domenica 16 giugno 2013


LE CORNA.

 

A vent’anni credevo che il mondo fosse tutto rose e fiori. Credevo che per tutti esistesse un solo unico amore. Credevo che avrei sposato il mio ex storico con l’abito bianco e una cerimonia semplice, durante la quale i nostri parenti ci avrebbero applauditi con orgoglio. Credevo che la passione si potesse relegare a una sola persona nella nostra vita, e che le gioie del sesso, dovessero essere sempre condivise con qualcuno con il quale avrei vissuto per sempre.

 

Un tempo non concepivo i tradimenti, ma era perché avevo vent’anni, e pensavo che il mondo fosse tutto rose e fiori. Pensavo che le persone si amassero di continuo, che non avessero debolezze, che non potessero mai cadere vittima di passioni fuorvianti.

A trent’anni invece – quando ho smesso di credere alle favole, e di raccogliere margherite fresche di campo!!! - ho acquisito la consapevolezza che la monogamia non esiste…o quasi. Mi piacerebbe pensare che i rapporti uomo-donna filino sempre lisci, e che nel cammino non ci siano mai tentazioni, ma la dura verità, riserva ciò che tutti conosciamo, ma nessuno confessa.

 

Quanti di voi sono riusciti a confessare un tradimento? E cosa ne è scaturito dopo? E’ proprio vero che un tradimento cambia l’intera prospettiva del rapporto?

 

 

Se parlo di tradimento, mi piace distinguerlo in due diverse tipologie; l’uno, non è più o meno grave dell’altro, semplicemente, sono due cose diverse. La prima tipologia è il tradimento con la “t” minuscola, quello occasionale, che pur rappresentando un chiaro segnale di crisi annunciata in una coppia, avviene spesso per noia, e per “ritrovare il brivido perduto”. Questa tipologia, vede come diretti protagonisti, quelli che io chiamo “traditori seriali”, ovvero donne e uomini annoiati dalla routine, che cercano di dare una scossa alle proprie vite, gettandosi in passioni continue e poco durature. Normalmente, rientrano maggiormente in questa categoria gli uomini, perché più predisposti ai tradimenti “touch and go”, che avvengono per ragioni di mera fisicità.

 

Ben più preoccupanti invece, sono i Tradimenti con la “T” maiuscola, perché perpetrati nel tempo, e spinti più dall’ empatia e dall’attrazione mentale, che dalla questione fisica. Quest’ultima tipologia di tradimento, è forse più diffusa tra le donne (ma non necessariamente), in quanto le donne subiscono una vera e propria “fascinazione” dell’altro, elevandolo a oggetto agognato, e idealizzandolo. Infatti, spesso e volentieri, gli uomini con cui tradiscono, possono non essere affatto degli adoni, ma persone che cerebralmente trasmettono una marcia in più.
Ciò non toglie che anche noi donne spesso tradiamo senza una vera e propria ragione, ma spinte magari dallo zelo del momento. Quello che è certo però, è che in entrambi i casi, il tradimento avviene per noia, per mancanza di stimoli nuovi, e per condivisioni che vanno pian piano scemando.

 

Tra i miei tanti amici uomini etero, diversi di loro mi raccontano di tradire le loro partner, perché queste ultime nel tempo danno per scontata la loro vita di coppia, lasciandosi andare fisicamente ad un aspetto poco gradevole, e abbandonando ogni tipo di regola seduttiva. Da donna posso confermarlo, ma trovo anche riduttivo attribuire l’intera responsabilità alle loro partner.  Credo piuttosto che la fine della passione possa essere un fatto che dipende da entrambi: talvolta da parte di tutti e due viene meno la volontà di rinnovamento, e ci si incammina verso una tacita fine.

Per qualsiasi motivo avvenga, secondo me nel tradimento si verifica comunque un concorso di colpa, perché nasconde verità taciute, disagi non detti, noie e stanchezze che si è preferito tenere inconfessate all’altro. Non dovremmo mai prendere coscienza di essere stati traditi, se per primi non ci mettiamo in discussione riguardo alle reali motivazioni che hanno spinto l’altro a compiere l’infame gesto. Certo, questo non significa che dobbiamo per forza essere capaci di perdonarlo, ma di sicuro, dopo aver superato lo choc iniziale, potremmo fare un grosso lavoro su noi stessi, mettendoci in discussione, ma rimanendo comunque consapevoli del fatto che un giorno, potremmo essere noi “i traditori”, anziché i traditi.

 

Del resto, nelle faccende di cuore, nessuno è perfetto, e per quanto mi riguarda, vige pure la regola del “mai dire mai”. Per questo motivo, se - come me a vent’anni - anche voi passate il vostro tempo nei campi di fiori a “raccogliere margherite”, forse è il momento di darvi una svegliata, e capire che il tradimento è una pratica che non passa mai di moda, e che per debellare il fenomeno, non esiste una cura!!!

 

Alla luce di tutto questo allora, quali sono le principali avvisaglie di tradimento da parte dei vostri partner? Esistono vari campanelli d’allarme, primo tra tutti, l’utilizzo sfrenato dei mezzi di comunicazione, quali telefono, computer, e di riflesso, anche delle varie applicazioni tipo “Whatsapp”, o social network di vario genere.

A volte, il primo modo per smascherare un tradimento, è attraverso il telefono, e successivamente vengono le e-mail e tutto il resto. Tuttavia, non è proprio stabilito che chi tradisce non sia anche molto esperto nel farlo, cancellando ogni traccia. A quel punto, se siete ricchi, potreste ingaggiare un detective privato e metterlo alle calcagna del sospettato/della sospettata.
Se invece in era di crisi preferite risparmiare, compratevi un impermeabile beige, fatevi crescere i capelli in testa (modello fratta di vigneto) e calatevi nei panni del Tenente Colombo!!! Sappiate però che l’esperienza riporta storie tristissime di gente presa a botte per strada e mandata in ospedale dopo essere stata beccata in flagrante. Io credo di essere – finora – l’unica donna al mondo che dopo aver beccato un ex in flagrante con un’altra, gli è passata accanto senza batter ciglio, salutandoli entrambi con estrema calma. La sua brutta faccia “bianca di paura”, non la dimenticherò facilmente, e nemmeno le lacrime che ho versato successivamente in separata sede.

 

Va poi detto che esistono persone che hanno talmente paura a troncare una relazione e restare sole dando una svolta decisiva alle loro vite, che si terrebbero le corna in testa nei secoli dei secoli, e forse anche oltre, ma a quel punto, è sempre di moda il detto che recita ancora mia nonna “che chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.

E qui, concludo parlando brevemente anche di perdono. Il perdono è un fatto troppo personale perché io possa convincere ognuno di voi ad applicarlo. Solo voi sapete davvero fino a che punto siete disposti ad accettare, oppure abbandonare, voltare pagina, e andare avanti.

 

Quello che posso dirvi per sdrammatizzare forse, è che le corna sono come un brutto vestito: se decidete di indossarlo, è perché siete sicuri che addosso a voi sta veramente bene!!!

 

 

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