sesso come un donarsi reciproco, e nemmeno come (ahinoi!) un normale sfogo che ci consenta di essere meno umorali e in generale più sereni. Anzi, se si tratta di donarsi, non vogliamo saperne nella maniera più assoluta, e se invece volessimo solo sfogarci fisicamente, preferiremmo di più prendere a calci e pugni un sacco da boxe, farci un’ora di corsa sul tapis roulant, oppure cinquanta vasche in piscina.

Il calcolo delle calorie non lo facciamo più a letto, ma col contapassi che vendono al Decathlon.

 

Non è un post che fa ridere questo. O meglio, forse un po’ lo è, ma in fondo, nasconde anche molta amarezza. L’amarezza di sapere che non siamo proprio sicuri di tornare a quei bei tempi andati, in cui una sera si invitava un tipo a salire a casa nostra, e con lui si decideva di esplorare confini sconosciuti. L’amarezza nel fatto che l’uomo nel tempo ha perso virilità e sicurezza di se’ e che piuttosto che concludere una serata col sano e vecchio “sfogo fisico”, preferisce fuggire con la coda tra le gambe, lasciando la donna con un punto interrogativo sulla testa a domandarsi cosa non va in lei.

 

Individualmente, non c’è proprio niente che non va in ognuno di noi. Se invece ci guardiamo dal punto di vista “della collettività”, possiamo dire di aver bisogno di tornare ad avere una fiducia reciproca, che ci porterà di nuovo ad appartenerci scambievolmente attraverso le gioie del sesso.

domenica 4 gennaio 2015

IL BELLO DELLA SOLIDARIETA' TRA UOMINI.

Rispetto a quanto scritto qualche settimana fa, quando parlai dell’importanza della solidarietà femminile, la vita sociale degli uomini con gli altri uomini è molto molto più semplice rispetto a quella di noi donne con le altre donne, e questo forse perché gli uomini sono molto meno competitivi. Non è una verità universalmente riconosciuta, però diciamo che se ci sono “questioni” sulle quali competere, gli uomini si limitano ai tornei di Play Station o al campionato di calcio. Su certi argomenti, noi donne che ci critichiamo l’una con l’altra anche per un filo di cellulite, restiamo davvero basite, perché per una partita persa a calcio, gli uomini fanno più o meno le nostre scenate di quando ai saldi al 50%, ci prendiamo a capelli l’una con l’altra per accaparrarci l’ultimo paio di scarpe rimasto.

Ma ciò che degli uomini mi piace davvero, e la cosa in cui li ammiro di più per la scarsa competitività, sono le relazioni sentimentali. Diciamocelo: statisticamente un uomo non entra APERTAMENTE (ripeto, apertamente) in conflitto con un altro uomo per conquistare una donna. Magari soffre in silenzio se è costretto a vederla nelle braccia dell’altro, ma in linea di massima, a mio avviso, sono rimasti veramente in pochi quelli pronti a criticarsi l’uno con l’altro, o a prendersi a pugni per una donna. Altra storia avviene quando devono criticare i prescelti di fronte a noi. Allora in quel frangente li distruggono su tutti i fronti: per ciò che riguarda il fisico, la comprensione e la sensibilità nei confronti di una donna, l’eleganza nel mangiare a tavola, ecc.

Se un uomo deve criticare un altro uomo, lo critica, ma sempre mantenendo una sua dignità personale, in base alla quale (di fronte a noi) fa finta di non sentirsi inferiore rispetto all’altro. Magari ci si sente e ci muore ogni giorno per questo motivo, ma davanti a noi non lo dirà mai.
Il concetto di dignità degli uomini è uno dei miei preferiti, ed è una di quelle questioni che davvero mi porta ad adorarli: se un uomo viene lasciato per un altro, piange, si dispera, ma qualche tempo dopo non teme i confronti, perché sa di essere migliore dell’altro, e sa che a perderci è stata la loro ex. Inoltre, poiché è sempre valida la statistica secondo la quale sul pianeta terra esisterebbe un uomo per ogni sette donne, un uomo abbandonato o tradito, ci mette molto meno tempo a trovare un’altra donna sulla sua strada, che sia per ragioni di cuore, o per mero sesso.

A meno che non siano gay, gli uomini non sono gelosi l’uno dell’altro, ma semplicemente si accettano per quello che sono. Si, può capitare che un compagno di calcetto abbia un fisico migliore del loro, ma di certo non entreranno in analisi per quel motivo, né diventeranno anoressici o smetteranno di mangiare come invece facciamo noi. E cosa più importante: non criticheranno mai il compagno di calcetto, anzi! Gli daranno una pacca sulla spalla, si complimenteranno per il bicipite, e magari, con estrema complicità, si faranno anche passare la loro dieta, o il programma che scrupolosamente seguono in palestra. Per un uomo, la critica di un altro uomo non è quasi mai un’offesa, bensì, una maniera per spronarsi l’uno con l’altro a migliorarsi.

Forse uno dei motivi che più fa entrare in crisi un uomo (portandolo a fare dei paragoni), è la cosiddetta “importanza delle misure”. Gli uomini ragionano come se in testa avessero un righello: molti di loro credono che l’unica cosa di cui si deve essere dotati per conquistare una donna, sia una misura del loro membro che arrivi almeno a dodici centimetri. Ecco, è lì che sotto la doccia dopo gli allenamenti, ridono tra loro per “questioni di misure”.

Adoro gli uomini e la solidarietà maschile che esiste tra loro, così lontana da quella femminile. Avevo un ex una volta che mollai perché semplicemente non lo amavo più. Negli anni che seguirono continuai a frequentare la sua compagnia di amici (che poi era anche la mia), e nonostante non fossi totalmente indifferente in quanto donna a questi ultimi, ognuno di loro mi diceva che per loro ero asessuata perché avevano rispetto per il mio ex, e non si sarebbero mai permessi di avere nemmeno un flirt con una che era stata la sua donna. La loro amicizia era troppo basata sul rispetto l’uno dell’altro. Mi faceva ridere questa cosa, eppure anche riflettere: tra donne, se ci piace un uomo non guardiamo in faccia nessuno. Andiamo lì e ce lo prendiamo. Magari litighiamo anche con le nostre amiche per averlo, ma ce lo prendiamo. ORA LE PIU’ IPOCRITE DIRANNO CHE NO, NON E’ AFFATTO COSì, CHE ABBIAMO MOLTO RISPETTO DEGLI UOMINI ALTRUI. Balle! Al minimo accenno di interesse da parte di quei maschietti, o anche di fronte ad una spietata corte, non c’è solidarietà femminile che tenga.


La solidarietà maschile è una delle cose dalle quali noi donne abbiamo molto da imparare. Ci farebbe bene un po’ a tutte una bella “infarinatura” di bontà e correttezza reciproca che non ci portasse più a tirarci i capelli l’una con l’altra.