mercoledì 30 ottobre 2013

ILENIA A "DONNE CHE FANNO TESTO".


Anche quest’anno partecipo al concorso di scrittura creativa per scrittrici emergenti “DONNE CHE FANNO TESTO”.

Il tema è “DONNE E LAVORO: IL CORAGGIO E LA CAPACITA’ DI DIVIDERSI IN MOLTI RUOLI”. Il titolo del mio racconto è “E’ BELLISSIMO, MAMMA”, e se vorrete leggerlo, lo troverete pubblicato nel sito del concorso, nella sezione “biblioteca racconti”, scorrendo tutti i racconti pubblicati fino alla data del 28/10/2013.

SCARICATE IL MIO RACCONTO! HO BISOGNO ANCHE DEL VOSTRO “IN BOCCA AL LUPO!”.  J

DI SEGUITO IL LINK ATTRAVERSO IL QUALE LEGGERE IL MIO RACCONTO.
http://www.donnechefannotesto.it/biblioteca.php

lunedì 28 ottobre 2013

UNA PAROLA CHE "WORD" SOTTOLINEA IN ROSSO: FEMMINICIDIO. (perchè per una volta avevo voglia di trattare un argomento serio).


Vorrei provare per una volta a parlare di un argomento serio, e il motivo che mi spinge a farlo, è che ultimamente al tg non sento parlare d’altro. Stasera addirittura all’interno di uno dei notiziari di un noto canale privato, il giornalista ha pronunciato la seguente frase:
“E ora purtroppo, come di consueto, diamo uno sguardo alla nostra solita rubrica sui femminicidi…”

Un brivido mi ha attraversato la schiena: quando è accaduto che l’uccisione di una donna al giorno diventasse una rubrica giornalistica?

E’ stato forse quando la legge sullo stalking non esisteva? Risposta errata. Una donna al giorno viene uccisa in questo paese (dopo essere stata vittima di tormenti, ingiurie, e violenze varie), proprio in un momento in cui la legge sullo stalking è stata rivista e inasprita.

Cosa succede? Come scrivo al lato di questo blog, io non sono una sociologa né un’ antropologa, quindi non possiedo spiegazioni scientifiche all’esponenziale aumento delle uccisioni perpetrate sulle donne negli ultimi mesi, però è chiaro che molte cose non stanno funzionando, e che alla base di tutto, c’è un problema serio e reale nelle relazioni uomo-donna. Non si tratta però di quei “problemucci” di cui tanto spesso ironizzo attraverso queste pagine, no. Qui parliamo piuttosto di complicanze serie che col passare del tempo hanno portato l’uomo ad aumentare la propria base di conflittualità nei confronti del genere femminile.

È vero, storicamente, a partire dagli anni ’60 ad oggi, la condizione femminile si è modificata e migliorata, al punto che la consapevolezza delle donne, ha portato ad un estremo distacco nei confronti di tutti quegli uomini che le vedevano solo come “macchine” da impiegare all’interno di una vita familiare e domestica, piatta e scontata. Le donne non dovevano – e non potevano – essere considerate come menti pensanti, consapevoli, e dotate di una sensibilità e di un’intelligenza che le lasciava volare oltre. È stato un enorme problema per molti anni. Ci sono stati matrimoni forzati, combinati, e sofferenze consumate all’interno delle mura domestiche che suonavano come una condanna alla quale non si poteva e non si doveva sfuggire. Non mi sorprende quindi, che un fenomeno come il femminismo, sia poi sfociato nell’estrema circostanza e convinzione della completa inutilità del genere maschile. Dal momento che per secoli le donne avevano vissuto “imprigionate” in uno status che era stato loro imposto, l’unica maniera di contrapporsi a questo, era stabilire che si poteva fare a meno degli uomini.

