domenica 25 gennaio 2015

CONTINUERAI A FARTI SCEGLIERE O FINALMENTE SCEGLIERAI?

Nessuno sa quale sia il segreto della lunga durata di un amore. Certamente per considerarlo durevole e solido, un rapporto deve basarsi su principi fondamentali quali il rispetto reciproco, l’affetto, la comprensione, la fedeltà, e una dozzina di altri valori. In pochi però, alla domanda “quale è secondo te il segreto per una relazione duratura?”, pensano alla condivisione e alla “vicinanza” dell’avere delle cose in comune. Sembra incredibile, ma al giorno d’oggi c’è talmente tanta difficoltà ad instaurare un rapporto sentimentale con qualcuno, che quando si incontra una persona che inizia a piacerci, dimentichiamo quanto sia importante condividere con essa NON SEMPLICEMENTE le stesse passioni, ma anche il modo di vedere la vita e di rapportarsi ad essa. Nei nostri anni, c’è così tanta “fame di sentimenti veri”, che dal voler scegliere, si finisce per essere scelti. Una nota canzone di De Andrè recitava verso il finale queste parole:
“Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai”.

De Andrè aveva azzeccato in pieno la pochezza di certi rapporti amorosi, definiti come tali, solo per il bisogno che l’istinto umano ha di loro. Avete mai riflettuto su un fatto un po’ antipatico da ammettere, ossia, state insieme ai vostri partner perché LA SOCIETA’, LA VOSTRA FAMIGLIA, I VOSTRI AMICI, IL VOSTRO ENTOURAGE, NON VI VOGLIONO PENSARE SOLI, o piuttosto PERCHE’ NON SIETE CAPACI DI STARE SOLI? E quindi vi siete fatti scegliere, oppure avete scelto voi? Lo so, è una domanda un po’ antipatica, alla quale chi ha impegni sentimentali da poco o da tanto tempo non vorrebbe mai rispondere, oppure talvolta, è una domanda che si preferisce non porre a se stessi, perché le risposte spaventano assai.
Sarò impopolare, ma sempre più spesso ci si adatta all’altro, e non è per questione di presunzione o di non voler puntare in alto. Anzi, tutt’altro! Le persone che in amore si adattano o si plasmano all’altro per incapacità di stare sole, sono piene di scarsa fiducia in se stesse, e inebriate di quel “profumino d’amore” che  fa pensare loro di non poter più vivere senza di esso.

Più schematicamente, si tende a non pensare più a ciò che davvero vorremmo nei nostri partner, ma ad adattarci a come essi sono, e anzi, qualche volta a plasmarci ai loro atteggiamenti e alle loro abitudini. Certo, la realizzazione di un amore passa anche attraverso l’accettazione dell’altro: non esistono individui perfetti, tuttavia non è nemmeno detto che ciò che non accettiamo nell’altro, debba necessariamente diventare nostro.

Avere delle cose in comune con l’altro ad esempio, sapere che egli parla la nostra stessa lingua, o almeno la comprende, aver accumulato esperienze simili e che conferiscano un minimo di scambievolezza al rapporto, a mio avviso è fondamentale. Negli ultimi tempi mi è capitato di trovarmi in rapporti in cui mi sembrava di parlare una lingua diversa, dove non venivo compresa dall’altro per via di esperienze di vita differenti e quindi anche di diversi modi di ragionare. Il rapporto andava avanti, ma non perché ci si autoalimentasse a vicenda fino a saziarsi d’amore, bensì perché io non avevo il coraggio di interromperlo, perché l’idea di restare sola mi spaventava un po’ di più. Invece una volta che un rapporto termina per nostro volere o per volere dell’altro, in seguito al primo periodo di sofferenza, subentra la consapevolezza che sia andata meglio così, perché a lungo andare, le nostre vite diverse, i nostri pensieri che non collimano, i nostri argomenti che non decollano mai fino a raggiungere scambievolmente le stesse vette di una uguale dialettica, porterebbero comunque ad una fine. Dovremmo imparare a domandare a noi stessi, se il tempo che passiamo con una persona, sia effettivamente amore, oppure bisogno di colmare la nostra fame d’amore.

Si, noi nel tempo proviamo affetto nell’altro, abbiamo un’intesa sessuale che raggiunge il top, ci piace dormirgli accanto e svegliarci con lui/lei al nostro fianco, ci piace camminare mano nella mano, e sapere che la maggior parte del nostro tempo è dedicato a lui/lei, ma ciò, piuttosto che amare, significa non essere capaci di stare soli, e quindi adattarsi a qualcuno che sappiamo perfettamente non fare al caso nostro.

Sono convinta che numerosi rapporti sentimentali confondano l’amore con l’adattamento all’altro, risultato del non essere in grado di stare soli. Certi rapporti a mio avviso sono deleteri, perché sorretti da una convinzione amorosa che sul lungo periodo risulta fallimentare.
Dopo questo post continuerete a farvi scegliere, o finalmente sceglierete?

A lunedì prossimo!

domenica 18 gennaio 2015

AMORE FA RIMA CON LIBERTA'.

