domenica 15 febbraio 2015

ORGASMI FEMMINILI E SPECULAZIONE FARMACEUTICA.


Una settimana a casa con l’influenza: sono stata completamente assuefatta dalla televisione. Chi mi conosce bene sa che difficilmente spreco il mio tempo guardando la tv. Mi annoia, non c’è mai nulla di veramente interessante da vedere; i programmi ormai si limitano a degli scadenti reality show in cui la gente fa piazzate di fronte a quella mezza Italia che li guarda e che (purtroppo) detiene il diritto al voto (altrimenti forse in questo paese ci saremmo risparmiati una brutta fine). Fatto sta che qualche sera fa, in preda al delirio febbrile, e tra uno zapping furioso e l’altro, dovendo scegliere tra il Festival di Sanremo e il niente assoluto, mi sono imbattuta in un documentario sul sesso in cui si parlava dell’orgasmo femminile. Quale occasione migliore per scrivere qualcosa a riguardo sul mio blog? E’ vero, si tratta di un argomento vastissimo e pieno di “peculiarità”. Proprio per questo mi sembrava impossibile che in un documentario si potesse generalizzare così tanto su un argomento molto personale. Di più: nel documentario non si parlava propriamente di orgasmi femminili, bensì DI PRESUNTE DISFUNZIONI SESSUALI NELLE DONNE!!!

Fermi tutti! Ma le disfunzioni sessuali non erano una caratteristica che riguardava SOLO gli uomini?! Voglio dire: da un punto di vista “anatomico” e fisico, l’impotenza è una “disgrazia” che colpisce solo ed esclusivamente il genere maschile! Certo, possiamo dire che esistono moltissime donne che conoscono poco il loro corpo e che possiedono un’educazione talmente rigida, da essere totalmente incapaci di provare piacere nell’atto sessuale, ma da qui a dire che esiste una vera e propria “disfunzione sessuale” nelle donne simile a quella degli uomini, ci passa il mare!

Ed infatti il documentario parlava di una malattia totalmente inventata da colossi di aziende farmaceutiche, per lanciare sul mercato un prodotto che fosse in grado di provocare “orgasmi facili” alle donne!!! In pratica un colosso farmaceutico del quale non farò il nome, ha provato a testare su un certo numero di donne che si auto definivano anorgasmiche, quel prodotto universalmente conosciuto come il Viagra, INSTILLANDO NELLE STESSE, IL DUBBIO CHE LA LORO INCAPACITA’ DI RAGGIUNGERE UN ORGASMO, DIPENDESSE NON DAL LORO MODO DI VIVERE IL SESSO, MA BENSI’ DA UNA PATOLOGIA CHE NIENTE AVREBBE A CHE VEDERE CON LA SFERA EMOTIVA.

OHIBO’ DUNQUE, ESSERE ANORGASMICHE NON SAREBBE UNA ROBA CHE DIPENDE DA TANTI FATTORI QUALI, LA NOSTRA TESTA, IL NOSTRO MODO DI CONCEPIRE IL SESSO, LA NOSTRA EDUCAZIONE, LA MANIERA IN CUI GLI UOMINI CI TRATTANO O CI PRENDONO A LETTO, MA UNA VERA E PROPRIA “MALATTIA”, AL PARI DELLE DISFUNZIONI ERETTILI DEGLI UOMINI, O DELLA LORO INCAPACITA’ DI EIACULARE (O DI EIACULARE IN TEMPI DECISAMENTE TROPPO BREVI).

Lo confesso, per un momento sono rimasta scioccata: insomma, io SONO una donna etero, e non potrei mai arrivare a credere che una serie ripetuta di mancati orgasmi, dipenda esclusivamente da una, per così dire, malformazione fisica!!! L’orgasmo femminile possiede delle caratteristiche profondamente diverse rispetto a quello maschile: è un fatto delicato, oserei dire quasi “psicologico”, o per meglio dire, “mentale”. Insomma, può capitare che a livello anatomico una donna abbia delle malformazioni che le impediscono di provare il massimo del piacere, ma qui parliamo della messa in commercio di un farmaco che aiuterebbe la stimolazione fisica, e non quella mentale! Una vera e propria pasticca come il Viagra, che consentirebbe di raggiungere il piacere SEMPRE, SEMPRE, SEMPRE!

Ommioddio, improvvisamente per la ricerca farmaceutica siamo diventate degli uomini senza saperlo! Siamo state equiparate a tutti quelli che non riescono a tenerlo su per più di due minuti, oppure a quelli che raggiungono il momento “clou” quando noi siamo ancora a “caro amico ti scrivo…” .  Ok, è definitivo: sono scioccata!!! Non può essere vero!

Ed infatti, donne all’ascolto, non è vero! Avete mai sentito parlare di patologie inventate dalle aziende farmaceutiche per guadagnare soldi? Oppure avete mai chiamato una patologia con il proprio nome, per poi sentirla definire con un altro di fantasia, da tutte quelle aziende che desiderano lucrare sulle malattie? Ebbene, un tempo, se eravamo delle pazze esaurite, ci dicevano che eravamo affette da isteria. Oggi ci chiamano schizofreniche. I sintomi della malattia sono esattamente gli stessi, eppure l’isteria nel tempo è cambiata, trasformandosi in una vera e propria patologia che viene curata in molteplici maniere… anche con gli psicofarmaci. L’essere anorgasmiche invece, NON E’ UNA PATOLOGIA!!! O MEGLIO, E’ IL RISULTATO DI ALTRE PICCOLE PATOLOGIE CHE PERO’ NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI, NON HANNO UNA ORIGINE FISICA O ANATOMICA, BENSI’ MENTALE.