Ma vado addirittura oltre: negli anni ’80 e ’90, in seguito alla parità dei diritti (che poi parità vera non è ancora del tutto, soprattutto nell’infimo mondo del lavoro) è stato l’uomo a “subire” questa situazione. Improvvisamente sono saltati tutti gli stereotipi del trentennio precedente, e il risultato è stato che l’uomo non ha più saputo essere uomo, e la donna si è trovata a fronteggiare l’assurda situazione di sapersi bastare da sola.

Come siamo messi al giorno d’oggi? Male, lasciatemelo dire. Il caos regna: ci sono uomini che hanno del tutto rinunciato a comportarsi come tali, perché tanto molte donne non li apprezzano più. Poi ci sono donne che sull’onta di un femminismo che le ha distrutte dentro, si professano capaci e assolutamente in grado di fare a meno del maschio alfa (raccontandosi una baggianata). E infine, ci sono uomini che non accettano nel modo più assoluto il fatto che una donna decida di fare a meno di loro, e allora diventano persecutori, e alla fine anche carnefici.

C’entra la follia umana, c’entra l’educazione familiare sbagliata. Gli psichiatri e gli psicologi possono essere in grado di spiegare certi atti cruenti, analizzando il background familiare di queste persone. Eppure la questione non è tutta là. Sono convinta che alla base ci sia una perdita di valori concreta e senza precedenti, ed una confusione forte che sfocia nella mescolanza dei ruoli, e nella voglia di ristabilire “cosa è l’uomo” e “cosa è la donna”.

Laddove l’uomo ha perduto ogni “potere” nei confronti di una donna dotata ormai della libertà di fuggire da lui, è con la violenza – ovvero con una virilità che agisce sotto mentite spoglie – che egli tenta di ristabilire le regole. Ristabilire le regole, vuol dire tentare di sottomettere la donna ad individuo non pensante e non libero di decidere. Vuol dire impiegare la forza fisica che manca alla donna, per imporre la propria disciplina. Vuol dire tentare miseramente di ritornare agli anni precedenti al femminismo, perché si vive un conflitto interiore con se stessi, che non consente di accettare il concetto di autonomia e di emancipazione.

Se ci pensiamo bene, lo stalking che sfocia nelle uccisioni di cui sentiamo parlare ormai ogni giorno, non è troppo lontano dalla “violenza silenziosa” che si perpetra sulle donne nei paesi del medio-oriente. In certi paesi, laddove non si arriva al culmine di uccidere a sassate una donna violentata (perché considerata adultera), le si impedisce di mostrare il viso, il corpo, le gambe, o addirittura di guidare un’auto per conto proprio.

Le si impedisce di prendere consapevolezza del proprio corpo, di sentirsi bella e desiderata, di considerarsi un’entità pensante. Rifletteteci: c’è poi molta differenza tra Melania Rea, uccisa dal marito perchè non voleva accettare i suoi tradimenti, e una donna che è moglie insieme ad altre mogli, e alla quale viene vietato di mostrare il proprio viso al mondo intero? Per me, no. Entrambe sono forme di violenza. L’una, forse più sottile dell’altra, ma comunque crudele.

Io scrivo un blog sulle relazioni sentimentali uomo-donna, e non ho la pretesa di sovvertire le regole “naturali” secondo le quali “gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”. Io accetto consapevolmente e in maniera ironica e divertita, che POSSIAMO, E ANZI DOBBIAMO, essere considerati diversi. Siamo “complementari” ed eternamente e amorevolmente in conflitto proprio per questo motivo. Ciò che però non posso davvero accettare, e che attraverso le pagine di questo blog cerco di “elaborare”, è quel motivo di scontro che ci ha portati a parlare lingue diverse, a non incontrarci, ad odiarci e a stabilire un inutile primato, fatto di negazioni di libertà ed eccessi di violenza.

 
Ho fiducia nell’inasprimento e nell’applicazione severa delle leggi sullo stalking, ma confido ancora di più in un cambio di mentalità e di pensiero, che porti gli uomini e le donne a ristabilire la complementarietà e l’appartenenza l’uno all’altro, senza conflitti di sorta.

 



lunedì 21 ottobre 2013

ACQUA NELL' ACQUA.


