Per
noi donne la solitudine è la peggiore nemica che possiamo trovare sulla nostra
strada (dopo la cellulite, naturalmente!).
Per la
prima volta dopo qualche mese, questo week end sono di nuovo “sola”. Non
intendo dire che non ho più amici, né famiglia, né altro… intendo dire che non
ho ancora capito se con lui sono in definitiva rottura, oppure se dopo il week
end avremo il coraggio di sotterrare la nostra ascia di guerra, e tornare a
telefonarci, scriverci e frequentarci. Così, questa settimana ho deciso di
scrivere un paio di cose sulla solitudine vista dalle donne, complice anche la
recente chiacchierata appena fatta con la mia amica nella cucina di casa nostra
mentre mangiavo uno yogurt Muller.
Pensavamo
noi donne, che non esistesse nemica peggiore nelle nostre vite, della
cellulite. Invece ci siamo dovute ricredere: oltre alla cellulite, alla
ricrescita sui capelli, ai capelli bianchi, ai peli superflui che dobbiamo
stare attente a rimuovere da ogni parte del nostro corpo, alle ex, e
all’orologio biologico, sicuramente sul podio delle nemiche più temute, ci
mettiamo anche la solitudine.
Mi
sono interrogata sui motivi chi ci portano a non stare tanto in pace con noi
stesse, se specchiandoci, l’unica figura che vediamo riflessa è la nostra, e ho
capito che i motivi sono molteplici, ed alcuni, sono anche nascosti e
reconditi.
Prima
di tutto, nell’immaginario collettivo, una donna per definizione NON DEVE
essere sola. Il detto reciterebbe “meglio soli che mal accompagnati”. Ecco!
Questa regola vale solo per gli uomini. La nostra cultura ci impone (ancora
oggi, nel 2014) di metterci accanto qualcuno che non valga davvero la pena,
rispetto al non avere nessuno. Ancora nel 2014 siamo viste come “streghe” se ci
rechiamo agli eventi da sole, se facciamo la spesa da sole, se ripariamo i tubi
del lavandino da sole… se tentiamo di provare piacere DA SOLE. Demonizzate, bistrattate,
costrette a sentirci appellare ancora con una parola che non è mai in disuso:
zitelle. Oppure prede di qualsivoglia dubbio riguardo alle nostre preferenze
sessuali. “Magari è sola perché è lesbica e non vuole dichiararsi…”. Sbagliato!
Vi informo che le lesbiche hanno una vita sentimentale molto più equilibrata di
quella che abbiamo noi tutti etero messi insieme.
La
questione delle apparenze da salvare la fa da padrona: meglio trovarsi
qualcuno, farsi sposare, se possibile mettere anche al mondo dei figli
(altrimenti la situazione può solo peggiorare), che decidere di restare sole
perché non ci si vuole accontentare. E poi parliamoci chiaro: anche noi stesse,
questa questione di arrivare a casa la sera e non trovare nessuno, del metterci
a letto e non avere nessuno accanto, come la prendiamo?
Ho
passato nella mia vita dei lunghissimi periodi di singletudine, e nonostante le
primissime fasi di sofferenza, col tempo ho finito per abituarmici, fino a
quando sono arrivata al punto di non poter più sopportare di avere accanto
qualcuno che volesse restare a dormire, che organizzasse il mio tempo libero e
i miei week end, che mi telefonasse più volte al giorno, che amasse parlare al
plurale e sostituire la parola “NOI” a “IO”. Ero diventata ME, SOLO ME, NIENTE
ALTRO CHE ME. Io mi sveglio al mattino e decido per la mia vita senza tenere
conto dell’altro, io mangio quando voglio, esco quando voglio, tengo in frigo
ciò che voglio, mi organizzo come mi pare.