Per tutto il week end ho riflettuto su quale argomento trattare questa settimana. Sono sincera, avevo paura di passare per provocatrice, però allo stesso tempo sentivo anche il bisogno di dire un po’ la mia. Certo che le vite di chi legge questo blog non cambiano (ed è una fortuna che sia così), e certo che un post nel cui titolo compare la parola “libertà”, è assolutamente rispettoso – appunto - della libertà e delle scelte altrui. Se c’è una cosa che questa settimana appena trascorsa ci hanno insegnato i fatti di “Charlie”, è proprio che il mondo è meraviglioso perché composto di una varietà di pensieri che sarebbe sempre bello poter esprimere.

Quindi l’avvertenza per chi mi legge è “QUESTO POST NON E’ UNA PROVOCAZIONE, NON E’ UN ATTACCO, E NON RAPPRESENTA UNA MANIERA DI INTACCARE IL VOSTRO MODO DI VIVERE LE RELAZIONI. LE VOSTRE SCELTE SONO VOSTRE, E NESSUNO HA IL DIRITTO DI DIRVI QUALE SIA LA STRADA GIUSTA DA PERCORRERE. IO MEN CHE MENO…”. Ciò premesso, vado avanti.

Nella mia vita ho sempre inseguito un valore per me importante: la libertà. Mi sono sempre sentita libera di esprimere le mie idee e il mio dissenso in maniera abbastanza rispettosa. Talvolta non ho rispettato qualcuno, e di questo mi scuso, ma è pur vero che la libertà di un individuo, finisce  dove inizia quella di un altro. In particolare ho creduto sempre che fosse fondamentale in ogni relazione sentimentale, sentirsi liberi nel rispetto altrui. In che modo? Andando avanti con la propria vita di tutti i giorni anche quando si sta insieme a qualcuno, e lasciando a quel qualcuno, la facoltà di decidere per sé a sua volta. Non è che non sia brava a scendere a compromessi: anzi, mi ritengo una persona talmente sincera e rispettosa, che spesso e volentieri mi sono messa in discussione con i miei partner per (come dire) andargli incontro. Forse il compromesso non è il mio “piatto forte”, però amando ho imparato anche a “cucinarlo”. Il rapporto era equilibrato solo finchè anche dall’altra parte, esisteva la volontà di trovare un punto d’incontro. Certo, la metà di una strada non è sempre semplice da percorrere: in un rapporto ci sono talvolta frustrazioni, e cose non dette. Eppure vi assicuro che se alla base di tutto c’è una massiccia dose di rispetto e di amore, andare incontro all’altro diventa persino piacevole, perché ci apre la mente a dei mondi sconosciuti che non abbiamo mai avuto il coraggio di scoprire.

Le persone single spesso fanno molte cose da sole: un single è per definizione uno che per non crucciarsi della propria solitudine, si tiene costantemente impegnato. I singles praticano sport, viaggiano, passano del tempo con gli amici, si dilettano con i loro hobbies, escono, E IN ULTIMO, SPESSO PASSANO ANCHE TANTO TEMPO DA SOLI, E PASSARE DEL TEMPO DA SOLI, ULTIMAMENTE APPARE DIFFICILISSIMO PER TANTI. La solitudine è una brutta bestia, però, è anche importante per imparare a stare al mondo. Per questo motivo, anche se ogni tanto mi attanaglia e da essere umano la soffro, nel tempo l’ho fatta mia ed è diventata una mia alleata inseparabile, al punto che, non riesco a concepire di avere una relazione con un uomo, se ogni tanto non resto anche completamente sola, oppure se non passo del tempo con delle persone che siano diverse da lui.

Mi rendo conto di possedere un concetto di libertà molto difficile da comprendere per molti: intanto, non mi disturba stare sola. Da sola ho sempre una moltitudine di cose "mie" da fare.
Non mi ritengo immune dalla paura di (re)stare sola; a volte – come dicevo sopra - mi lagno ANCHE della solitudine, perché umanamente ci sono momenti in cui la soffro (in particolare al termine di una relazione). Però guardo anche le famiglie di amici e conoscenti e penso che sia un concetto troppo lontano da me.
Questo perche' detesto "invischiarmi", ovvero detesto rinunciare alle mie scelte, al mio tempo organizzato come dico io, al mio letto tutto per me. Se il mio letto è occupato per più di 48 ore da un altro individuo (che sia esso un partner o un amico) io mi sento male e ho bisogno di scappare.

Se ho programmato un viaggio tutto mio e "l'altra persona" non viene con me per "X" motivi, salgo su un aereo e parto, e inizio a "respirare". Questa estate ho pianto, perché la persona con cui stavo non poteva partire con me. Però il giorno dopo ho iniziato ad “accarezzare” me stessa con tutto ciò che di nuovo il mio viaggio ha saputo regalarmi: emozioni, amici e consapevolezza.
Non mi stupisce che le mie relazioni siano intervallate da momenti di singletudine più o meno lunghi, perché io non so scendere a compromessi riguardo al mio tempo da sola, e non per una questione di egoismo.

Moltissime persone non comprendono tutto ciò. I miei uomini spesso non mi hanno compresa e hanno pensato che "la mia maniera" fosse incapacità di amare. Invece io amo, e vi assicuro che sempre mi sono donata all'altro in modo totale, e spaccandomi letteralmente il cuore d'amore. Molto spesso l'amore ha distrutto la mia vita perché io me la sono lasciata distruggere, e non ho ancora capito se ho fatto bene o male.
Tuttavia la mia libertà è fondamentale: sono fondamentali le mie aspirazioni, il mio tempo con me e per me, e soprattutto il tempo con i miei amici e con la mia famiglia, ma non sono disposta a barattarlo. Non lo faccio per il mio lavoro, e non lo farei per un uomo.