Da qualche tempo prendo lezioni di nuoto. Bellissimo, meraviglioso, emozionante. A parte il fatto che entrando in acqua la prima volta, mi sarei aspettata di trovare un istruttore bello quanto Raul Bova (e invece ho trovato uno con i capelli color carota; chissà poi perché l’istruttore di nuoto medio italiano, ce lo immaginiamo tutte come Raoul Bova).

Avendo deciso di imparare a nuotare alla mia veneranda età, sto riscoprendo il senso della sfida con me stessa, e sto apprendendo che forse possiedo una confidenza con l’acqua che sin da bambina era sopita da qualche parte.

Quando nuoto devo fare attenzione ad un milione di cose: ad esempio, se sto nuotando a dorso, devo tenere le spalle aperte, la testa in acqua (ma appena fuori) e la pancia in su (a pelo d’acqua). Inoltre devo contemporaneamente guardare in alto (perché in base ad un punto stabilito che è sul soffitto, posso rendermi conto dove iniziano e finiscono i bordi della piscina, per evitare, al termine di ogni vasca, di sbatterci la testa contro), sincronizzare la bracciata (ovvero far partire prima un braccio, poi l’altro, alzandolo parallelamente fino all’orecchio e facendolo scivolare verso l’esterno, ma senza aprirlo troppo in alto).
Le gambe vanno battute in acqua velocemente, con un movimento che deve partire dall’anca e deve permettermi di spostarmi in acqua rapidamente. In tutto questo “casino di roba”, io che ho poca dimestichezza con l’acqua, devo evitare di farmi arrivare in faccia troppi schizzi, cercando di non porre troppa attenzione sul fatto che le orecchie mi si stanno completamente otturando. Non devo respirare col naso, né ingerire acqua. Ah ecco! Infine, devo ricordarmi ANCHE di non affogare!!!

Come scrivevo sopra, il mio istruttore di nuoto è un ragazzo più simpatico che bello, ha i capelli arancioni, e s’incazza facilissimamente quando l’allieva non lo sta ad ascoltare. Certe volte, quando vado giù a picco in acqua, fa la faccia scocciata di uno che quando spiega butta al vento le sue parole, e dopo qualche secondo, di fronte alle mie giustificazioni sul fatto che non riesco a completare l’esercizio nella dovuta maniera, dice sempre una frase che detesto:
“TU PENSI TROPPO”.

Se siete donne questa frase ce l’avete ben presente, perché è la frase che ogni uomo non fa che ripeterci praticamente da tutta la vita. GLI UOMINI, DA CHE MONDO E’ MONDO, CI DICONO DA SEMPRE QUESTA FRASE. Normalmente lo fanno all’inizio di una relazione, e accade sempre perché capiscono che noi potremmo perdere l’equilibrio innamorandoci. Sottolineano così la maniera di vivere le relazioni nel modo più semplice del mondo, senza pensare alle implicazioni, alle conseguenze, al fatto che domani si stancheranno di noi e ci sostituiranno con un’altra che appunto, pensa di meno. Oppure è un modo per farci capire che loro, diversamente da noi, riescono a distaccare il sentimento dalla fisicità, quindi in poche parole, quando vengono a letto con noi non hanno bisogno di collegare necessariamente il cervello (eccetto le volte in cui devono “pensare” a come rendere indimenticabile una prestazione. A questo proposito – apro parentesi – non ricordo bene chi era che diceva che Dio ha dotato l’uomo di un cervello e di un pene, ma non di abbastanza sangue per farli funzionare all’unisono!!!)

E così, anche a lezione di nuoto, per l’ennesima volta, mi sono sentita ripetere da un uomo, che sono una che pensa troppo. A parte la rabbia del primo momento, stavolta ho deciso di mettermi in discussione (come faccio col nuoto) senza però dargli perfettamente ragione. Ebbene, forse è vero che io da donna penso troppo, sia quando vivo una relazione amorosa, che quando nuoto. Forse posso dimenticare per un momento la bracciata, l’acqua nelle orecchie, nel naso e negli occhi. Posso dimenticare di allargare le spalle e tenere su la pancia col resto del corpo. Posso respirare profondamente, concentrarmi, battere le gambe a pelo d’acqua meno velocemente, e prendermela con comodo, facendo una vasca lentamente, e aumentando la velocità a mano a mano.