Ebbene, in questo post non volevo più di tanto soffermarmi a spiegare quali possono essere le ragioni che impediscono ad una donna di raggiungere l’orgasmo, MA SICCOME ESISTONO DELLE FOTTUTE AZIENDE FARMACEUTICHE CHE SI SONO INVENTATE UNA IMMAGINARIA MALATTIA DAL NIENTE, MI PREME AVVISARE TUTTI QUELLI ALL’ASCOLTO (SOPRATTUTTO GLI UOMINI), CHE SE UNA DONNA HA DIFFICOLTA’ A RAGGIUNGERE L’ORGASMO, LE RAGIONI POSSONO ESSERE SVARIATE E MOLTEPLICI:

-          Non conosce abbastanza il suo corpo, ed è all’oscuro dei “punti” che possono stimolare il suo piacere.

-          Ha ricevuto un’educazione che l’ha indotta a pensare che “non sia bello né giusto” raggiungere il piacere.

-          Ha al suo fianco un uomo incapace di “guidarla”.

-          Ha al suo fianco un uomo che non è capace di… stimolarla.

-          Ha al suo fianco un uomo che non comprende l’enorme differenza che intercorre tra lo scopare e l’essere in intimità.

-          Non è abbastanza presa sentimentalmente dal proprio uomo, e quindi ha delle difficoltà oggettive a rilassarsi con lui.

-          Non si sente sufficientemente compresa dal suo uomo, e viene spesso e volentieri scambiata per una “macchina”.

-          Non vuole mettersi in discussione in ambito sessuale perché teme ancora il giudizio di un’educazione familiare arcaica e penalizzante.

-          Non fa l’amore sfruttando le posizioni giuste.

Potrei aggiungere un elenco infinito di altre motivazioni a causa delle quali alcune donne incontrano difficoltà a raggiungere un orgasmo, ma non lo farò perché lo scopo di questo blog non è meramente educativo. Questo blog e la sua autrice, amano parlare di relazioni sentimentali, ovvero di argomenti nei quali si potrebbe lungamente generalizzare, pur considerandoli sempre e per sempre dei fattori molto personali. L’azienda farmaceutica di cui parlo, ha messo ancora una volta noi donne sotto una enorme lente di ingrandimento, cercando di farci passare per “dannatamente sbagliate”. Io spero che molte delle donne che mi leggono non cadano vittima di simili inganni, e non finiscano in analisi, solo perché hanno un background mentale insidioso, o semplicemente hanno incontrato sulla loro strada, uomini che non erano in grado di capirle.

Per dovere di cronaca, devo dire che alla fine del documentario di cui si parla, diverse associazioni hanno preso le distanze dall’azienda farmaceutica in questione (che proponeva sul mercato il corrispondente femminile del Viagra) smontando completamente le stupide tesi sul “problema orgasmo” che erano state create a regola d’arte. Alla fine di tutto, nonostante questa azienda avesse proposto settimane di vacanze da sogno gratuite a centinaia di medici, con il solo scopo di convincerli alla messa in commercio del farmaco (e quindi all’invenzione di una malattia immaginaria), i medici e le associazioni, non si sono lasciati “fregare”, salvando milioni di donne da un problema che poteva diventare un business.

In ultimo donne, vi suggerisco di abbandonarvi completamente e senza moralismi, tra le braccia di tutti quegli uomini che sanno bene che l’anorgasmia non è una malattia che si cura come si cura una disfunzione erettile fisica. Fatelo per voi stesse, per la vostra libertà, e per la vostra felicità. In analisi, se necessario, andateci, ma non per guarire dall’anorgasmia, bensì da tutte quelle patologie mentali che vi hanno rese incapaci di “sentire voi stesse e le vostre vibrazioni”.
l’antidoto per la felicità esiste ed è dentro il vostro cervello!

Buona settimana!

lunedì 9 febbraio 2015

"QUESTA FALSA DIVISIONE TRA PUTTANE E SPOSE"

