lunedì 9 giugno 2014

DONNE E TERRITORIALITA' IN CASA DEGLI UOMINI.

E’ una verità universalmente riconosciuta, che una donna che fa le pulizie a casa dell’uomo che sta frequentando, racchiude in sé quattro questioni:
la prima è il fallimento totale e completo del femminismo, visto come movimento che pretendeva di rivendicare l’uguaglianza tra i due sessi (gli uomini puliscono, ma naturalmente nessuno di loro pulisce come lo facciamo noi! Anche da questo punto di vista, quindi, rassegniamoci: siamo diversi);
la seconda è il suicidio completo di una donna (viste le condizioni in cui vertono gli appartamenti di certi uomini single, nonché a causa del fatto che nessuna donna verrà mai abbastanza ringraziata per l’olio di gomito che impiega, poiché l’uomo medio vive benissimo nella sua sporcizia e nel suo disordine, senza chiedere nulla di più).

La terza è l’avvento di un possibile innamoramento in corso (sappiamo perfettamente, donne, quanto siano pesanti i lavori di casa, quindi l’unico motivo che ci porta a compierne nelle dimore altrui, oltrechè nella nostra, può essere solo l’amore).
L’ultima, è la possibilità da parte della donna in questione, di comunicare a quella che entrerà in casa del suo uomo dopo di lei, una sola cosa: “CHIUNQUE TU SIA NON IMPORTA… IO SONO PASSATA QUI PRIMA DI TE, QUINDI ABBI CURA DI LUI NELLA STESSA MANIERA IN CUI L’HO AVUTA IO…”.

Parliamoci chiaro: senza voler essere necessariamente delle maniache psicopatiche della pulizia, uno dei maggiori motivi di scontro tra uomini e donne nella convivenza, è di sicuro la questione “ordine e pulizia”. Purtroppo (o per fortuna) da che mondo è mondo, noi donne nasciamo e cresciamo col pallino di dover mandare avanti la casa.
Quando siamo bimbette ancora in fasce, il mondo ci è già ostico rispetto ai nostri colleghi maschietti, perché a noi è assolutamente vietato fare pipi’ sedute toccando il bordo di qualsivoglia water. Penalizzate in tutto (come se non bastasse il ciclo mestruale ogni mese, e le infezioni di cui SOLO gli ometti sono portatori sani, sappiatelo!), da quando siamo molto piccole, abbiamo imparato bene la lezione del tenerci in equilibrio in piedi a cosce aperte sul cesso, stando bene attente che la pipi’ non vada a finire né sul pavimento, né sui nostri abiti e/o scarpe. Con le nostre mamme che ci urlavano da fuori “ce la fai da sola o hai bisogno di aiuto?”, oppure tenendo stretto in mano il kleenex, la borsa, il cappotto, e ultimamente pure lo smart phone o il tablet!!

Insomma, sia per conformazione fisica, che per educazione che diventa modus vivendi, noi donne siamo le “filippine ufficiali” sia di casa nostra, che di quella dei nostri uomini, stando però sempre ben attente a non intralciare la “di lui privacy”, poiché il passo tra l’aver riposto nel verso contrario i suoi profumi sulla mensolina del bagno mentre pulivamo, e l’essere sfanculate per sempre, è davvero breve. Del resto, anche noi nei nostri rispettivi armadi e cassetti, abbiamo il nostro personale ordine mentale, dove nessuno può giudicare, quindi, ci barcameniamo tra i rasoi, i detergenti e i bagnoschiuma, stando ben attente a non irritare l’ometto, il quale, indaffarato tra una partita di playstation e una birra con gli amici, ci aveva urlato dalla cucina di non disturbarci, che poi ci avrebbe pensato lui a pulire. E invece noi no! Noi DOBBIAMO AVERE IL CONTROLLO dell’intera situazione, sempre e comunque: se la sua lavatrice tira fuori dei panni non proprio profumatissimi, non vediamo l’ora di correre da lui, dopo esserci fermate al supermercato e aver comprato l’ultimissimo modello di ammorbidente, che una volta indossato il suo capo preferito, gli farà ricordare che quel profumo sensazionale che lo inebria ancora a distanza di qualche giorno dall’ultimo lavaggio, in realtà altro non è, se non merito nostro; ovvero, quello stesso merito che dovrebbe portarlo a scegliere proprio noi, solo noi, nient’altro che noi, rispetto alla prima donnetta qualsiasi che passa di fronte al cancello di casa sua. E allora, giù tutte li’, a studiare le marche dei prodotti per il bagno che ogni volta che sarà seduto sul cesso, lo inebrieranno di odore di lavanda, malva, menta, fragolina di bosco (e chi più ne ha, più ne metta), ricordandogli che SIAMO STATE NOI a creare quella fresca atmosfera di pulizia…

Oppure tutte li’, a confabulare con le nostre nonne, per capire come possiamo rendere impeccabili i colletti delle sue camicie, usando il detersivo giusto che poi ci aiuterà a stirare meglio, facendoci persino risparmiare del tempo, oltre a farci osannare da lui perché siamo le uniche al mondo in grado di fargli indossare una camicia cosi’ ben stirata.