Per me libertà è sinonimo di amore. Se mi ami, ti fidi e mi lasci libera. Se non mi ami, provi erroneamente a tarparmi le ali, e può darsi che per un po' di tempo ti dica anche bene, però poi mi sveglio dal coma, e lì, è la fine.
Sono stata tradita per aver rispettato la libertà di un uomo, perché le persone non comprendono il mio modo di pensare e ne approfittano.
Ecco, vorrei invitare tutti a ripensare ad un concetto relazionale diverso, che però vi darà molto in cambio secondo me, ovvero VOI, e poi VOI insieme all'altro.


So che starò sola per molto tempo dopo la fine della mia ultima storia: è il prezzo che ho deciso di pagare per essere amata davvero da chi sceglierà di farlo e di accettarmi per come sono.

domenica 11 gennaio 2015

LA CASTITA'.

Non chiedetemi come sia potuto accadere, ma da queste parti qualcuno ha optato persino per la castità. Non bastavano le diete, le ore passate a fare jogging pur di smaltire i chili di troppo, le preghiere che ci hanno insegnato a recitare in chiesa dopo che avevamo fatto peccato… Mo’ abbiamo deciso pure di diventare casti?

Un tempo si era molto fighi se si collezionavano molte donne, se ogni sera si aveva la fortuna di uscire con una diversa, se le prestazioni sessuali erano durature e continuative nel tempo, indipendentemente dall’età.

Oggi, il vero figo è colui che se lo tiene chiuso nei pantaloni, o colei che non la smolla manco a pagarla.

No no, non sto parlando dei testimoni di Geova, che vanno in giro per la città e suonano ai nostri citofoni il sabato pomeriggio alle 15.30 in piena estate; e nemmeno dei neo catecumenali, che in teoria dovrebbero scegliere di fare all’amore “nei giorni giusti” (quelli del non concepimento… tipo “ferie programmate” a lavoro, tanto per capirci!!!). Niente di tutto questo! la religione non c’entra, gli usi e costumi nemmeno, le credenze mistiche neanche!

Qui parliamo proprio di gente che volutamente decide di non fare sesso.

 

E’ vero, c’è stata una crescita esponenziale di malattie sessualmente trasmettibili. L’avvento dell’aids (non solo tra le coppie gay) e di tutta una serie di virus, hanno decisamente aumentato le nostre ansie. Ormai, non si dovrebbe mai più fare sesso senza essersi prima protetti a dovere (anche se sempre più spesso sono in molti a tirarsi indietro non appena arriva il momento di “infilare il pesciolino gommato”), fatto sta che un elevato numero di persone, ha sempre più paura di contagiarsi attraverso l’altro, e questo è motivo di rinuncia per alcuni. Il preservativo forse ha salvato le vite di molti di noi: l’avreste mai detto? Un palloncino gonfiabile in lattice, resistente più o meno a qualsiasi tipo d’urto o impatto (ma attenzione alle unghie taglienti), ci ha consentito di vivere in santa pace la nostra vita sessuale, difendendo anche noi donne dalle gravidanze indesiderate. Eppure, tuttora tanta gente decide di non avere rapporti anziché essere costretta ad usarlo. In un mondo che gira troppo in fretta, si ha paura di “perdere il momento” anche quando si fa l’amore. Si temono le figuracce, gli improvvisi “abbandoni dell’erezione del membro maschile” proprio sul più bello, la perdita di tempo nel doverlo scartare, posizionare, infilare, e usare. Paradossalmente si ha più paura di queste cose che della reale possibilità di prendersi brutte malattie.

 

Ma qui oggi non volevo tanto parlare di questo, quanto del repentino e brusco allontanamento fisico che c’è stato sul pianeta uomo-donna.

In maniera quasi inspiegabile infatti, oggigiorno gli uomini e le donne vivono in sfida continua: non c’è più collaborazione, non ci sono più i ruoli, non si capisce più chi è che deve fare il primo passo, e chi invece è meglio che resti a guardare e attendere. Gli uomini e le donne sono diventati nemici che minano al normale proseguimento delle relazioni, e in qualche maniera, anche alla procreazione della specie. Gli uomini e le donne, oggi sono pianeti lontani, che non hanno alcuna voglia di venirsi incontro, di darsi un appuntamento a metà strada, di capire i reali ed effettivi bisogni gli uni degli altri.

Hanno paura di scambiarsi troppe effusioni, perché non sono certi di essere ancora capaci di amare; hanno paura a parlare di futuro, perché la precarietà li ha costretti a ragionare sul momento. Temono di scambiarsi fiducia reciproca, perché vivono in un mondo che ci ha insegnato a fregarci a vicenda per farci sopravvivere.

E’ normale quindi, che ci sia una reale e oggettiva difficoltà anche a consumare rapporti fisici che abbiano (o non abbiano) una durata. Siamo sempre più sfiduciati riguardo all’ altro, timorosi di aspettarci molto e di chiederlo anche. Non vediamo più il sesso come un donarsi reciproco, e nemmeno come (ahinoi!) un normale sfogo che ci consenta di essere meno umorali e in generale più sereni. Anzi, se si tratta di donarsi, non vogliamo saperne nella maniera più assoluta, e se invece volessimo solo sfogarci fisicamente, preferiremmo di più prendere a calci e pugni un sacco da boxe, farci un’ora di corsa sul tapis roulant, oppure cinquanta vasche in piscina.