Come afferma chi detesta leggere le pagine di questo blog, questa settimana, come al mio solito, generalizzerò un po’ sugli uomini e sulle donne. Eh si, perché è vero che la pagina Facebook di “QUI NON è Hollywood” ha molti “like”, e che ci sono diverse persone che mi scrivono in privato di essere d’accordo con ciò che scrivo, ma è anche vero che non sono simpatica a molte altre persone, le quali mi criticano generosamente ma – nessuno sa perché – ogni settimana si ritrovano qui a leggermi…
Ciò detto, pensavo appunto di “fare di tutta l’erba un fascio”, e illustrare due categorie di donne che mi stanno particolarmente a cuore: le puttane e le spose.
Tempo fa Luca Carboni e Lorenzo Cherubini intitolarono una canzone proprio così: puttane e spose. Si trattava di un rap remixato in cui i due cantautori italiani, spiegavano al mondo intero le diverse caratteristiche di queste due tipologie di donne. l’idea di scrivere questo post, in verità mi è venuta in una piovosa mattina di febbraio, durante la quale una ragazza che conosco (sposata e con figli) mi faceva notare quanto fosse diversa la mia vita rispetto alla sua. E fin qui tutto normale, perché è una verità universalmente riconosciuta, che una donna single conduca un tipo di vita estremamente diversa rispetto ad una donna sposata. Diciamo che una donna single ha molto più tempo per concentrarsi su se stessa e sui propri interessi, mentre la donna con famiglia, purtroppo in un paese “mentalmente sottosviluppato” come il nostro, è spesso vittima di mariti il cui sport preferito è quello di stendersi sul divano e schiacciare i tasti del telecomando col pollice della mano. Tuttavia, il leitmotiv di questo blog è sempre stato che “IN AMORE, CHI E’ CAUSA DEL SUO MALE, PIANGA SE STESSO”, e quindi le donne che scelgono di sposare questi “soggetti italici” che non aiutano in casa nemmeno un po’, possono tranquillamente prendersela con la loro voglia di accasarsi e di far scorrere velocemente le lancette del loro orologio biologico. Negli altri paesi europei (parlo soprattutto di nord-Europa), i figli si concepiscono e si accudiscono in due, e non solo! Il concetto di “donna schiava, zitta e lava”, nei paesi civili non sanno manco cosa sia. L’uomo stira, accudisce i figli, li porta a scuola e va a riprenderli, fa le pulizie, cucina, e si preoccupa persino che la donna che ha sposato, abbia abbastanza tempo per se stessa.
Purtroppo qui le cose vanno in un’altra maniera: se sei donna e decidi di sposarti, nel 90% dei casi, ancora nel 2015 vai incontro al totale annullamento di te stessa: non lavori più anche se ce ne sarebbe bisogno (perché mantenere la propria indipendenza economica da un uomo, è ancora oggi un enorme vantaggio, credetemi!), oppure sei costretta a lavorare (sia in casa che fuori).
Non vedi più le tue amiche e non ti è concessa la serata settimanale di calcetto come per l’uomo. Ogni tanto ti è consentito andare in palestra, ma è molto meglio se lo fai mentre i bambini sono a scuola… anzi, se non lo fai per niente e ti dedichi completamente al mantenimento della casa, è meglio ancora: sei donna e sposata, non vorrai mica pretendere di possedere del tempo libero!
Seriamente gente, io conosco donne sposate e con figli che non si ricordano l’ultima volta in cui hanno fatto la doccia e si sono lavate i capelli, perché nessuno dà loro una mano, e crescono da sole i propri figli che però sono stati concepiti “in due”. Donne che hanno abbandonato il concetto di prendersi cura di se stesse, di uscire truccate, pettinate, o almeno un po’ in ordine. Donne che si sono deformate completamente dopo il parto, e che quando vedono le loro vecchie foto, rimpiangono quei tempi lontani in cui erano sportive e la loro linea contava ancora qualcosa.
Ed ecco qui la vita di noi donne singles: per fortuna ancora in forma (quasi tutte, ma sono del parere che al giorno d’oggi, con tutti i miracoli della cosmetica e della medicina, se una donna è brutta e deforme, allora lo è per davvero!); con pochi buonissimi amici (molti dei quali gay, con i quali ci si scambiano verità assolute e sensibilità emotive); con molti conoscenti (tra i quali, nessuno già sposato, perché le coppie sposate non escono con i singles! I singles sono soggetti da evitare, brutti e cattivi!!!); con una scatola di preservativi nel comodino e un paio sempre in borsa (non si sa mai come può svoltare una serata del resto!); con le nostre sere di solitudine passate a chattare con qualche bell’ometto, o semplicemente a letto ad ascoltare musica o leggere un libro. Con i tacchi alti e messe in tiro in una fredda serata in giro per la città con altre amiche singles, e infine, con un “cornetto scaccia-sfighe” addosso, per combattere contro tutte quelle che si sono pentite di essersi ammogliate e vorrebbero riassaporare un pezzetto della loro libertà.
Loro sono “le spose”, noi “le puttane”. Loro sono quelle che qualche anno fa i parenti applaudivano in chiesa e che si sentivano arrivate perché il “più grosso traguardo della loro vita lo avevano raggiunto”; noi siamo quelle che i traguardi nella nostra vita sono siglati da contratti che ci permettono carriere milionarie, e non da matrimoni firmati sulla carta. Noi siamo quelle che girano per le corsie dei supermercati un po’ struccate mentre scegliamo le mini porzioni per quell’unica sera che abbiamo deciso di cenare in casa da sole; loro sono quelle che spingono i carrelli mentre i bambini urlano perché vogliono l’ovetto kinder e (danno e beffa) hanno mariti che anziché pensare alla spesa, ci guardano il culo mentre gli passiamo davanti.
Ma veramente donne, le nostre nonne, zie e madri, si sono impegnate in una rivoluzione femminile molti anni fa, per sentirsi dire ancora nel 2015 che siamo divise in puttane e spose? Davvero dobbiamo essere catalogate ancora oggi come “quelle che hanno scelto la famiglia e i figli”, e quelle che decidono di restare sole perché non vogliono scendere a patti con nessuno? Davvero è bello sentir dire ancora qualcuno che una donna senza figli è una donna non completamente realizzata? Ma perché dobbiamo ancora renderci vittime e allo stesso tempo carnefici di un pensiero che ci vorrebbe “antiche” e “pre-rivoluzionarie?”. Possibile che non riusciamo a non fare a meno di un uomo che quando si lava, lascia i peli pubici nel nostro bagno e non ha nemmeno la compiacenza di sciacquarli via con la mano?
Perché non impariamo a sceglierli, o almeno ad educarli diversamente da come hanno fatto le loro madri (vittime a loro volta) e non proviamo a spiegare loro che – come dice la canzone di Luca Carboni e di Lorenzo - la nostra è soltanto una falsa divisione tra puttane e spose? Dipende solo da noi mie care. Non lasciamoci ingannare da questa società, perché la nostra battaglia non è finita in una piazza in cui venivano bruciati i reggiseni: noi combattiamo ancora ogni giorno.
Buona settimana!

domenica 1 febbraio 2015

E' TROPPO TARDI.

A chi di noi non è mai capitato di innamorarsi perdutamente di qualcuno fino allo struggimento, fino alla depressione perchè non si è contraccambiati, fino a passare ogni notte insonne senza di lui/lei, fino a sentirci dire da tutti i nostri amici che non possiamo andare avanti così.