Ci ho provato: per un momento è scomparsa l’idea di affogare. Per un istante c’eravamo solo io e l’acqua, ma non la stavo dominando, bensì, io e lei eravamo diventate una cosa sola, un tutt’uno. Lei non voleva abbandonare me, e io nuotavo tranquilla in acque sicure, bracciata dopo bracciata.

Il nuoto mi fa bene. Allunga i muscoli, stimola le sostanze del cervello che aumentano lo stato di euforia, mi tiene in forma, mi fa stare in sfida con me stessa insegnandomi che posso farcela a superare molte prove e molte paure inconsistenti. Ma più di tutto, il nuoto mi ricorda che anche in amore, sono una donna che pensa troppo.

"Nuotiamo" tutte serene allora, e la corrente
insieme alle bracciate, ci terranno a galla.
acqua nell’acqua

lunedì 14 ottobre 2013

MODERNI GIGOLO' DE' NOANTRI.


Per sopravvivere in questa città ho dovuto “mandare giù molta polvere”: i supermercati sono invasi da famigliole composte da madri culone ed esaurite, con al seguito figli piagnucolanti e viziati che si fermano ad ogni corsia perché vogliono la cioccolata, la marmellata, i biscotti, i Kinder Delice, e via dicendo. Potrei scrivere un post a parte sui mariti che guardano il sedere e le tette di tutte le donne single che passano per le corsie, ma questo argomento lo tratterò un’altra volta.

Da qualche tempo ho ripreso a spostarmi in bicicletta, e vi assicuro che una delle città al mondo in cui c’è meno rispetto per i ciclisti, è proprio Roma: auto parcheggiate in doppia fila, le cui portiere si aprono continuamente senza badare a coloro che vi passano accanto; curve pericolosissime per via del fatto che chiunque tende a “stringerti”, col rischio di farti morire schiacciato da un momento all’altro, donne che non si fermano allo stop e ti guardano sprezzanti perché loro per dimagrire preferiscono pagare il personal trainer anziché bruciare calorie lungo la strada, e non ultimi, i moderni gigolò de’ Noantri, che con le loro cabrio, sfrecciano per le strade credendo di appartenere all’ultima specie omoide da non farsi assolutamente scappare.

I moderni gigolò de Noantri li riconosci subito: uomini a metà tra i coatti antichi degli anni ‘80, e i più “Americanizzati Richard Gere” Californiani. In queste giornate dal clima ancora piacevolmente mite, guidano le loro Cabrio coi capelli lunghi al vento (o indossando un berretto colorato, nel caso in cui i capelli ce li avessero ancora), e le loro camicie aperte fino al petto che lasciano bene in visione il folto pelo da orso e le capezze in oro massiccio da un chilo e mezzo di peso. Li credevo estinti, li credevo perlomeno cresciuti o che avessero deciso di  abbandonare l’atteggiamento “antico”, e invece eccomeli lì, attaccati dietro alla mia Mountain Bike da città come le api da miele restano incollate con le loro zampette agli alveari. L’occhio col quale ti guardano è molto simile a quello del Franco Califano di “Tutto il resto è noia”, e la sicurezza che ostentano con una donna è esilarante, perché vivono nella convinzione di essere dei maschi appetibili nonostante l’età e il loro essere totalmente fuori moda. Quando ti fermi ai semafori, ti fanno battute da bar di periferia, oppure utilizzano sorrisi a quaranta denti, nella convinzione che verranno ricambiati da ogni donzella. In ultimo, grazie al fatto che gli occhiali a specchio sono prepotentemente tornati di moda, loro ne possiedono molti dei più svariati colori, e a volte, lo “sbrilluccichio” che riluce dalle loro lenti, ti colpisce come un laser notturno.

