lunedì 21 ottobre 2013

ACQUA NELL' ACQUA.


Da qualche tempo prendo lezioni di nuoto. Bellissimo, meraviglioso, emozionante. A parte il fatto che entrando in acqua la prima volta, mi sarei aspettata di trovare un istruttore bello quanto Raul Bova (e invece ho trovato uno con i capelli color carota; chissà poi perché l’istruttore di nuoto medio italiano, ce lo immaginiamo tutte come Raoul Bova).

Avendo deciso di imparare a nuotare alla mia veneranda età, sto riscoprendo il senso della sfida con me stessa, e sto apprendendo che forse possiedo una confidenza con l’acqua che sin da bambina era sopita da qualche parte.

Quando nuoto devo fare attenzione ad un milione di cose: ad esempio, se sto nuotando a dorso, devo tenere le spalle aperte, la testa in acqua (ma appena fuori) e la pancia in su (a pelo d’acqua). Inoltre devo contemporaneamente guardare in alto (perché in base ad un punto stabilito che è sul soffitto, posso rendermi conto dove iniziano e finiscono i bordi della piscina, per evitare, al termine di ogni vasca, di sbatterci la testa contro), sincronizzare la bracciata (ovvero far partire prima un braccio, poi l’altro, alzandolo parallelamente fino all’orecchio e facendolo scivolare verso l’esterno, ma senza aprirlo troppo in alto).
Le gambe vanno battute in acqua velocemente, con un movimento che deve partire dall’anca e deve permettermi di spostarmi in acqua rapidamente. In tutto questo “casino di roba”, io che ho poca dimestichezza con l’acqua, devo evitare di farmi arrivare in faccia troppi schizzi, cercando di non porre troppa attenzione sul fatto che le orecchie mi si stanno completamente otturando. Non devo respirare col naso, né ingerire acqua. Ah ecco! Infine, devo ricordarmi ANCHE di non affogare!!!

Come scrivevo sopra, il mio istruttore di nuoto è un ragazzo più simpatico che bello, ha i capelli arancioni, e s’incazza facilissimamente quando l’allieva non lo sta ad ascoltare. Certe volte, quando vado giù a picco in acqua, fa la faccia scocciata di uno che quando spiega butta al vento le sue parole, e dopo qualche secondo, di fronte alle mie giustificazioni sul fatto che non riesco a completare l’esercizio nella dovuta maniera, dice sempre una frase che detesto:
“TU PENSI TROPPO”.

Se siete donne questa frase ce l’avete ben presente, perché è la frase che ogni uomo non fa che ripeterci praticamente da tutta la vita. GLI UOMINI, DA CHE MONDO E’ MONDO, CI DICONO DA SEMPRE QUESTA FRASE. Normalmente lo fanno all’inizio di una relazione, e accade sempre perché capiscono che noi potremmo perdere l’equilibrio innamorandoci. Sottolineano così la maniera di vivere le relazioni nel modo più semplice del mondo, senza pensare alle implicazioni, alle conseguenze, al fatto che domani si stancheranno di noi e ci sostituiranno con un’altra che appunto, pensa di meno. Oppure è un modo per farci capire che loro, diversamente da noi, riescono a distaccare il sentimento dalla fisicità, quindi in poche parole, quando vengono a letto con noi non hanno bisogno di collegare necessariamente il cervello (eccetto le volte in cui devono “pensare” a come rendere indimenticabile una prestazione. A questo proposito – apro parentesi – non ricordo bene chi era che diceva che Dio ha dotato l’uomo di un cervello e di un pene, ma non di abbastanza sangue per farli funzionare all’unisono!!!)

E così, anche a lezione di nuoto, per l’ennesima volta, mi sono sentita ripetere da un uomo, che sono una che pensa troppo. A parte la rabbia del primo momento, stavolta ho deciso di mettermi in discussione (come faccio col nuoto) senza però dargli perfettamente ragione. Ebbene, forse è vero che io da donna penso troppo, sia quando vivo una relazione amorosa, che quando nuoto. Forse posso dimenticare per un momento la bracciata, l’acqua nelle orecchie, nel naso e negli occhi. Posso dimenticare di allargare le spalle e tenere su la pancia col resto del corpo. Posso respirare profondamente, concentrarmi, battere le gambe a pelo d’acqua meno velocemente, e prendermela con comodo, facendo una vasca lentamente, e aumentando la velocità a mano a mano.

Ci ho provato: per un momento è scomparsa l’idea di affogare. Per un istante c’eravamo solo io e l’acqua, ma non la stavo dominando, bensì, io e lei eravamo diventate una cosa sola, un tutt’uno. Lei non voleva abbandonare me, e io nuotavo tranquilla in acque sicure, bracciata dopo bracciata.

Il nuoto mi fa bene. Allunga i muscoli, stimola le sostanze del cervello che aumentano lo stato di euforia, mi tiene in forma, mi fa stare in sfida con me stessa insegnandomi che posso farcela a superare molte prove e molte paure inconsistenti. Ma più di tutto, il nuoto mi ricorda che anche in amore, sono una donna che pensa troppo.

"Nuotiamo" tutte serene allora, e la corrente
insieme alle bracciate, ci terranno a galla.
acqua nell’acqua

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