A tutti. E’ capitato proprio a tutti per almeno una volta nella vita. Ognuno di noi quell’angoscia se la ricorda perfettamente. Sono cose che non si possono comprendere finchè uno non le vive in prima persona. Alcuni di quelli che mi stanno leggendo hanno compiuto ogni tipo di follia e gesto sconsiderato per la persona che non li contraccambiava: telefonate di notte, gesti da stalker, appostamenti fasulli, ricerche disperate sui social, incontri finto-casuali…

Poi tutto quell’ amore e quella passione finisce, ci si rassegna, si passa ad altro, si vivono nuove storie e si guarda a quella trascorsa con una sorta di “senno del poi”. Finisce lo struggimento, l’attrazione nei confronti di quella persona. Ci ritroviamo a pensarla a distanza di tempo e a dire a noi stessi “ma come ho fatto io ad avere una storia (o un’avventura di letto) con quello/quella?”. Il concetto di amore assume forme diverse, più plausibili, meno campate in aria; viviamo il sentimento con qualcuno che viene dopo e ci rendiamo conto che non torneremo mai più indietro, coi concetti “nebulosi e inconcludenti” di molto tempo prima.

Ci affidiamo a qualcun altro, ci innamoriamo, siamo felici con un’altra persona.

E POI, LUI/LEI RITORNA.

Non ditemi di no, perché lo so bene. Nell’80% delle situazioni, la persona per la quale abbiamo tanto penato in amore, torna sempre. SEMPRE. MA SEMPRE SEMPRE. Non c’è una spiegazione razionale a questo fatto. A volte da parte dell’ex oggetto del nostro desiderio, c’è la presunzione: egli è convinto che non possiamo vivere senza di lui, abituato com’è a vederci morire d’amore. Non importa quanto tempo sia passato, non importa se ora siamo felici con altri; egli vuole essere sicuro di fare ancora presa su di noi. E parliamoci chiaro: di fronte a questi ritorni non rimaniamo mai completamente indifferenti. In fin dei conti ci ricordiamo ancora di quella passione e di quello struggimento che hanno caratterizzato gli anni precedenti. Quel “brivido” provocato dall’amore non contraccambiato, fa male si, ma poca gente riesce a farne senza. Non si arriva a mettere in discussione la propria attuale relazione, certo. Però ecco, come dire, ci si fa un pensierino...si da modo ai dubbi di insinuarsi. Del resto eravamo così innamorati di quella persona…

Tuttavia arriviamo al momento dell’incontro fatidico, che può essere casuale oppure voluto, e SUBITO di fronte a quel primo approccio visivo, abbiamo la netta sensazione che in fondo sia stato molto meglio perdere quella persona che trovarla. Perché? Bè intanto perché gli anni purtroppo passano per tutti e fisicamente si cambia, talvolta si peggiora. Certi soggetti si ripresentano al nostro cospetto totalmente sicuri di poter fare di nuovo colpo su di noi, ma magari dimenticano di aver messo su dieci chili di più, oppure non si accorgono dei capelli bianchi che crescono sulle loro teste senza manco essere folti. Si dimenticano che i modi di fare e di guardarci si sono modificati, e non è solo che non fanno più presa su di noi, bensì il fatto che in passato noi li avevamo idealizzati, e allora due occhi che ci sembravano grandi, focosi e pieni di passione, vengono finalmente percepiti per ciò che sono realmente, ovvero due piccole insignificanti gemme che tentano di fissarci con aria spavalda, per capire se possono vincere ancora con noi.

Al posto degli addominali e del fisico snello, ora c’è la “famosa panzetta” e pure le maniglie sui fianchi. Il viso è più paffuto, e indubbiamente più “rugoso” rispetto a qualche tempo prima. Quella persona l’avevamo talmente idealizzata che persino il suo modo di camminare ci sembrava più figo e risoluto, mentre ora, a guardare meglio, il soggetto risulta quasi claudicante, con due gambe corte che non fanno proprio gola a nessuno, e il fisico da tappo di bottiglia.
Siamo increduli, e quasi vorremmo raccontare a noi stessi la bella storiella di un amore che non finirà mai, di un sentimento (univoco, il nostro) che non è mai svanito, ma che oggi è solo un po’ più sbiadito e razionale. Vorremmo guardare dentro noi stessi in maniera malinconica, e trovare quella persona sempre là, dove era qualche tempo prima, in fondo al nostro cuore.

E invece no, perché prima di tutto i sentimenti non vanno a comando, e poi, possono essere concepiti “a scadenza” solo se lo decidiamo noi, ovvero, solo fino al momento in cui la nostra razionalità non viene a parlarci di quanto tempo abbiamo perduto.

Si dice che la vita è una ruota che gira: oggi a te, domani a me. La sofferenza che ci infligge qualcuno del passato, un giorno lo renderà non più burattinaio, ma burattino, e prima o dopo, quel qualcuno soffrirà a sua volta, forse non proprio per noi, magari per qualcun altro che se ne frega del suo amore, o forse, dopo molto tempo, quando saremo usciti dal “mood del brutto anatroccolo”, la persona dietro alla quale morirà, saremo proprio noi. Voi che mi leggete oggi non ci credete, perché il vostro momento di sofferenza è talmente forte, che non potete credere che un giorno riguarderà proprio la persona che quella sofferenza ve la sta imponendo. E invece è così, perché ricordatevelo, nessuno è immune al dolore provocato per amore.
È proprio nei momenti di ritorno dunque, che vorremmo sentirci tutti come i meravigliosi protagonisti di un film, perché se anche la nostra città non è in California, se anche viviamo nella periferia più grigia del mondo, se anche qui non fosse Hollywood, ma Cinecittà, sarà sempre troppo figo avere la possibilità di rispondere “Mi dispiace, è troppo tardi!”.

