Da
qualche tempo prendo lezioni di nuoto. Bellissimo, meraviglioso, emozionante. A
parte il fatto che entrando in acqua la prima volta, mi sarei aspettata di
trovare un istruttore bello quanto Raul Bova (e invece ho trovato uno con i
capelli color carota; chissà poi perché l’istruttore di nuoto medio italiano,
ce lo immaginiamo tutte come Raoul Bova).
Avendo
deciso di imparare a nuotare alla mia veneranda età, sto riscoprendo il senso
della sfida con me stessa, e sto apprendendo che forse possiedo una confidenza
con l’acqua che sin da bambina era sopita da qualche parte.
Quando
nuoto devo fare attenzione ad un milione di cose: ad esempio, se sto nuotando a
dorso, devo tenere le spalle aperte, la testa in acqua (ma appena fuori) e la
pancia in su (a pelo d’acqua). Inoltre devo contemporaneamente guardare in alto
(perché in base ad un punto stabilito che è sul soffitto, posso rendermi conto
dove iniziano e finiscono i bordi della piscina, per evitare, al termine di
ogni vasca, di sbatterci la testa contro), sincronizzare la bracciata (ovvero
far partire prima un braccio, poi l’altro, alzandolo parallelamente fino
all’orecchio e facendolo scivolare verso l’esterno, ma senza aprirlo troppo in
alto).
Le gambe vanno battute in acqua velocemente, con un movimento che deve partire dall’anca e deve permettermi di spostarmi in acqua rapidamente. In tutto questo “casino di roba”, io che ho poca dimestichezza con l’acqua, devo evitare di farmi arrivare in faccia troppi schizzi, cercando di non porre troppa attenzione sul fatto che le orecchie mi si stanno completamente otturando. Non devo respirare col naso, né ingerire acqua. Ah ecco! Infine, devo ricordarmi ANCHE di non affogare!!!
Le gambe vanno battute in acqua velocemente, con un movimento che deve partire dall’anca e deve permettermi di spostarmi in acqua rapidamente. In tutto questo “casino di roba”, io che ho poca dimestichezza con l’acqua, devo evitare di farmi arrivare in faccia troppi schizzi, cercando di non porre troppa attenzione sul fatto che le orecchie mi si stanno completamente otturando. Non devo respirare col naso, né ingerire acqua. Ah ecco! Infine, devo ricordarmi ANCHE di non affogare!!!
Come
scrivevo sopra, il mio istruttore di nuoto è un ragazzo più simpatico che
bello, ha i capelli arancioni, e s’incazza facilissimamente quando l’allieva
non lo sta ad ascoltare. Certe volte, quando vado giù a picco in acqua, fa la
faccia scocciata di uno che quando spiega butta al vento le sue parole, e dopo
qualche secondo, di fronte alle mie giustificazioni sul fatto che non riesco a
completare l’esercizio nella dovuta maniera, dice sempre una frase che detesto:
“TU PENSI TROPPO”.
“TU PENSI TROPPO”.
Se
siete donne questa frase ce l’avete ben presente, perché è la frase che ogni uomo
non fa che ripeterci praticamente da tutta la vita. GLI UOMINI, DA CHE MONDO E’
MONDO, CI DICONO DA SEMPRE QUESTA FRASE. Normalmente lo fanno all’inizio di una
relazione, e accade sempre perché capiscono che noi potremmo perdere
l’equilibrio innamorandoci. Sottolineano così la maniera di vivere le relazioni
nel modo più semplice del mondo, senza pensare alle implicazioni, alle
conseguenze, al fatto che domani si stancheranno di noi e ci sostituiranno con
un’altra che appunto, pensa di meno. Oppure è un modo per farci capire che
loro, diversamente da noi, riescono a distaccare il sentimento dalla fisicità,
quindi in poche parole, quando vengono a letto con noi non hanno bisogno di
collegare necessariamente il cervello (eccetto le volte in cui devono “pensare”
a come rendere indimenticabile una prestazione. A questo proposito – apro
parentesi – non ricordo bene chi era che diceva che Dio ha dotato l’uomo di un
cervello e di un pene, ma non di abbastanza sangue per farli funzionare
all’unisono!!!)
E
così, anche a lezione di nuoto, per l’ennesima volta, mi sono sentita ripetere
da un uomo, che sono una che pensa troppo. A parte la rabbia del primo momento,
stavolta ho deciso di mettermi in discussione (come faccio col nuoto) senza
però dargli perfettamente ragione. Ebbene, forse è vero che io da donna penso
troppo, sia quando vivo una relazione amorosa, che quando nuoto. Forse posso
dimenticare per un momento la bracciata, l’acqua nelle orecchie, nel naso e
negli occhi. Posso dimenticare di allargare le spalle e tenere su la pancia col
resto del corpo. Posso respirare profondamente, concentrarmi, battere le gambe
a pelo d’acqua meno velocemente, e prendermela con comodo, facendo una vasca
lentamente, e aumentando la velocità a mano a mano.
Ci ho provato: per un momento è scomparsa l’idea di affogare. Per un istante c’eravamo solo io e l’acqua, ma non la stavo dominando, bensì, io e lei eravamo diventate una cosa sola, un tutt’uno. Lei non voleva abbandonare me, e io nuotavo tranquilla in acque sicure, bracciata dopo bracciata.
Ci ho provato: per un momento è scomparsa l’idea di affogare. Per un istante c’eravamo solo io e l’acqua, ma non la stavo dominando, bensì, io e lei eravamo diventate una cosa sola, un tutt’uno. Lei non voleva abbandonare me, e io nuotavo tranquilla in acque sicure, bracciata dopo bracciata.
Il
nuoto mi fa bene. Allunga i muscoli, stimola le sostanze del cervello che
aumentano lo stato di euforia, mi tiene in forma, mi fa stare in sfida con me
stessa insegnandomi che posso farcela a superare molte prove e molte paure
inconsistenti. Ma più di tutto, il nuoto mi ricorda che anche in amore, sono
una donna che pensa troppo.
"Nuotiamo" tutte serene allora, e la corrente
insieme
alle bracciate, ci terranno a galla.
acqua
nell’acqua
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