Il moderno gigolò de Noantri, è una specie notoriamente single, o che al massimo ha alle spalle delle separazioni abbastanza dolorose (più che altro dal punto di vista economico) a causa delle quali però non ha rinunciato a nessun privilegio “da maschione”, tipo, possedere ancora una cabrio alla quale non rinuncerebbe per niente al mondo (finchè i dolori di cervicale non ci separino!!!).
Inoltre, in estate lo vedi aggirarsi per le coste del Brasile o della Thailandia, e in inverno, nei paesi dell’est Europa, dove se glielo chiedi, ama passare il proprio tempo in compagnia di donne che non vengono mica pagate per stare con lui… noooooo!!!! Sono donne molto più simpatiche delle italiane, e per godere della loro compagnia, si accontentano di qualche drink offerto in un locale di Praga, di Tallin o di Riga. Mica come le italiane, che sognano ancora di sposarsi in pompa magna, salvo poi rovinarti con le leggi a loro favore sulla separazione!

Il moderno gigolò de Noantri infine, è atletico (nonostante l’età, la pancetta e le ciambelle sui fianchi) e frequenta le palestre (di tanto in tanto) cercando di attaccare bottone con ogni ragazza sotto i trenta e fino ai trentacinque.

Ma ciò che veramente fa sorridere di lui, è che ancora ama cimentarsi in attività ludiche e sportive tipo il kite-surf, il windsurf e lo sci. In inverno si trasferisce in montagna, dove risale le cime più alte con lo skilift e la tuta colorata firmata all’ultima moda.

Ragazze, tremate dunque! Il moderno gigolò de’ Noantri, è tornato (o forse, purtroppo non se n’era mai andato… ahinoi!)

lunedì 7 ottobre 2013

FINTE COPPIE PERFETTE.


Per la città si aggirano SOLO coppie perfette. Hanno macchine perfette, tagli di capelli perfetti, polo Ralph Lauren e scarpe Hogan perfette, con lavori perfetti, stipendi perfetti, case perfette. Io li chiamo appunto “i perfetti”, e nella mia posizione di single, non potrei mai competere con loro, né con le loro vite… perfette!

Mi chiedete perché? Bè perché IO, faccio parte della schiera dei single, che nell’ immaginario collettivo dei “perfetti”, rappresentano delle povere anime da compatire, senza un vero scopo nella vita, e soprattutto, senza una felicità da toccare con mano.

“I perfetti” sono tutti i figli accoppiati degli amici (o degli amici di famiglia) dei miei genitori, che guardano noi single dall’alto al basso, additandoci come “gli strani della situazione”, ammalati di chissà quale sociopatia. Quelli che quando li inviti a cena o ti ci ritrovi seduta al tavolino di un bar, ti devono raccontare per forza la loro giornata-tipo da sposati (o fidanzati), senza omettere nemmeno una virgola, compreso lo stipendio che guadagnano, le ore di lavoro che impiegano  in una giornata, i rimedi che adottano per resistere alla crisi e alla recessione, i luoghi in cui vanno a passare le loro vacanze, il partito che hanno votato alle ultime elezioni. Ti raccontano il motivo per il quale hanno deciso di comprare casa nelle estreme periferie che sorgono molto fuori dalla città e da qualsiasi mezzo pubblico che li colleghi col mondo reale, vivono in questi quartieri dormitorio dove è possibile fare tutto in un solo pomeriggio: la spesa, andare a mangiare una pizza, e recarsi al cinema.

Tempo compresso, in appartamenti all’interno di casermoni compressi, che sono stati costruiti in mini-città compresse! Anime compresse per cervelli compressi!