A lunedì prossimo!

domenica 25 gennaio 2015

CONTINUERAI A FARTI SCEGLIERE O FINALMENTE SCEGLIERAI?

Nessuno sa quale sia il segreto della lunga durata di un amore. Certamente per considerarlo durevole e solido, un rapporto deve basarsi su principi fondamentali quali il rispetto reciproco, l’affetto, la comprensione, la fedeltà, e una dozzina di altri valori. In pochi però, alla domanda “quale è secondo te il segreto per una relazione duratura?”, pensano alla condivisione e alla “vicinanza” dell’avere delle cose in comune. Sembra incredibile, ma al giorno d’oggi c’è talmente tanta difficoltà ad instaurare un rapporto sentimentale con qualcuno, che quando si incontra una persona che inizia a piacerci, dimentichiamo quanto sia importante condividere con essa NON SEMPLICEMENTE le stesse passioni, ma anche il modo di vedere la vita e di rapportarsi ad essa. Nei nostri anni, c’è così tanta “fame di sentimenti veri”, che dal voler scegliere, si finisce per essere scelti. Una nota canzone di De Andrè recitava verso il finale queste parole:
“Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai”.

De Andrè aveva azzeccato in pieno la pochezza di certi rapporti amorosi, definiti come tali, solo per il bisogno che l’istinto umano ha di loro. Avete mai riflettuto su un fatto un po’ antipatico da ammettere, ossia, state insieme ai vostri partner perché LA SOCIETA’, LA VOSTRA FAMIGLIA, I VOSTRI AMICI, IL VOSTRO ENTOURAGE, NON VI VOGLIONO PENSARE SOLI, o piuttosto PERCHE’ NON SIETE CAPACI DI STARE SOLI? E quindi vi siete fatti scegliere, oppure avete scelto voi? Lo so, è una domanda un po’ antipatica, alla quale chi ha impegni sentimentali da poco o da tanto tempo non vorrebbe mai rispondere, oppure talvolta, è una domanda che si preferisce non porre a se stessi, perché le risposte spaventano assai.
Sarò impopolare, ma sempre più spesso ci si adatta all’altro, e non è per questione di presunzione o di non voler puntare in alto. Anzi, tutt’altro! Le persone che in amore si adattano o si plasmano all’altro per incapacità di stare sole, sono piene di scarsa fiducia in se stesse, e inebriate di quel “profumino d’amore” che  fa pensare loro di non poter più vivere senza di esso.

Più schematicamente, si tende a non pensare più a ciò che davvero vorremmo nei nostri partner, ma ad adattarci a come essi sono, e anzi, qualche volta a plasmarci ai loro atteggiamenti e alle loro abitudini. Certo, la realizzazione di un amore passa anche attraverso l’accettazione dell’altro: non esistono individui perfetti, tuttavia non è nemmeno detto che ciò che non accettiamo nell’altro, debba necessariamente diventare nostro.

Avere delle cose in comune con l’altro ad esempio, sapere che egli parla la nostra stessa lingua, o almeno la comprende, aver accumulato esperienze simili e che conferiscano un minimo di scambievolezza al rapporto, a mio avviso è fondamentale. Negli ultimi tempi mi è capitato di trovarmi in rapporti in cui mi sembrava di parlare una lingua diversa, dove non venivo compresa dall’altro per via di esperienze di vita differenti e quindi anche di diversi modi di ragionare. Il rapporto andava avanti, ma non perché ci si autoalimentasse a vicenda fino a saziarsi d’amore, bensì perché io non avevo il coraggio di interromperlo, perché l’idea di restare sola mi spaventava un po’ di più. Invece una volta che un rapporto termina per nostro volere o per volere dell’altro, in seguito al primo periodo di sofferenza, subentra la consapevolezza che sia andata meglio così, perché a lungo andare, le nostre vite diverse, i nostri pensieri che non collimano, i nostri argomenti che non decollano mai fino a raggiungere scambievolmente le stesse vette di una uguale dialettica, porterebbero comunque ad una fine. Dovremmo imparare a domandare a noi stessi, se il tempo che passiamo con una persona, sia effettivamente amore, oppure bisogno di colmare la nostra fame d’amore.

Si, noi nel tempo proviamo affetto nell’altro, abbiamo un’intesa sessuale che raggiunge il top, ci piace dormirgli accanto e svegliarci con lui/lei al nostro fianco, ci piace camminare mano nella mano, e sapere che la maggior parte del nostro tempo è dedicato a lui/lei, ma ciò, piuttosto che amare, significa non essere capaci di stare soli, e quindi adattarsi a qualcuno che sappiamo perfettamente non fare al caso nostro.

Sono convinta che numerosi rapporti sentimentali confondano l’amore con l’adattamento all’altro, risultato del non essere in grado di stare soli. Certi rapporti a mio avviso sono deleteri, perché sorretti da una convinzione amorosa che sul lungo periodo risulta fallimentare.
Dopo questo post continuerete a farvi scegliere, o finalmente sceglierete?

A lunedì prossimo!

domenica 18 gennaio 2015

AMORE FA RIMA CON LIBERTA'.

Per tutto il week end ho riflettuto su quale argomento trattare questa settimana. Sono sincera, avevo paura di passare per provocatrice, però allo stesso tempo sentivo anche il bisogno di dire un po’ la mia. Certo che le vite di chi legge questo blog non cambiano (ed è una fortuna che sia così), e certo che un post nel cui titolo compare la parola “libertà”, è assolutamente rispettoso – appunto - della libertà e delle scelte altrui. Se c’è una cosa che questa settimana appena trascorsa ci hanno insegnato i fatti di “Charlie”, è proprio che il mondo è meraviglioso perché composto di una varietà di pensieri che sarebbe sempre bello poter esprimere.