Il calcolo delle calorie non lo facciamo più a letto, ma col contapassi che vendono al Decathlon.

 

Non è un post che fa ridere questo. O meglio, forse un po’ lo è, ma in fondo, nasconde anche molta amarezza. L’amarezza di sapere che non siamo proprio sicuri di tornare a quei bei tempi andati, in cui una sera si invitava un tipo a salire a casa nostra, e con lui si decideva di esplorare confini sconosciuti. L’amarezza nel fatto che l’uomo nel tempo ha perso virilità e sicurezza di se’ e che piuttosto che concludere una serata col sano e vecchio “sfogo fisico”, preferisce fuggire con la coda tra le gambe, lasciando la donna con un punto interrogativo sulla testa a domandarsi cosa non va in lei.

 

Individualmente, non c’è proprio niente che non va in ognuno di noi. Se invece ci guardiamo dal punto di vista “della collettività”, possiamo dire di aver bisogno di tornare ad avere una fiducia reciproca, che ci porterà di nuovo ad appartenerci scambievolmente attraverso le gioie del sesso.

domenica 4 gennaio 2015

IL BELLO DELLA SOLIDARIETA' TRA UOMINI.

Rispetto a quanto scritto qualche settimana fa, quando parlai dell’importanza della solidarietà femminile, la vita sociale degli uomini con gli altri uomini è molto molto più semplice rispetto a quella di noi donne con le altre donne, e questo forse perché gli uomini sono molto meno competitivi. Non è una verità universalmente riconosciuta, però diciamo che se ci sono “questioni” sulle quali competere, gli uomini si limitano ai tornei di Play Station o al campionato di calcio. Su certi argomenti, noi donne che ci critichiamo l’una con l’altra anche per un filo di cellulite, restiamo davvero basite, perché per una partita persa a calcio, gli uomini fanno più o meno le nostre scenate di quando ai saldi al 50%, ci prendiamo a capelli l’una con l’altra per accaparrarci l’ultimo paio di scarpe rimasto.

Ma ciò che degli uomini mi piace davvero, e la cosa in cui li ammiro di più per la scarsa competitività, sono le relazioni sentimentali. Diciamocelo: statisticamente un uomo non entra APERTAMENTE (ripeto, apertamente) in conflitto con un altro uomo per conquistare una donna. Magari soffre in silenzio se è costretto a vederla nelle braccia dell’altro, ma in linea di massima, a mio avviso, sono rimasti veramente in pochi quelli pronti a criticarsi l’uno con l’altro, o a prendersi a pugni per una donna. Altra storia avviene quando devono criticare i prescelti di fronte a noi. Allora in quel frangente li distruggono su tutti i fronti: per ciò che riguarda il fisico, la comprensione e la sensibilità nei confronti di una donna, l’eleganza nel mangiare a tavola, ecc.

Se un uomo deve criticare un altro uomo, lo critica, ma sempre mantenendo una sua dignità personale, in base alla quale (di fronte a noi) fa finta di non sentirsi inferiore rispetto all’altro. Magari ci si sente e ci muore ogni giorno per questo motivo, ma davanti a noi non lo dirà mai.
Il concetto di dignità degli uomini è uno dei miei preferiti, ed è una di quelle questioni che davvero mi porta ad adorarli: se un uomo viene lasciato per un altro, piange, si dispera, ma qualche tempo dopo non teme i confronti, perché sa di essere migliore dell’altro, e sa che a perderci è stata la loro ex. Inoltre, poiché è sempre valida la statistica secondo la quale sul pianeta terra esisterebbe un uomo per ogni sette donne, un uomo abbandonato o tradito, ci mette molto meno tempo a trovare un’altra donna sulla sua strada, che sia per ragioni di cuore, o per mero sesso.

A meno che non siano gay, gli uomini non sono gelosi l’uno dell’altro, ma semplicemente si accettano per quello che sono. Si, può capitare che un compagno di calcetto abbia un fisico migliore del loro, ma di certo non entreranno in analisi per quel motivo, né diventeranno anoressici o smetteranno di mangiare come invece facciamo noi. E cosa più importante: non criticheranno mai il compagno di calcetto, anzi! Gli daranno una pacca sulla spalla, si complimenteranno per il bicipite, e magari, con estrema complicità, si faranno anche passare la loro dieta, o il programma che scrupolosamente seguono in palestra. Per un uomo, la critica di un altro uomo non è quasi mai un’offesa, bensì, una maniera per spronarsi l’uno con l’altro a migliorarsi.

Forse uno dei motivi che più fa entrare in crisi un uomo (portandolo a fare dei paragoni), è la cosiddetta “importanza delle misure”. Gli uomini ragionano come se in testa avessero un righello: molti di loro credono che l’unica cosa di cui si deve essere dotati per conquistare una donna, sia una misura del loro membro che arrivi almeno a dodici centimetri. Ecco, è lì che sotto la doccia dopo gli allenamenti, ridono tra loro per “questioni di misure”.

