DONNE CHE
GUARDANO IL 730.
Non è
cambiato niente: anni di lotte in piazza, reggiseni bruciati, invocazioni
all’indipendenza, slogan che prescindevano dal credo politico, “colpi
dialettici” sui quotidiani per autoaffermarci, e nonostante tutto, questa città
brulica ancora di donne il cui unico scopo nella vita è quello di accaparrarsi
un maschio ricco. La città è invasa: donnette (o pseudo tali)che girano mano
nella mano con uomini-carta di credito, pronti ad aprire il portafoglio ad ogni
singola richiesta.
Eppure
avevamo chiesto di farci entrare in politica rappresentando, non dico la
maggioranza, ma almeno un discreto numero. E poi quanta fatica facciamo ogni
giorno, a far comprendere al maschio alfa, che se abbiamo le tette grosse e un
bel culo, non è detto che il nostro cervello debba essere piccolo quanto una
nocciolina.
Certo, i
modelli televisivi non ci aiutano affatto: il jet set è popolato solo da
modelline esili che si accompagnano a calciatori eccessivamente pagati, e molte
di noi da casa, credono che auto affermarsi senza dipendere economicamente da
un uomo, sia un fatto che non valga la pena neanche considerare. Perché perdere
tempo ad urlare che esistiamo, se possiamo farci conoscere attraverso un uomo
potente?
Intendiamoci,
qui non parliamo di donne che si affiancano a uomini che hanno la buona creanza
di fare i cavalieri. Io sono per la cavalleria: mi piace l’uomo galante, che
quando mi porta fuori vuole omaggiarmi offrendomi la cena o il drink
all’aperitivo (ma il gesto di aprire la borsetta, nonostante tutto, lo faccio
sempre). Ma da qui a dire che mi piace sopravvivere alle spalle di un uomo che
ha un conto in banca sostanzioso, ci passa il mare.
Vi pare
possibile che tra l’ era di Jane Austen
e la nostra, sembri non esserci alcuna differenza? Vi pare normale che esistano
ancora donne che scelgono l’uomo ricco, per farsi mantenere?
Partendo da un assunto antropologico semplice, secondo l’universale regola che manda avanti l’umanità, la donna psicologicamente trova sicurezza nell’uomo che può assicurarle dei mezzi di sostentamento di un certo livello. Ecco dunque spiegato il motivo secondo il quale, tra un uomo povero ma bello, e un uomo ugualmente bello ma ricco, la donna preferisce quasi sempre quello bello e ricco. Ora, lungi da me il voler essere ipocrita su queste pagine, mi sento di affermare tranquillamente che anch’io appartengo alla categoria che sceglierebbe il bello ma ricco, eppure, mi sentirei comunque poco serena, ad avere la consapevolezza di dover vivere alle spalle di un uomo, contare sul suo stipendio, non dover attingere mai al mio, non avere la possibilità di unire la mia identità e l’indipendenza sociale a quella economica.
Partendo da un assunto antropologico semplice, secondo l’universale regola che manda avanti l’umanità, la donna psicologicamente trova sicurezza nell’uomo che può assicurarle dei mezzi di sostentamento di un certo livello. Ecco dunque spiegato il motivo secondo il quale, tra un uomo povero ma bello, e un uomo ugualmente bello ma ricco, la donna preferisce quasi sempre quello bello e ricco. Ora, lungi da me il voler essere ipocrita su queste pagine, mi sento di affermare tranquillamente che anch’io appartengo alla categoria che sceglierebbe il bello ma ricco, eppure, mi sentirei comunque poco serena, ad avere la consapevolezza di dover vivere alle spalle di un uomo, contare sul suo stipendio, non dover attingere mai al mio, non avere la possibilità di unire la mia identità e l’indipendenza sociale a quella economica.
Al sud
questa pratica è ancora del tutto in voga: ragazze di ventisei o ventisette
anni, già scrutano tra i loro compagni di comitiva quelli più appetibili, o le
cui famiglie possono assicurare loro una vita agiata in futuro. Non importa se
ci si ami, quante volte a settimana si faccia sesso, quanta passione ci sia nei
confronti dell’uomo in questione: ciò
che conta davvero, è la dichiarazione dei redditi annuale, sua e della “di lui”
famiglia.
L’amore è
andato a finire in uno di quei file da rispolverare ogni tanto: quello che
troviamo sotto la voce “estratto conto”.
Ciò che
però davvero mi sento di condannare, è l’inutile spreco che queste donne fanno
del loro cervello (qualora ne possiedano uno), per esempio dopo aver passato
anni e anni a studiare per prendersi uno straccio di laurea. Improvvisamente, i
loro unici impegni di vita da sposate o da conviventi, diventano le lavatrici,
i piatti nella lavastoviglie, i panni da stirare, e nel futuro immediato, lo
shopping che fanno con le carte di credito dei loro compagni.
Non so
perché ancora nel 2013, molte donne scelgano di dipendere economicamente da un
uomo, sfruttando il fatto che in caso di separazione da matrimonio, la legge
sia dalla loro parte, però so che per le molte donne mantenute che esistono, ce
ne sono altrettante che con fierezza e fatica, lottano ogni giorno per
assicurarsi una vita degna, senza aver bisogno di dire “grazie” a nessuno. Si
svegliano ogni mattina, e sui loro posti di lavoro, possiedono dei capi che
vorrebbero annientarle, e guadagnano stipendi che non sono equiparati a quelli
dei loro colleghi uomini. Crescono figli da sole, perché hanno conosciuto
uomini egoisti che le hanno abbandonate da un momento all’altro. Oppure sono
libere, felici di compiere sacrifici per potersi permettere un affitto che
ancora di più, conferisce loro il massimo dell’indipendenza e della felicità.
Ecco, è a
queste DONNE che va il mio plauso. E non lo dico con istinto femminista –
perché io e il femminismo non siamo mai andate d’accordo – però riflettete: se
questa “rivoluzione” avesse davvero avuto un po’ di senso, perché vedo ancora
girare per questa città, fighette senza colonna vertebrale, la cui unica veste
è l’abito di Gucci acquistato per loro da un povero malcapitato?
Amore e “dote”
ai tempi di Jane Austen
Nessun commento:
Posta un commento