Tutte là, a passare una vita intera sbattendoci per lui, senza tenere conto del fattore fondamentale che sempre tendiamo a dimenticare, ovvero, che su questo pianeta ci sono sette donne per ogni singolo uomo (pensate che tra tutte le sette vostre concorrenti, voi siate le uniche in grado di raggiungere la perfezione?!). Pazze! Siete delle pazze se pensate che lui non troverà un rimpiazzo migliore al prossimo angolo di strada… Ricordatevi: sette donne per ogni singolo uomo. Il che vi rende continuamente delle eterne imperfette agli occhi di lui…

…E poi, care amiche donne, che dire infine del fatto che il vecchio e caro proverbio “l’omm’ ha da puzzà”, è ancora del tutto in auge, anche se la città pullula di fighettini perfettini? Ecco, basta tenere presente questo, per ricordarci che gli uomini sono esattamente come i cani: non solo si possono addestrare bene da cuccioli se le loro madri hanno saputo insegnar loro a fare il proprio dovere, ma possiedono la straordinaria capacità di vivere bene anche se si sono strofinati sull’erba sporca, bagnata e puzzolente fino ad un minuto prima!!! Loro, a differenza nostra, adorano gli odori “della natura”. E’ per questo che le uniche a scandalizzarci se fanno una puzzetta nel letto o si concedono un rutto libero durante una serata con gli amici, siamo noi! Perché loro sono dei selvaggi che sanno bene quando è il momento di diventare dei maniaci della pulizia.
Restiamo rilassate dunque: in casa loro, decidono loro! Possiamo aiutarli, certo, ma senza sbatterci più di tanto. Piuttosto, potremmo impiegare il tempo passato a rassettare, in una maniera che loro apprezzano sicuramente di più… Ci siamo capite, credo…
A lunedi’

lunedì 19 maggio 2014

DONNE E SINGLETUDINE.

Per noi donne la solitudine è la peggiore nemica che possiamo trovare sulla nostra strada (dopo la cellulite, naturalmente!).
Per la prima volta dopo qualche mese, questo week end sono di nuovo “sola”. Non intendo dire che non ho più amici, né famiglia, né altro… intendo dire che non ho ancora capito se con lui sono in definitiva rottura, oppure se dopo il week end avremo il coraggio di sotterrare la nostra ascia di guerra, e tornare a telefonarci, scriverci e frequentarci. Così, questa settimana ho deciso di scrivere un paio di cose sulla solitudine vista dalle donne, complice anche la recente chiacchierata appena fatta con la mia amica nella cucina di casa nostra mentre mangiavo uno yogurt Muller.

Pensavamo noi donne, che non esistesse nemica peggiore nelle nostre vite, della cellulite. Invece ci siamo dovute ricredere: oltre alla cellulite, alla ricrescita sui capelli, ai capelli bianchi, ai peli superflui che dobbiamo stare attente a rimuovere da ogni parte del nostro corpo, alle ex, e all’orologio biologico, sicuramente sul podio delle nemiche più temute, ci mettiamo anche la solitudine.

Mi sono interrogata sui motivi chi ci portano a non stare tanto in pace con noi stesse, se specchiandoci, l’unica figura che vediamo riflessa è la nostra, e ho capito che i motivi sono molteplici, ed alcuni, sono anche nascosti e reconditi.
Prima di tutto, nell’immaginario collettivo, una donna per definizione NON DEVE essere sola. Il detto reciterebbe “meglio soli che mal accompagnati”. Ecco! Questa regola vale solo per gli uomini. La nostra cultura ci impone (ancora oggi, nel 2014) di metterci accanto qualcuno che non valga davvero la pena, rispetto al non avere nessuno. Ancora nel 2014 siamo viste come “streghe” se ci rechiamo agli eventi da sole, se facciamo la spesa da sole, se ripariamo i tubi del lavandino da sole… se tentiamo di provare piacere DA SOLE. Demonizzate, bistrattate, costrette a sentirci appellare ancora con una parola che non è mai in disuso: zitelle. Oppure prede di qualsivoglia dubbio riguardo alle nostre preferenze sessuali. “Magari è sola perché è lesbica e non vuole dichiararsi…”. Sbagliato! Vi informo che le lesbiche hanno una vita sentimentale molto più equilibrata di quella che abbiamo noi tutti etero messi insieme.