Adoro gli uomini e la solidarietà maschile che esiste tra loro, così lontana da quella femminile. Avevo un ex una volta che mollai perché semplicemente non lo amavo più. Negli anni che seguirono continuai a frequentare la sua compagnia di amici (che poi era anche la mia), e nonostante non fossi totalmente indifferente in quanto donna a questi ultimi, ognuno di loro mi diceva che per loro ero asessuata perché avevano rispetto per il mio ex, e non si sarebbero mai permessi di avere nemmeno un flirt con una che era stata la sua donna. La loro amicizia era troppo basata sul rispetto l’uno dell’altro. Mi faceva ridere questa cosa, eppure anche riflettere: tra donne, se ci piace un uomo non guardiamo in faccia nessuno. Andiamo lì e ce lo prendiamo. Magari litighiamo anche con le nostre amiche per averlo, ma ce lo prendiamo. ORA LE PIU’ IPOCRITE DIRANNO CHE NO, NON E’ AFFATTO COSì, CHE ABBIAMO MOLTO RISPETTO DEGLI UOMINI ALTRUI. Balle! Al minimo accenno di interesse da parte di quei maschietti, o anche di fronte ad una spietata corte, non c’è solidarietà femminile che tenga.


La solidarietà maschile è una delle cose dalle quali noi donne abbiamo molto da imparare. Ci farebbe bene un po’ a tutte una bella “infarinatura” di bontà e correttezza reciproca che non ci portasse più a tirarci i capelli l’una con l’altra. 

lunedì 22 dicembre 2014

L'ALBERO DI NATALE DI MEZZANOTTE E QUARANTACINQUE.

(Un po’ un racconto dal sapore diverso rispetto agli altri miei post, un po’ un modo di farvi gli auguri).

Non sapevo bene cosa scrivere su questo blog che fosse almeno un po’ inerente al Natale. Del resto il Natale non è poi un buon momento per tutti quei singles che mi leggono. Dai social network si evince quanto ogni mio contatto single, detesti questa festa e la affronti con pieno cinismo, perché i singles (soprattutto quelli di una certa età e con un certo background sentimentale) non hanno molta voglia di cenoni, familiarità, bontà d’animo e scambi di regali. Molti dei miei amici single, vivono malissimo il fatto di dover passare tre giorni con la loro famiglia ed essere regolarmente “stalkerati” da nonne, nonni, zii, cugini, padri e madri, riguardo alla loro situazione sentimentale. Ricordo che un anno, presa dalla disperazione, ma anche da un forte senso di ironia, alla domanda di mia nonna “Come mai non hai portato il fidanzato al pranzo di Natale”, risposi che ero lesbica!!! Credo che per qualche istante mia nonna ci abbia creduto davvero, tuttavia, qualche tempo dopo frequentavo già un altro ragazzo, e una volta arrivate le feste pasquali, mi giocai la carta del “sai nonna, non lo conosco ancora bene nemmeno io… preferisco evitare di presentarvelo…”. E così, i singles vanno avanti, Natale dopo Natale, osservando i cugini già maritati (ma disperati perché davvero non si aspettavano di fare una fine così penosa sposandosi), e le cugine ingrassate perché hanno partorito già due pargoli.

Noi, non siamo quelli “fatti per il Natale”, e tutto ciò che vorremmo quando la festività più sentita dell’anno arriva, è passare direttamente al sette di gennaio senza manco il foglio di via.

Tuttavia qualche giorno fa ero diretta in centro a Roma per una passeggiata “ristoratrice”, di quelle in cui hai anche voglia di osservare le luci di Natale e farti scaldare il cuore, e mentre ero in metro, si è seduto accanto a me un uomo sulla quarantina, palestrato e curato. Come ormai facciamo tutti noi schiavi dei nostri smart phone, una volta occupato il sedile, ha tirato fuori il suo telefono, ed ha cominciato a far scorrere una sequela infinita di sms rivolti ad un destinatario con il nome di un uomo. Non è che volessi a tutti i costi farmi i fatti suoi, però insomma, ero seduta accanto, il suo display era messo bene a favore “del mio occhio indiscreto”, e alla mia fermata ne mancavano ancora parecchie. Per circa due minuti, il suo sguardo è stato fisso su un sms in particolare, destinato sempre allo stesso uomo di cui sopra, e il testo di tale sms recitava:
“Cosa posso fare io se ti amo, e se tutta la mia esistenza dipende da te? Ogni volta è come se il mondo si fermasse…” (continuava, ma onestamente non ricordo più le parole che seguivano). Poco prima della sua fermata poi, il quarantenne ha fatto scorrere con il pollice altri messaggi, e li ha aperti. Questa volta avevano come mittente un nome di donna, e recitavano frasi tipo “amore mio ricordati che stasera abbiamo quel compleanno… ecc ecc”. Richiuso uno degli ultimi sms col nome di donna come mittente, ho visto l’uomo spegnere il display, fissare il vuoto a terra per qualche secondo mentre il treno andava a tutta velocità, e infine, sospirare amaramente.

Ho sentito e percepito dentro, tutta la sua sofferenza per un amore che probabilmente avrà deciso di non rivelare mai a nessuno. In quel sospiro finale, che lo riportava ad una sua triste realtà e gli faceva probabilmente rimpiangere il suo momento romantico e pieno di pathos con un'altra persona, io davvero, ho avvertito tutta la disperazione che ognuno di noi prova o ha provato, quando qualcuno che amiamo non ci ricambia, oppure quando amiamo qualcuno e non possiamo farlo alla luce del giorno per qualsiasi motivo. Magari il primo sms era rivolto ad un uomo, oppure ad un’altra donna che era la sua amante, e che lui aveva registrato in rubrica con un nome di donna, proprio per non essere scoperto dalla sua donna ufficiale. Ecco, era quest’ultimo il motivo del suo sospiro: era il sospiro di una delle sofferenze peggiori che dalla notte dei tempi vengono inflitte al genere umano: l’amore per la persona che desideriamo, ma che per qualche ragione “X” non possiamo avere.