Eppure i genitori di questi tipi qua, si vantano tanto e si riempiono pure la bocca, quando parlano dei loro figli accoppiati di fronte a mia madre e mio padre, e certe volte vorrei bloccare i loro noiosi discorsi ininterrotti su quanto sono una bella coppia, felice e perfetta, per chiedere loro se l’ultimo libro che hanno letto non sia per caso quella copia di Topolino e Paperino che tengono sul comodino dalla tenera età di sei anni. Parliamoci chiaro, sono un branco di ignorantoni, che hanno come unico obiettivo nella vita, quello di mostrare al mondo che la loro esistenza ha raggiunto l’apice della felicità. Non hanno interessi in comune, vivono per lavorare e pagare il mutuo che gli ha rovinato le vite, e che gli impedisce di pensare a come potrebbe essere fare una vita appena diversa da quella che l’omologazione popolare gli ha imposto.

Qualche sera fa, mio malgrado, mi sono ritrovata seduta al tavolino di una gelateria con i miei genitori,  una di queste coppie tipo, e appunto, i loro genitori orgogliosi: a parte il fatto che persino i miei nonni sono più giovani dentro di certe coppie, sia per il modo di ragionare, che per il tipo di vite che conducono, la situazione-tipo è sempre la stessa: mia madre che preferisce non far sapere in giro niente di me, e glissa le domande e le schiva, come quando d’estate i motociclisti provano a schivare i calabroni che gli si schiacciano in fronte. Le coppie che illustrano la loro finta vita felice, e i genitori delle suddette coppie, che rincarano la dose sottolineando cotanta perfezione.

All’angolo del tavolo, ci sono sempre io, che osservo, ascolto, prendo appunti nella mia mente, e mi diverto ad osservarli pensando tra me e me, che io non vorrei proprio mai essere come loro.

Ed è stato proprio durante un sabato sera afoso dello scorso agosto, che ho guardato mia madre arrampicarsi sugli specchi e scivolare, all’ennesima dimostrazione da parte “dei perfetti” di conoscere tutto della mia condizione, compreso il motivo per il quale non ero venuta accompagnata…

…Ed ecco perché, attraverso le pagine di questo blog, che racconta l’amore e le relazioni dal punto di vista di una single, ho voluto omaggiare mia madre (e indirettamente anche mio padre), ringraziandoli, perché ad ogni riunione tra amici, ad ogni serata passata fuori, ad ogni incontro con “i perfetti”, portano bene sulle loro spalle il peso della figlia single (e quindi ingrata, ahimè!!!) che sono!

Mamma, adoro quando certe volte io, te e papà ci ritroviamo seduti a tavolino con dei parenti (o degli amici) che non vediamo da tanto tempo, e quelli sottovoce (ma seduti accanto a me, in maniera che io riesca a sentire indistintamente le loro parole) ti chiedono se sono fidanzata o sposata, e tu rispondi:

"No, è uno spirito libero, è sempre in viaggio, ha visto alcuni dei posti più belli del mondo, la prossima settimana torna negli States, non ha tempo per queste cose, dice di stare bene così. Sapete, col lavoro che fa…”

Ecco mamma, si, fai bene a rassicurarli per esempio sul fatto che io non sia lesbica (e anzi, ho una vita sessuale abbastanza disinvolta). Su quella sentimentale ne potremmo discutere fino a domani, ma l’importante in fondo in fondo, per “i perfetti” che vogliono sapere tutti i cazzi nostri, è se io per caso non sia lesbica. Vi rassicuro (come fa mia madre) non c’è niente di male ad essere gay, però io non lo sono. Io sono… si si, quella parola che vi fa ancora più paura… ma dai, ditela su! Sforzatevi cazzo! Tempi moderni, nuovo che avanza, essù!

Ecco, appunto! Io sono single! Non lesbica, ma single. I figli vostri invece sono tutti sposati, hanno le orecchie pulite, vanno in vacanza a Sharm ad agosto, e ballano salsa al martedì sera, e certe volte, di sabato vanno pure in comitiva al Palacavicchi!!!

Cazzo, voi si che avete dei figli perfetti!

Mia mamma al tavolino della gelateria, seduta due sedie più avanti di me, mi si rivolge:
“Dov’è che siete andati quella volta in vacanza? Quando eravate in quattro? Aiutami!”

Io: “In Giamaica mamma?”