STAVO
BENE, mi credete? Anzi, non solo: sentivo quasi il timore di tornare a dover
rendere conto a qualcun altro della mia vita. Rifuggivo il pensiero, scappavo
dalla possibilità di approfondire una conoscenza, non rispondevo alle chiamate
insistenti di qualche uomo, non accettavo altri inviti a meno che non mi
venissero presentati degli argomenti molto convincenti. IO ERO IO, AVEVO
RAGGIUNTO IL MIO EQUILIBRIO E L’AVEVO FATTO FATICANDO, PASSANDO PER MOLTE
SOFFERENZE, DALLE QUALI USCIVO OGNI VOLTA CON LE OSSA ROTTE. OGNI VOLTA ERO UN
PO’ PIU’ DEBOLE E MI TOCCAVA RITROVARE QUELLA FORZA E QUELL’EQUILIBRIO CHE POI
SONO I FATTORI FONDAMENTALI PER TENERCI IN PIEDI IN QUESTE MISERE VITE.
Eppure
ogni giorno che passava, maturavo la consapevolezza che quella condizione di
singletudine non fosse regolare, che non fossimo stati messi a questo mondo,
per essere concepiti come entità separate, che come ogni donna, possiedo un
orologio biologico, e non ho tanto tempo a disposizione, se per caso decidessi
(un giorno) di sentirmi “completa”. Ci sguazzavo bene in quella solitudine, mi
ci ero abituata, non conoscevo più le forme d’affetto nella loro essenza. Ero
diventata persino brava a rimettere sul pianerottolo gli uomini che decidevo di
frequentare.
Non
concluderò questo post con una “soluzione”. Non mi riterrò detentrice di una
verità che è pur sempre molto personale, e che quindi non posso pensare di
applicare a molte altre donne. Eppure posso dire che il mio rapporto con la
solitudine, nel tempo è fortemente cambiato: non la guardo più da lontano e non
la evito più come la peste come fanno molte altre donne. Godo dei miei spazi,
scrivo, lavoro, penso al mio fisico e al mio corpo, esco, conosco persone
nuove, osservo, studio i comportamenti, e sempre più mi discosto da un
prototipo di uomo che non vorrei mai accanto: l’egoista, il presuntuoso,
l’egocentrico, l’insensibile, l’iroso, l’aggressivo, il poco incline al
sorriso. E più vado avanti ad elencare questi aggettivi, più mi rendo conto che
IN VERITA’ IO NON HO PAURA VERAMENTE DELLA SOLITUDINE… PERO’ HO UNA PAURA
FOTTUTA DI TENERMI ACCANTO UN UOMO COME QUELLO DEGLI AGGETTIVI DI CUI SOPRA.
E
quindi mentre vi scrivo è sabato, e devo dire che oggi, il mio cammino per fare
pace con la solitudine, sta prendendo una piega molto migliore di ieri. Ieri
ero ancora spaesata, confusa, avevo ancora qualche lacrima in tasca che non era
stata compresa. Oggi ho già più chiaro chi sono, mi sono già rimessa nei binari
di una vita che appartiene solo a me e di cui sono gelosa.
Mi
sono svegliata in questa casa che amo, all’ora in cui volevo svegliarmi io. Il sole
è entrato dalla tapparella, e nonostante non avessi voglia di fare nulla, in
realtà avevo un elenco di cose lasciate indietro che ho ripreso in mano con
molta disinvoltura. La cosa
meravigliosa di questa casa, è che niente è mai perduto, che non esistono
Maomette che vanno alle montagne - laddove le montagne decidessero mai di
andare per i cazzi loro - che i peli superflui ce li siamo già tolti (non si sa
mai), e che in forno c'è una buona parmigiana.
Una volta
avevamo anche il vino buono - perché il vino buono sta nelle botti piccole - ma
da qualche tempo abbiamo deciso di restare sobrie... giusto per non dimenticare
mai chi siamo e da dove veniamo. Stasera – che è sabato – andremo per altri
lidi. Raminghe, ma mai disperate.
Seguite
l’esempio, donne single! Buona settimana a tutte voi!