L’uomo è sceso qualche fermata prima di me. L’ho guardato farsi strada tra la gente per guadagnare l’uscita in una vita che spesso somiglia proprio alle “sliding doors” di un treno metropolitano, e ho pensato che l’amore è un sentimento che come una malattia, colpisce ognuno di noi, senza guardare in faccia nessuno. Chi avrebbe mai immaginato che un quarantenne così sicuro di sé, potesse vivere un dramma interiore in quel preciso istante?

Ho fatto la mia passeggiata e poi sono tornata a casa, e qualche giorno dopo era già abbondantemente superato l’otto dicembre e io dovevo ancora fare l’albero di Natale. E’ arrivato velocemente il week end, e un sabato sera qualunque, a differenza di molte altre sere in cui esco con le mie amiche, ho voluto ritirarmi prima del previsto senza dare tante spiegazioni per congedarmi. In certi momenti, la solitudine può rinfrancare le nostre menti troppo piene di pensieri. Sono arrivata a casa e mi sono fatta una doccia; poi ho preparato il pranzo per l’indomani, e fatto partire la lavatrice dopo aver messo delle lenzuola pulite nel mio letto.

Era mezzanotte e quaranta, e ormai su quelle federe pulite era rimasto solo l’odore di un ammorbidente qualsiasi. Non c’era più “niente di personale” ad abitare queste mura, questa cucina, questo letto. Ormai tutto era “impersonificato”: gli odori erano quelli di una casa normale, dove ormai giravo solo io. I “tuoi odori” erano scomparsi insieme a tutte le tue cose che avevo gettato via nelle settimane precedenti, e ciò era triste e mi faceva sentire ancora più malinconica. Così, senza pensare poi molto, quel sabato notte ho fatto l’albero di Natale, giusto per non lasciare che il cinismo si impossessasse troppo di me. Era mezzanotte e quarantacinque e quelle palline colorate mi hanno fatto pensare ai Natali di quando ero bambina. Le ho posizionate una ad una lasciando completamente vuota la parte posteriore dell’abete di plastica, perché non ne avevo abbastanza per riempirlo tutto.

È già passato quasi un anno, e in quell’albero di Natale di mezzanotte e quarantacinque, ho riposto tutto il mio coraggio. Perché TU non ci sei più, e che mi piaccia o no, questa non è affatto una realtà che può essere mitigata dalle luci del Natale.
(Cari lettori, volevo scrivere un post divertente sul Natale, ma la malinconia di questa festa ha sorprendentemente preso il sopravvento su di me, ed è una cosa che accade molto raramente. Tuttavia, scrivere è anche questo per me).

Buon Natale e un felice 2015 a tutti voi. Ci rileggiamo lunedì 5 gennaio.


domenica 14 dicembre 2014

IL MIO SOGNO PER UN MONDO MIGLIORE: L'APPLICAZIONE DELLA SOLIDARIETA' FEMMINILE.

Come affermava diversi anni or sono una persona molto più autorevole di me “I HAVE A DREAM!”, ovvero, “POSSIEDO UN SOGNO”. Il mio sogno non è sconfiggere i peli superflui una volta per tutte da ogni angolo del mio corpo, e nemmeno quello di potermi comprare cento paia di scarpe in un giorno dopo aver vinto la lotteria, no! Il mio unico e reale sogno è che LA SOLIDARIETA’ FEMMINILE DIVENTI UNA REALTA’ COSTANTEMENTE APPLICATA ALLE NOSTRE ESISTENZE.

Ci avete pensato a quanti problemi in meno avremmo in questa società, se ogni donna, anziché svegliarsi al mattino e pensare a come fregare tutte le altre, fosse in tacito accordo con ognuna di loro e insieme formassero delle vere e proprie “coalizioni” di intelligentissime e mature femmine? Non parlo solo di quei gesti di naturale affabilità come prestarsi gli assorbenti nel bagno delle donne se il ciclo dovesse arrivare inaspettatamente, bensì di un vero e proprio sostegno che potremmo fornirci l’una con l’altra, sia per combattere quel fastidioso processo di incomprensione che gli uomini hanno nei nostri confronti (gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere!), sia per vivere le nostre vite in maniera più serena e rilassata, senza temere i colpi bassi di una che possiede i nostri stessi punti di vista, le nostre fragilità, i nostri disagi.