Quindi l’avvertenza per chi mi legge è “QUESTO POST NON E’ UNA PROVOCAZIONE, NON E’ UN ATTACCO, E NON RAPPRESENTA UNA MANIERA DI INTACCARE IL VOSTRO MODO DI VIVERE LE RELAZIONI. LE VOSTRE SCELTE SONO VOSTRE, E NESSUNO HA IL DIRITTO DI DIRVI QUALE SIA LA STRADA GIUSTA DA PERCORRERE. IO MEN CHE MENO…”. Ciò premesso, vado avanti.

Nella mia vita ho sempre inseguito un valore per me importante: la libertà. Mi sono sempre sentita libera di esprimere le mie idee e il mio dissenso in maniera abbastanza rispettosa. Talvolta non ho rispettato qualcuno, e di questo mi scuso, ma è pur vero che la libertà di un individuo, finisce  dove inizia quella di un altro. In particolare ho creduto sempre che fosse fondamentale in ogni relazione sentimentale, sentirsi liberi nel rispetto altrui. In che modo? Andando avanti con la propria vita di tutti i giorni anche quando si sta insieme a qualcuno, e lasciando a quel qualcuno, la facoltà di decidere per sé a sua volta. Non è che non sia brava a scendere a compromessi: anzi, mi ritengo una persona talmente sincera e rispettosa, che spesso e volentieri mi sono messa in discussione con i miei partner per (come dire) andargli incontro. Forse il compromesso non è il mio “piatto forte”, però amando ho imparato anche a “cucinarlo”. Il rapporto era equilibrato solo finchè anche dall’altra parte, esisteva la volontà di trovare un punto d’incontro. Certo, la metà di una strada non è sempre semplice da percorrere: in un rapporto ci sono talvolta frustrazioni, e cose non dette. Eppure vi assicuro che se alla base di tutto c’è una massiccia dose di rispetto e di amore, andare incontro all’altro diventa persino piacevole, perché ci apre la mente a dei mondi sconosciuti che non abbiamo mai avuto il coraggio di scoprire.

Le persone single spesso fanno molte cose da sole: un single è per definizione uno che per non crucciarsi della propria solitudine, si tiene costantemente impegnato. I singles praticano sport, viaggiano, passano del tempo con gli amici, si dilettano con i loro hobbies, escono, E IN ULTIMO, SPESSO PASSANO ANCHE TANTO TEMPO DA SOLI, E PASSARE DEL TEMPO DA SOLI, ULTIMAMENTE APPARE DIFFICILISSIMO PER TANTI. La solitudine è una brutta bestia, però, è anche importante per imparare a stare al mondo. Per questo motivo, anche se ogni tanto mi attanaglia e da essere umano la soffro, nel tempo l’ho fatta mia ed è diventata una mia alleata inseparabile, al punto che, non riesco a concepire di avere una relazione con un uomo, se ogni tanto non resto anche completamente sola, oppure se non passo del tempo con delle persone che siano diverse da lui.

Mi rendo conto di possedere un concetto di libertà molto difficile da comprendere per molti: intanto, non mi disturba stare sola. Da sola ho sempre una moltitudine di cose "mie" da fare.
Non mi ritengo immune dalla paura di (re)stare sola; a volte – come dicevo sopra - mi lagno ANCHE della solitudine, perché umanamente ci sono momenti in cui la soffro (in particolare al termine di una relazione). Però guardo anche le famiglie di amici e conoscenti e penso che sia un concetto troppo lontano da me.
Questo perche' detesto "invischiarmi", ovvero detesto rinunciare alle mie scelte, al mio tempo organizzato come dico io, al mio letto tutto per me. Se il mio letto è occupato per più di 48 ore da un altro individuo (che sia esso un partner o un amico) io mi sento male e ho bisogno di scappare.

Se ho programmato un viaggio tutto mio e "l'altra persona" non viene con me per "X" motivi, salgo su un aereo e parto, e inizio a "respirare". Questa estate ho pianto, perché la persona con cui stavo non poteva partire con me. Però il giorno dopo ho iniziato ad “accarezzare” me stessa con tutto ciò che di nuovo il mio viaggio ha saputo regalarmi: emozioni, amici e consapevolezza.
Non mi stupisce che le mie relazioni siano intervallate da momenti di singletudine più o meno lunghi, perché io non so scendere a compromessi riguardo al mio tempo da sola, e non per una questione di egoismo.

Moltissime persone non comprendono tutto ciò. I miei uomini spesso non mi hanno compresa e hanno pensato che "la mia maniera" fosse incapacità di amare. Invece io amo, e vi assicuro che sempre mi sono donata all'altro in modo totale, e spaccandomi letteralmente il cuore d'amore. Molto spesso l'amore ha distrutto la mia vita perché io me la sono lasciata distruggere, e non ho ancora capito se ho fatto bene o male.
Tuttavia la mia libertà è fondamentale: sono fondamentali le mie aspirazioni, il mio tempo con me e per me, e soprattutto il tempo con i miei amici e con la mia famiglia, ma non sono disposta a barattarlo. Non lo faccio per il mio lavoro, e non lo farei per un uomo.

Per me libertà è sinonimo di amore. Se mi ami, ti fidi e mi lasci libera. Se non mi ami, provi erroneamente a tarparmi le ali, e può darsi che per un po' di tempo ti dica anche bene, però poi mi sveglio dal coma, e lì, è la fine.
Sono stata tradita per aver rispettato la libertà di un uomo, perché le persone non comprendono il mio modo di pensare e ne approfittano.
Ecco, vorrei invitare tutti a ripensare ad un concetto relazionale diverso, che però vi darà molto in cambio secondo me, ovvero VOI, e poi VOI insieme all'altro.


