Da qualche settimana, una delle mie
migliori amiche esce con un tipo che non ha nulla in comune con lei. La ascolto
parlare di lui mentre siamo in metropolitana verso Cinecittà ed ha quasi le
lacrime agli occhi:
“Hai presente la perfezione? Ecco! Lui
è il tipo perfetto: dolce, sensibile, attento a me e alle mie esigenze, premuroso... per non
parlare di come siamo ben assortiti a letto...”
“Beh, dov’è il problema?” rispondo io.
“Il problema è che lui ci vede già
proiettati in un futuro ipotetico, ed io invece no, perchè quando parlo con
lui, mi rendo conto che non abbiamo assolutamente nulla da dirci: non un punto
in comune, non un argomento da affrontare, non una situazione simile da
condividere... per questo motivo sono costretta a non “incasinarmi
sentimentalmente” nei suoi confronti. Non voglio autoconvincermi del fatto che
lui possa piacermi, solo perchè per ora facciamo del gran sesso. Di
conseguenza, non voglio che lui sia così carino con me riservandomi mille
attenzioni, perchè so che questo è esattamente il tipo di atteggiamento che mi
farà “cadere...”
Ecco qui, ci risiamo, sono sempre più
convinta che il mondo si stia completamente ribaltando: abbiamo uomini che
diventano gentili e attenti subito dopo averci dato una “ripassatina” a letto,
e non siamo contente. Poi dietro l’angolo incontriamo altri uomini che si
dimenticano di noi un minuto dopo “l’incontro ravvicinato del terzo tipo”, e ci
lamentiamo!
In realtà le cose non stanno proprio
così: non ci dispiace essere coccolate subito dopo il sesso (anzi!). ciò che
vogliamo evitare però, è la questione dell’affettività nei confronti di
qualcuno riguardo al quale non siamo proprio pienamente convinte... e in
questo, non c’è proprio niente di male. Esistono donne che detestano stare
sole, e sono proprio loro che preferiscono autoconvincersi a tutti i costi che
un uomo faccia al caso loro.
Piuttosto però, la riflessione che
scaturisce, è quella sulla teoria degli opposti. Si è soliti dire – ma secondo
me è più una maniera di giustificare – che gli opposti si attraggono. Può una
affermazione di questo genere essere seriamente presa in considerazione, oppure
davvero la utilizziamo come giustificazione quando vogliamo per forza trovare
dei buoni spunti in una relazione?
Facciamo un esempio pratico: a me piace
il mare, a lui la montagna. Quando lui vuole andare in montagna, io preferirei
mille volte andare al mare. Vado in montagna con lui perchè sono consapevole
del fatto che una relazione si basi sul rispetto dell’altro, e quindi, volendo
rispettare le sue preferenze, faccio un sacrificio e vado in montagna. Certo,
ci vado una volta l’anno, mi pesa (ma non più di tanto in fondo, se penso che
comunque passerò del tempo con lui), eppure so che se vado in montagna per
quell’unica volta l’anno, lui sarà felice, e amare qualcuno significa anche e
soprattutto volere la sua felicità. Il punto miei cari, non è tanto se mi pesa
o no andare in montagna. Il punto è, quanto sono disposta a sacrificarmi per la
sua felicità?
Non abbiamo niente da dirci perchè le
mie esperienze di vita sono diverse dalle sue. Possediamo degli hobby e
spendiamo il nostro tempo libero in maniera del tutto diversa rispetto a lui.
Abbiamo interessi non comuni e quindi argomenti che non possono sfociare in
nessuna maniera in ambiti comuni. Quanto tempo possiamo durare? Per quanti
giorni, mesi o anni, il sesso ci unirà fisicamente e mentalmente al punto da
farci dimenticare le affinità che tengono in vita una relazione? Qualcuno di
voi dirà “Almeno avete un punto in comune a vostro favore: il sesso. Pensate se
non ci fosse nemmeno quello...”. Tutto vero, eppure sappiamo anche che dopo
qualche tempo, “non di solo sesso vive una coppia felice”, e noi dovremmo
pensare certamente alla nostra felicità momentanea, ma anche e soprattutto ad
un concetto di felicità inteso come pluriennale, laddove nell’immaginario
collettivo, non si dovrebbe mai smettere di pensare a come essere veramente
felici.
E chi ha detto che la felicità deve
durare in eterno, e soprattutto, dove è scritto che in amore si deve essere
felici per sempre con una sola persona? E se invece smettessimo di concepire
l’amore come un sentimento sul quale investire per un tempo indefinitamente
lungo, e iniziassimo a pensare che la vita è composta di tanti momenti, ognuno
dei quali diverso dall’altro, ognuno dei quali non può essere concepito come
una linea retta che riserva solo momenti di gioia, ma anche – talvolta –
sofferenza, dolore, senso del fallimento in seguito alla fine di una storia
d’amore? Possiamo per un momento smettere di pensare che conoscere una nuova
persona, e ammetterla nella nostra vita, nelle nostre pareti domestiche, tra i
nostri amici, significhi per forza inquadrarla in un’ottica di futuro nel quale
non è previsto un fallimento?
È ovvio che ognuno di noi dovrebbe
puntare ad una felicità che duri il più possibile a lungo, ma senza per questo
escludere dal proprio vissuto i dispiaceri, i fallimenti, e tutto ciò che, come
si suol dire, fa parte della vita.
Invece io, scesa dalla metropolitana
dopo la chiacchierata con la mia amica, e arrivata in quel di Cinecittà, ho
pensato a cosa mi mancava quella sera, e a chi avrei davvero voluto accanto per
addormentarmi serena, fermando quel tempo, quel momento, senza stare troppo a
domandarmi se lui fosse l’uomo per me, se i nostri caratteri opposti ci
avrebbero mai portati da qualche parte e se la nostra
storia/frequentazione/relazione, sarebbe durata ancora a lungo, o magari ancora
solo un’altra settimana.
La risposta è “NON LO SO”, ed è quello
stesso “NON LO SO” che fino a qualche tempo fa ero abituata a pronunciare
anch’io, mettendo in subbuglio il mondo intero riguardo ad una vita
sentimentale che di fatto riguardava solo me stessa. Che cosa faremo domani?
Dove andremo? Quanto durerà la nostra storia, tenuto conto del fatto che non
abbiamo praticamente niente di niente in comune?
Ebbene, NON LO SO.
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