Non lo vedete donne, siamo ancora bistrattate dalla nostra società in molti, moltissimi ambiti. Ci sono mestieri che in questo paese non possiamo ambire ad ottenere, cariche politiche che nemmeno ci sogneremmo di rivestire, e infine, in diverse zone d’Italia, ancora ci considerano come quelle che non hanno il diritto di possedere degli impulsi sessuali al pari dei maschietti, e quindi, ci trattano come streghe ammaliatrici, povere noi…

Quanto sarebbe tutto più semplice e meraviglioso, se anziché farci la guerra per gelosie varie, diventassimo più collaborative e sostenitrici le une delle altre? Ad esempio, in ambito lavorativo, quante di voi ormai un po’ avanti con l’età, “rosicano” letteralmente perché una collega più giovane e più spigliata, entra con facilità nelle grazie del direttore o del capoufficio? Per non parlare di quelle che litigano per ottenere un uomo (e purtroppo, ahimè, mi ci includo, perché in passato l’ho fatto anch’io e oggi posso affermare con certezza che non ne vado fiera, soprattutto per un motivo: perché col tempo mi sono resa conto che alle volte noi donne siamo tutte vittime consapevoli di omuncoli che valgono pochissimo, e anche lei, in quel caso lo fu). E se per esempio, anziché criticarci l’una con l’altra per i nostri difetti fisici (che alle volte gli uomini non notano nemmeno), ci sentissimo tutte più “persone normali” e imparassimo a rivalutare i nostri difetti ed essere meno competitive in materia di conquiste?
Si dice tanto che a scegliere in amore siamo sempre noi donne. Onestamente, viste le statistiche che ci vedono nettamente in inferiorità numerica rispetto agli uomini (si contano sette donne per ogni uomo presente sul pianeta) direi che al giorno d’oggi sono di gran lunga gli uomini a scegliere noi, e a ritenerci anche del tutto intercambiabili, visto che ad ogni angolo di strada, ne trovano una sempre pronta con la quale tradire la loro donna ufficiale.

Eh si, perché sarà pure vero che l’uomo è cacciatore e traditore, ma è anche vero che tradisce con altre donne che ancora credono alla favoletta che lui lascerà “quella riconosciuta”. Ecco, immaginiamo ad esempio che cosa accadrebbe se gli uomini non trovassero più nessuna disposta a fare l’amante a scapito di un’altra. Mettiamo che un uomo sposato da chessò, tre anni, venga da me che sono (ancora) giovane e mi faccia una corte spietata e mi seduca, convincendomi ad intraprendere con lui una relazione che mi vedrebbe fare la parte della sua amante ufficiale a vita. Mettiamo che io creda alle parole di quell’uomo, il quale mi promette che prima o poi lascerà sua moglie, e decida di restare con lui per un tempo indefinito, spartendolo con un’altra donna, che un giorno, potrebbe venire a conoscenza di questa relazione clandestina, e soffrire magari il doppio o il triplo di quanto sto soffrendo io. Se poi ci fossero i figli di mezzo, io (che sono l’amante ufficiale sedotta e “fregata”), rischierei anche di rovinare la vita di quei figli, distruggendo un’intera famiglia, solo perché il mio “amore” per quell’uomo, mi porta a credere che un giorno potrò averlo tutto per me, godendo dell’amore che merito e non facendo la parte di quella che si prende le briciole. Ecco, in un mondo ideale, dove ogni donna che si incontra per strada non fosse pronta a credere alle fandonie di un uomo, e soprattutto a pensare di non meritare un amore “totale”, bensì solo delle briciole, forse i tradimenti non esisterebbero, e ciò, lo sappiamo tutti, rappresenterebbe fantascienza. Però riflettiamoci: se tutte imparassimo a dire di no a degli uomini impegnati, e invece ci focalizzassimo su quelli che ci meritano veramente, il risultato sarebbe che vivremmo tutte più sicure perché immuni dall’adulterio di un uomo!!!

Ma non sarebbe tanto più bello (avendo ormai perduto fiducia nella monogamia degli uomini), affidarci solo a noi stesse e al nostro concetto di solidarietà femminile? Non sarebbe tanto più bello, fare una spiata a tutti quegli uomini impegnati che ci provano con le altre donne, e andare a spifferare tutto alle loro mogli/fidanzate, solo per mero senso di solidarietà femminile? Del resto, oggi a me, domani a te. Eppure se tutte ci mettessimo nei panni dell’altra, questa frase si trasformerebbe in “oggi a me no, e domani neppure”.
Ora, scherzi a parte, e sogni su un mondo migliore a parte, ovviamente i miei post sono sempre del tutto ironici, e totalmente consapevoli di non poter aderire totalmente alla realtà. Eppure, da qualche assunto ironico, si può comunque arrivare ad una concettualità applicabile almeno in parte.
La solidarietà femminile è un valore donne, che non ci deve far temere di fidarci l’una dell’altra.

La prossima settimana, per par condicio, parlerò di solidarietà maschile e non!

lunedì 8 dicembre 2014

GLI UOMINI SONO DAVVERO TUTTI UGUALI?