Mia madre: “Si si, ecco, in Giamaica! Sono andati in Giamaica sai? Hanno fatto sedici ore di volo…”

Risposta del figlio perfetto degli amici di famiglia: “Io non lo farei mai, manco se mi pagassero…”

Io (dentro di me): “Non sei mai uscito dal perimetro di Guidonia, te credo che n’o faresti mai…ma vaffanculo và! Te e tu’ moje co’ le Hogan False!”

Resto in silenzio e sorrido. Comunque di fronte a loro sorrido. Non ho il coraggio di tentare di far capire a questa gente, che esiste anche un altro modo di concepire la propria vita, che non deve essere necessariamente “incontrarsi” , “sposarsi”, “accendere un mutuo”, “sfornare figli”.

Li guardo, e vedo quella che io non vorrei/potrei essere mai. E sono felice.

Vi voglio bene mamma e papà. Scusate se vi ho dato un dispiacere e non potete vantarvi della mia vita finto-perfetta, ma lo sapete pure voi che “QUI NON è mica Hollywood”, e una come me, non è affatto facile da omologare.

In un’altra vita forse…chissà. J

Ecco mamma, si, fai bene a rassicurarli sul fatto che io non sia lesbica (e anzi, ho una vita sessuale abbastanza disinvolta). Su quella sentimentale ne potremmo discutere fino a domattina, però l'importante per il mondo intero che vuole sapere i cazzi nostri, in fondo in fondo è se io per caso non sia lesbica.
VI RASSICURO (COME FA MIA MADRE): NON C'E' NIENTE DI MALE AD ESSERE GAY, PERO' IO NON LO SONO.
IO SONO... SI SI, QUELLA PAROLA CHE VI FA ANCORA PIU' PAURA...MA DAI, DITELA SU, SFORZATEVI CAZZO! TEMPI MODERNI, NUOVO CHE AVANZA ESSU'...
ECCO, SI, APPUNTO, IO SONO "SINGLE". NON LESBICA, MA SINGLE. I FIGLI VOSTRI INVECE SONO TUTTI SPOSATI, HANNO LE ORECCHIE PULITE, VANNO IN VACANZA A SHARM AD AGOSTO, E BALLANO SALSA AL MARTEDI SERA, E CERTE VOLTE DI SABATO VANNO IN COMITIVA AL PALACAVICCHI.
CAZZO, VOI SI CHE AVETE DEI FIGLI PERFETTI.
Vi amo tutti, ma soprattutto amo la mia mamma.
iù belli del mondo, la prossima settimana torna negli States, non ha tempo per queste cose, dice di stare bene così, sai col lavoro che fa...".
Ecco mamma, si, fai bene a rassicurarli sul fatto che io non sia lesbica (e anzi, ho una vita sessuale abbastanza disinvolta). Su quella sentimentale ne potremmo discutere fino a domattina, però l'importante per il mondo intero che vuole sapere i cazzi nostri, in fondo in fondo è se io per caso non sia lesbica.
VI RASSICURO (COME FA MIA MADRE): NON C'E' NIENTE DI MALE AD ESSERE GAY, PERO' IO NON LO SONO.
IO SONO... SI SI, QUELLA PAROLA CHE VI FA ANCORA PIU' PAURA...MA DAI, DITELA SU, SFORZATEVI CAZZO! TEMPI MODERNI, NUOVO CHE AVANZA ESSU'...
ECCO, SI, APPUNTO, IO SONO "SINGLE". NON LESBICA, MA SINGLE. I FIGLI VOSTRI INVECE SONO TUTTI SPOSATI, HANNO LE ORECCHIE PULITE, VANNO IN VACANZA A SHARM AD AGOSTO, E BALLANO SALSA AL MARTEDI SERA, E CERTE VOLTE DI SABATO VANNO IN COMITIVA AL PALACAVICCHI.
CAZZO, VOI SI CHE AVETE DEI FIGLI PERFETTI.
Vi amo tutti, ma soprattutto amo la mia mamma.