So che starò sola per molto tempo dopo la fine della mia ultima storia: è il prezzo che ho deciso di pagare per essere amata davvero da chi sceglierà di farlo e di accettarmi per come sono.

domenica 11 gennaio 2015

LA CASTITA'.

Non chiedetemi come sia potuto accadere, ma da queste parti qualcuno ha optato persino per la castità. Non bastavano le diete, le ore passate a fare jogging pur di smaltire i chili di troppo, le preghiere che ci hanno insegnato a recitare in chiesa dopo che avevamo fatto peccato… Mo’ abbiamo deciso pure di diventare casti?

Un tempo si era molto fighi se si collezionavano molte donne, se ogni sera si aveva la fortuna di uscire con una diversa, se le prestazioni sessuali erano durature e continuative nel tempo, indipendentemente dall’età.

Oggi, il vero figo è colui che se lo tiene chiuso nei pantaloni, o colei che non la smolla manco a pagarla.

No no, non sto parlando dei testimoni di Geova, che vanno in giro per la città e suonano ai nostri citofoni il sabato pomeriggio alle 15.30 in piena estate; e nemmeno dei neo catecumenali, che in teoria dovrebbero scegliere di fare all’amore “nei giorni giusti” (quelli del non concepimento… tipo “ferie programmate” a lavoro, tanto per capirci!!!). Niente di tutto questo! la religione non c’entra, gli usi e costumi nemmeno, le credenze mistiche neanche!

Qui parliamo proprio di gente che volutamente decide di non fare sesso.

 

E’ vero, c’è stata una crescita esponenziale di malattie sessualmente trasmettibili. L’avvento dell’aids (non solo tra le coppie gay) e di tutta una serie di virus, hanno decisamente aumentato le nostre ansie. Ormai, non si dovrebbe mai più fare sesso senza essersi prima protetti a dovere (anche se sempre più spesso sono in molti a tirarsi indietro non appena arriva il momento di “infilare il pesciolino gommato”), fatto sta che un elevato numero di persone, ha sempre più paura di contagiarsi attraverso l’altro, e questo è motivo di rinuncia per alcuni. Il preservativo forse ha salvato le vite di molti di noi: l’avreste mai detto? Un palloncino gonfiabile in lattice, resistente più o meno a qualsiasi tipo d’urto o impatto (ma attenzione alle unghie taglienti), ci ha consentito di vivere in santa pace la nostra vita sessuale, difendendo anche noi donne dalle gravidanze indesiderate. Eppure, tuttora tanta gente decide di non avere rapporti anziché essere costretta ad usarlo. In un mondo che gira troppo in fretta, si ha paura di “perdere il momento” anche quando si fa l’amore. Si temono le figuracce, gli improvvisi “abbandoni dell’erezione del membro maschile” proprio sul più bello, la perdita di tempo nel doverlo scartare, posizionare, infilare, e usare. Paradossalmente si ha più paura di queste cose che della reale possibilità di prendersi brutte malattie.

 

Ma qui oggi non volevo tanto parlare di questo, quanto del repentino e brusco allontanamento fisico che c’è stato sul pianeta uomo-donna.

In maniera quasi inspiegabile infatti, oggigiorno gli uomini e le donne vivono in sfida continua: non c’è più collaborazione, non ci sono più i ruoli, non si capisce più chi è che deve fare il primo passo, e chi invece è meglio che resti a guardare e attendere. Gli uomini e le donne sono diventati nemici che minano al normale proseguimento delle relazioni, e in qualche maniera, anche alla procreazione della specie. Gli uomini e le donne, oggi sono pianeti lontani, che non hanno alcuna voglia di venirsi incontro, di darsi un appuntamento a metà strada, di capire i reali ed effettivi bisogni gli uni degli altri.

Hanno paura di scambiarsi troppe effusioni, perché non sono certi di essere ancora capaci di amare; hanno paura a parlare di futuro, perché la precarietà li ha costretti a ragionare sul momento. Temono di scambiarsi fiducia reciproca, perché vivono in un mondo che ci ha insegnato a fregarci a vicenda per farci sopravvivere.

E’ normale quindi, che ci sia una reale e oggettiva difficoltà anche a consumare rapporti fisici che abbiano (o non abbiano) una durata. Siamo sempre più sfiduciati riguardo all’ altro, timorosi di aspettarci molto e di chiederlo anche. Non vediamo più il sesso come un donarsi reciproco, e nemmeno come (ahinoi!) un normale sfogo che ci consenta di essere meno umorali e in generale più sereni. Anzi, se si tratta di donarsi, non vogliamo saperne nella maniera più assoluta, e se invece volessimo solo sfogarci fisicamente, preferiremmo di più prendere a calci e pugni un sacco da boxe, farci un’ora di corsa sul tapis roulant, oppure cinquanta vasche in piscina.

Il calcolo delle calorie non lo facciamo più a letto, ma col contapassi che vendono al Decathlon.

 

Non è un post che fa ridere questo. O meglio, forse un po’ lo è, ma in fondo, nasconde anche molta amarezza. L’amarezza di sapere che non siamo proprio sicuri di tornare a quei bei tempi andati, in cui una sera si invitava un tipo a salire a casa nostra, e con lui si decideva di esplorare confini sconosciuti. L’amarezza nel fatto che l’uomo nel tempo ha perso virilità e sicurezza di se’ e che piuttosto che concludere una serata col sano e vecchio “sfogo fisico”, preferisce fuggire con la coda tra le gambe, lasciando la donna con un punto interrogativo sulla testa a domandarsi cosa non va in lei.