Qualcuno ha affermato che riguardo al vasto e immenso “mondo interiore” delle donne ci si potrebbero scrivere dei libri. Ebbene, io e le mie amiche potremmo dire lo stesso riguardo agli uomini, visto il genere di incontri che facciamo ultimamente.
Fatto sta che da quando sono tornata single, ho ripreso a spaziare nell’immenso universo “maschioide” con molto piacere, e ad imbattermi quindi in soggetti di tutte le fasce di età. Eeehh già… sono finiti i bei tempi di gioventù in cui potevo permettermi di scegliere di frequentare SOLO uomini dai 40 in su. Ora, mano mano che “invecchio”, non divento di certo meno selettiva, però mi oriento su più fasce di età.
Come si fa a passare da un uomo di 50 ad un giovincello di 27? Non lo so nemmeno io. Forse fa parte delle regressione che mi ha investita non appena sono tornata single, quando ho ricominciato ad uscire più o meno tutte le sere con le mie amiche, e a fare tardi in giro per il quartiere universitario. (Tra parentesi, diciamocelo: non ho più l’età per fare le 3 tutte le notti, e nemmeno per bere quattro cocktail e due shottini uno dietro l’altro. Non posso più permettermi di vomitare sotto al portone di casa come quando avevo 24 anni, e tanto meno, di farmi reggere la fronte da un giovine piacente…). Quello che so, è che secondo me l’età cerebrale e fisica che abbiamo, dipende tanto dalle persone che frequentiamo, fatto sta che, quando stavo col 50enne, mi sentivo sempre apatica e stanca e avevo una vita sociale pari a quella di una pensionata ricoverata in una casa di cura. Da quando frequento i 20enni, sono stata investita dalla loro stessa energia, e anche se al mattino ne risento, mi preferisco di sicuro così.
Dunque nel passare da un uomo maturo ad un giovincello, mi sono trovata inevitabilmente a fare dei paragoni, ma non con cattiveria, bensì con l’ironia e il sarcasmo che da sempre caratterizzano questo blog. La prima cosa che salta all’occhio quando si compie un “passaggio così radicale”, sono le differenze della pelle: ovviamente il 50enne era pieno di “grinze”, mentre il 20enne, ha la pelle liscissima e sbarbatella come si addice ad uno della sua età. Tuttavia, queste sono differenze, per così dire, normalissime. Ciò che lì per lì lascerebbe sbalordita ogni donzella invece, è il passare dal fare sesso due volte a settimana per la durata di circa venticinque minuti (cadauna!!!), al dover chiedere “basta” al 27enne, che non conosce il significato della parola “relax” tra una volta e l’altra!!!
Ma passiamo ad analizzare altri aspetti, primo tra tutti quello pratico: il 27enne è perennemente in bolletta, perché sapete, ha dei sogni nel cassetto, una mentalità artistoide, vorrebbe sbarcare il lunario aiutato solo dalla forza delle sue passioni, e ciò è sicuramente nobile e da persone dolci. Tuttavia, uscire con uno come lui, significa abbandonare tutte le nostre convinzioni legate ai ruoli, e al fatto che a cena debbano essere loro a pagare. Col 50enne è tutta un’altra storia: se si esce con lui, non ci si deve azzardare minimamente a mettere mano al portafoglio, altrimenti si rischia di offenderlo. Se siete tra le ultime romantiche quindi, di quelle che “preferiscono mangiare pane e cipolla per tutta la vita, a patto di stare con l’uomo che amano”, allora “largo ai giovani”. Se al contrario siete leggermente più venali, e faticate voi stesse ad arrivare a fine mese, state pur certe che con un 50enne, l’ultima cosa di cui dovrete preoccuparvi, è il vostro budget mensile. A meno che non abbiate la sfortuna di incontrare uno di quei separati ridotti sul lastrico dalle ex mogli e che magari, per forza di cose, sono dovuti tornare a vivere con i loro genitori. In tal caso, consiglio spassionato: meglio i ventenni!
Le caratteristiche su cui vorrei però soffermarmi, sono quelle che sottolineano NON le diversità che ho fino ad ora elencato, bensì le atroci somiglianze, che non tengono affatto conto del divario di età anagrafica. E qui, vorrei davvero tanto uscirmene con una di quelle frasi fatte che noi donne amiamo ripeterci tra noi, ovvero “gli uomini sono tutti uguali”, ma per bontà del sesso forte maschile che mi sta leggendo, non lo farò! Sapete com’è… non vorrei essere accusata di qualunquismo spicciolo, ma riportare solo dei fatti aderenti alla realtà.
Ebbene quindi, la caratteristica comune di questi uomini, che va oltre la questione età, è di sicuro il saper raccontare frottole per conquistare una donna. In questo, davvero gli uomini sono tutti uguali. La loro indole di “cacciatori” infatti, resta la stessa a qualsiasi età, e quando si mettono in testa che vogliono una donna, iniziano con (nell’ordine): sfilze di complimenti volti a farci capitolare facendoci sentire le donne più belle del mondo, promesse che non manterranno mai, frasi gettate lì a casaccio per lasciare intendere che “loro non cercano una donna solo per mettere una tacca in più”, bensì per intraprendere una relazione più o meno seria, e infine, racconti tristissimi sulle loro ex che li hanno distrutti, maltrattati, traditi e uccisi emotivamente.
Ed è proprio lì donne, che noi dobbiamo alzare le nostre antenne, e aguzzare la vista per capire bene chi abbiamo di fronte. Sapete perché? Perché alla fine della fiera, se le loro ex hanno torto o ragione, non lo sapremo mai, quindi non saremo mai in grado di stabilire se sono state più crudeli loro, o gli ometti che abbiamo di fronte. E inoltre teniamo sempre a mente un fatto, e cioè che un uomo che ci parla male della sua ex, quasi sicuramente un giorno, quando noi saremo ormai nel dimenticatoio, parlerà male alla successiva anche di noi.

Ecco dunque, anche in questo le età maschili non si differenziano: una bugia per loro è una cosa che vale la pena raccontare per salvare la faccia: non importa se hanno 50 anni o 20. Importa quanto sono bravi ad uscire da una relazione in maniera “pulita”, anche se hanno addosso la rogna!