Vorrei
provare per una volta a parlare di un argomento serio, e il motivo che mi
spinge a farlo, è che ultimamente al tg non sento parlare d’altro. Stasera
addirittura all’interno di uno dei notiziari di un noto canale privato, il
giornalista ha pronunciato la seguente frase:
“E ora purtroppo, come di consueto, diamo uno sguardo alla nostra solita rubrica sui femminicidi…”
“E ora purtroppo, come di consueto, diamo uno sguardo alla nostra solita rubrica sui femminicidi…”
Un
brivido mi ha attraversato la schiena: quando è accaduto che l’uccisione di una
donna al giorno diventasse una rubrica giornalistica?
E’
stato forse quando la legge sullo stalking non esisteva? Risposta errata. Una
donna al giorno viene uccisa in questo paese (dopo essere stata vittima di
tormenti, ingiurie, e violenze varie), proprio in un momento in cui la legge
sullo stalking è stata rivista e inasprita.
Cosa
succede? Come scrivo al lato di questo blog, io non sono una sociologa né un’
antropologa, quindi non possiedo spiegazioni scientifiche all’esponenziale
aumento delle uccisioni perpetrate sulle donne negli ultimi mesi, però è chiaro
che molte cose non stanno funzionando, e che alla base di tutto, c’è un
problema serio e reale nelle relazioni uomo-donna. Non si tratta però di quei
“problemucci” di cui tanto spesso ironizzo attraverso queste pagine, no. Qui
parliamo piuttosto di complicanze serie che col passare del tempo hanno portato
l’uomo ad aumentare la propria base di conflittualità nei confronti del genere
femminile.
È
vero, storicamente, a partire dagli anni ’60 ad oggi, la condizione femminile si
è modificata e migliorata, al punto che la consapevolezza delle donne, ha
portato ad un estremo distacco nei confronti di tutti quegli uomini che le
vedevano solo come “macchine” da impiegare all’interno di una vita familiare e
domestica, piatta e scontata. Le donne non dovevano – e non potevano – essere
considerate come menti pensanti, consapevoli, e dotate di una sensibilità e di
un’intelligenza che le lasciava volare oltre. È stato un enorme problema per
molti anni. Ci sono stati matrimoni forzati, combinati, e sofferenze consumate
all’interno delle mura domestiche che suonavano come una condanna alla quale
non si poteva e non si doveva sfuggire. Non mi sorprende quindi, che un
fenomeno come il femminismo, sia poi sfociato nell’estrema circostanza e convinzione
della completa inutilità del genere maschile. Dal momento che per secoli le
donne avevano vissuto “imprigionate” in uno status che era stato loro imposto,
l’unica maniera di contrapporsi a questo, era stabilire che si poteva fare a
meno degli uomini.
Ma vado addirittura oltre: negli anni ’80 e ’90, in seguito alla parità dei diritti (che poi parità vera non è ancora del tutto, soprattutto nell’infimo mondo del lavoro) è stato l’uomo a “subire” questa situazione. Improvvisamente sono saltati tutti gli stereotipi del trentennio precedente, e il risultato è stato che l’uomo non ha più saputo essere uomo, e la donna si è trovata a fronteggiare l’assurda situazione di sapersi bastare da sola.
Ma vado addirittura oltre: negli anni ’80 e ’90, in seguito alla parità dei diritti (che poi parità vera non è ancora del tutto, soprattutto nell’infimo mondo del lavoro) è stato l’uomo a “subire” questa situazione. Improvvisamente sono saltati tutti gli stereotipi del trentennio precedente, e il risultato è stato che l’uomo non ha più saputo essere uomo, e la donna si è trovata a fronteggiare l’assurda situazione di sapersi bastare da sola.
Come
siamo messi al giorno d’oggi? Male, lasciatemelo dire. Il caos regna: ci sono
uomini che hanno del tutto rinunciato a comportarsi come tali, perché tanto
molte donne non li apprezzano più. Poi ci sono donne che sull’onta di un
femminismo che le ha distrutte dentro, si professano capaci e assolutamente in
grado di fare a meno del maschio alfa (raccontandosi una baggianata). E infine,
ci sono uomini che non accettano nel modo più assoluto il fatto che una donna
decida di fare a meno di loro, e allora diventano persecutori, e alla fine
anche carnefici.
C’entra
la follia umana, c’entra l’educazione familiare sbagliata. Gli psichiatri e gli
psicologi possono essere in grado di spiegare certi atti cruenti, analizzando
il background familiare di queste persone. Eppure la questione non è tutta là.
Sono convinta che alla base ci sia una perdita di valori concreta e senza
precedenti, ed una confusione forte che sfocia nella mescolanza dei ruoli, e
nella voglia di ristabilire “cosa è l’uomo” e “cosa è la donna”.
Laddove
l’uomo ha perduto ogni “potere” nei confronti di una donna dotata ormai della
libertà di fuggire da lui, è con la violenza – ovvero con una virilità che
agisce sotto mentite spoglie – che egli tenta di ristabilire le regole.
Ristabilire le regole, vuol dire tentare di sottomettere la donna ad individuo
non pensante e non libero di decidere. Vuol dire impiegare la forza fisica che
manca alla donna, per imporre la propria disciplina. Vuol dire tentare
miseramente di ritornare agli anni precedenti al femminismo, perché si vive un
conflitto interiore con se stessi, che non consente di accettare il concetto di
autonomia e di emancipazione.
Se
ci pensiamo bene, lo stalking che sfocia nelle uccisioni di cui sentiamo
parlare ormai ogni giorno, non è troppo lontano dalla “violenza silenziosa” che
si perpetra sulle donne nei paesi del medio-oriente. In certi paesi, laddove
non si arriva al culmine di uccidere a sassate una donna violentata (perché
considerata adultera), le si impedisce di mostrare il viso, il corpo, le gambe,
o addirittura di guidare un’auto per conto proprio.
Le
si impedisce di prendere consapevolezza del proprio corpo, di sentirsi bella e
desiderata, di considerarsi un’entità pensante. Rifletteteci: c’è poi molta
differenza tra Melania Rea, uccisa dal marito perchè non voleva accettare i
suoi tradimenti, e una donna che è moglie insieme ad altre mogli, e alla quale
viene vietato di mostrare il proprio viso al mondo intero? Per me, no. Entrambe
sono forme di violenza. L’una, forse più sottile dell’altra, ma comunque
crudele.
Io
scrivo un blog sulle relazioni sentimentali uomo-donna, e non ho la pretesa di
sovvertire le regole “naturali” secondo le quali “gli uomini vengono da Marte e
le donne da Venere”. Io accetto consapevolmente e in maniera ironica e
divertita, che POSSIAMO, E ANZI DOBBIAMO, essere considerati diversi. Siamo
“complementari” ed eternamente e amorevolmente in conflitto proprio per questo
motivo. Ciò che però non posso davvero accettare, e che attraverso le pagine di
questo blog cerco di “elaborare”, è quel motivo di scontro che ci ha portati a
parlare lingue diverse, a non incontrarci, ad odiarci e a stabilire un inutile
primato, fatto di negazioni di libertà ed eccessi di violenza.
Ho
fiducia nell’inasprimento e nell’applicazione severa delle leggi sullo
stalking, ma confido ancora di più in un cambio di mentalità e di pensiero, che
porti gli uomini e le donne a ristabilire la complementarietà e l’appartenenza
l’uno all’altro, senza conflitti di sorta.
Nessun commento:
Posta un commento