 

Individualmente, non c’è proprio niente che non va in ognuno di noi. Se invece ci guardiamo dal punto di vista “della collettività”, possiamo dire di aver bisogno di tornare ad avere una fiducia reciproca, che ci porterà di nuovo ad appartenerci scambievolmente attraverso le gioie del sesso.

domenica 4 gennaio 2015

IL BELLO DELLA SOLIDARIETA' TRA UOMINI.

Rispetto a quanto scritto qualche settimana fa, quando parlai dell’importanza della solidarietà femminile, la vita sociale degli uomini con gli altri uomini è molto molto più semplice rispetto a quella di noi donne con le altre donne, e questo forse perché gli uomini sono molto meno competitivi. Non è una verità universalmente riconosciuta, però diciamo che se ci sono “questioni” sulle quali competere, gli uomini si limitano ai tornei di Play Station o al campionato di calcio. Su certi argomenti, noi donne che ci critichiamo l’una con l’altra anche per un filo di cellulite, restiamo davvero basite, perché per una partita persa a calcio, gli uomini fanno più o meno le nostre scenate di quando ai saldi al 50%, ci prendiamo a capelli l’una con l’altra per accaparrarci l’ultimo paio di scarpe rimasto.

Ma ciò che degli uomini mi piace davvero, e la cosa in cui li ammiro di più per la scarsa competitività, sono le relazioni sentimentali. Diciamocelo: statisticamente un uomo non entra APERTAMENTE (ripeto, apertamente) in conflitto con un altro uomo per conquistare una donna. Magari soffre in silenzio se è costretto a vederla nelle braccia dell’altro, ma in linea di massima, a mio avviso, sono rimasti veramente in pochi quelli pronti a criticarsi l’uno con l’altro, o a prendersi a pugni per una donna. Altra storia avviene quando devono criticare i prescelti di fronte a noi. Allora in quel frangente li distruggono su tutti i fronti: per ciò che riguarda il fisico, la comprensione e la sensibilità nei confronti di una donna, l’eleganza nel mangiare a tavola, ecc.

Se un uomo deve criticare un altro uomo, lo critica, ma sempre mantenendo una sua dignità personale, in base alla quale (di fronte a noi) fa finta di non sentirsi inferiore rispetto all’altro. Magari ci si sente e ci muore ogni giorno per questo motivo, ma davanti a noi non lo dirà mai.
Il concetto di dignità degli uomini è uno dei miei preferiti, ed è una di quelle questioni che davvero mi porta ad adorarli: se un uomo viene lasciato per un altro, piange, si dispera, ma qualche tempo dopo non teme i confronti, perché sa di essere migliore dell’altro, e sa che a perderci è stata la loro ex. Inoltre, poiché è sempre valida la statistica secondo la quale sul pianeta terra esisterebbe un uomo per ogni sette donne, un uomo abbandonato o tradito, ci mette molto meno tempo a trovare un’altra donna sulla sua strada, che sia per ragioni di cuore, o per mero sesso.

A meno che non siano gay, gli uomini non sono gelosi l’uno dell’altro, ma semplicemente si accettano per quello che sono. Si, può capitare che un compagno di calcetto abbia un fisico migliore del loro, ma di certo non entreranno in analisi per quel motivo, né diventeranno anoressici o smetteranno di mangiare come invece facciamo noi. E cosa più importante: non criticheranno mai il compagno di calcetto, anzi! Gli daranno una pacca sulla spalla, si complimenteranno per il bicipite, e magari, con estrema complicità, si faranno anche passare la loro dieta, o il programma che scrupolosamente seguono in palestra. Per un uomo, la critica di un altro uomo non è quasi mai un’offesa, bensì, una maniera per spronarsi l’uno con l’altro a migliorarsi.

Forse uno dei motivi che più fa entrare in crisi un uomo (portandolo a fare dei paragoni), è la cosiddetta “importanza delle misure”. Gli uomini ragionano come se in testa avessero un righello: molti di loro credono che l’unica cosa di cui si deve essere dotati per conquistare una donna, sia una misura del loro membro che arrivi almeno a dodici centimetri. Ecco, è lì che sotto la doccia dopo gli allenamenti, ridono tra loro per “questioni di misure”.

Adoro gli uomini e la solidarietà maschile che esiste tra loro, così lontana da quella femminile. Avevo un ex una volta che mollai perché semplicemente non lo amavo più. Negli anni che seguirono continuai a frequentare la sua compagnia di amici (che poi era anche la mia), e nonostante non fossi totalmente indifferente in quanto donna a questi ultimi, ognuno di loro mi diceva che per loro ero asessuata perché avevano rispetto per il mio ex, e non si sarebbero mai permessi di avere nemmeno un flirt con una che era stata la sua donna. La loro amicizia era troppo basata sul rispetto l’uno dell’altro. Mi faceva ridere questa cosa, eppure anche riflettere: tra donne, se ci piace un uomo non guardiamo in faccia nessuno. Andiamo lì e ce lo prendiamo. Magari litighiamo anche con le nostre amiche per averlo, ma ce lo prendiamo. ORA LE PIU’ IPOCRITE DIRANNO CHE NO, NON E’ AFFATTO COSì, CHE ABBIAMO MOLTO RISPETTO DEGLI UOMINI ALTRUI. Balle! Al minimo accenno di interesse da parte di quei maschietti, o anche di fronte ad una spietata corte, non c’è solidarietà femminile che tenga.


La solidarietà maschile è una delle cose dalle quali noi donne abbiamo molto da imparare. Ci farebbe bene un po’ a tutte una bella “infarinatura” di bontà e correttezza reciproca che non ci portasse più a tirarci i capelli l’una con l’altra.