La questione delle apparenze da salvare la fa da padrona: meglio trovarsi qualcuno, farsi sposare, se possibile mettere anche al mondo dei figli (altrimenti la situazione può solo peggiorare), che decidere di restare sole perché non ci si vuole accontentare. E poi parliamoci chiaro: anche noi stesse, questa questione di arrivare a casa la sera e non trovare nessuno, del metterci a letto e non avere nessuno accanto, come la prendiamo?
Ho passato nella mia vita dei lunghissimi periodi di singletudine, e nonostante le primissime fasi di sofferenza, col tempo ho finito per abituarmici, fino a quando sono arrivata al punto di non poter più sopportare di avere accanto qualcuno che volesse restare a dormire, che organizzasse il mio tempo libero e i miei week end, che mi telefonasse più volte al giorno, che amasse parlare al plurale e sostituire la parola “NOI” a “IO”. Ero diventata ME, SOLO ME, NIENTE ALTRO CHE ME. Io mi sveglio al mattino e decido per la mia vita senza tenere conto dell’altro, io mangio quando voglio, esco quando voglio, tengo in frigo ciò che voglio, mi organizzo come mi pare.

STAVO BENE, mi credete? Anzi, non solo: sentivo quasi il timore di tornare a dover rendere conto a qualcun altro della mia vita. Rifuggivo il pensiero, scappavo dalla possibilità di approfondire una conoscenza, non rispondevo alle chiamate insistenti di qualche uomo, non accettavo altri inviti a meno che non mi venissero presentati degli argomenti molto convincenti. IO ERO IO, AVEVO RAGGIUNTO IL MIO EQUILIBRIO E L’AVEVO FATTO FATICANDO, PASSANDO PER MOLTE SOFFERENZE, DALLE QUALI USCIVO OGNI VOLTA CON LE OSSA ROTTE. OGNI VOLTA ERO UN PO’ PIU’ DEBOLE E MI TOCCAVA RITROVARE QUELLA FORZA E QUELL’EQUILIBRIO CHE POI SONO I FATTORI FONDAMENTALI PER TENERCI IN PIEDI IN QUESTE MISERE VITE.

Eppure ogni giorno che passava, maturavo la consapevolezza che quella condizione di singletudine non fosse regolare, che non fossimo stati messi a questo mondo, per essere concepiti come entità separate, che come ogni donna, possiedo un orologio biologico, e non ho tanto tempo a disposizione, se per caso decidessi (un giorno) di sentirmi “completa”. Ci sguazzavo bene in quella solitudine, mi ci ero abituata, non conoscevo più le forme d’affetto nella loro essenza. Ero diventata persino brava a rimettere sul pianerottolo gli uomini che decidevo di frequentare.
Non concluderò questo post con una “soluzione”. Non mi riterrò detentrice di una verità che è pur sempre molto personale, e che quindi non posso pensare di applicare a molte altre donne. Eppure posso dire che il mio rapporto con la solitudine, nel tempo è fortemente cambiato: non la guardo più da lontano e non la evito più come la peste come fanno molte altre donne. Godo dei miei spazi, scrivo, lavoro, penso al mio fisico e al mio corpo, esco, conosco persone nuove, osservo, studio i comportamenti, e sempre più mi discosto da un prototipo di uomo che non vorrei mai accanto: l’egoista, il presuntuoso, l’egocentrico, l’insensibile, l’iroso, l’aggressivo, il poco incline al sorriso. E più vado avanti ad elencare questi aggettivi, più mi rendo conto che IN VERITA’ IO NON HO PAURA VERAMENTE DELLA SOLITUDINE… PERO’ HO UNA PAURA FOTTUTA DI TENERMI ACCANTO UN UOMO COME QUELLO DEGLI AGGETTIVI DI CUI SOPRA.

E quindi mentre vi scrivo è sabato, e devo dire che oggi, il mio cammino per fare pace con la solitudine, sta prendendo una piega molto migliore di ieri. Ieri ero ancora spaesata, confusa, avevo ancora qualche lacrima in tasca che non era stata compresa. Oggi ho già più chiaro chi sono, mi sono già rimessa nei binari di una vita che appartiene solo a me e di cui sono gelosa.

Mi sono svegliata in questa casa che amo, all’ora in cui volevo svegliarmi io. Il sole è entrato dalla tapparella, e nonostante non avessi voglia di fare nulla, in realtà avevo un elenco di cose lasciate indietro che ho ripreso in mano con molta disinvoltura. La cosa meravigliosa di questa casa, è che niente è mai perduto, che non esistono Maomette che vanno alle montagne - laddove le montagne decidessero mai di andare per i cazzi loro - che i peli superflui ce li siamo già tolti (non si sa mai), e che in forno c'è una buona parmigiana.
Una volta avevamo anche il vino buono - perché il vino buono sta nelle botti piccole - ma da qualche tempo abbiamo deciso di restare sobrie... giusto per non dimenticare mai chi siamo e da dove veniamo. Stasera – che è sabato – andremo per altri lidi. Raminghe, ma mai disperate.

Seguite l’esempio, donne single! Buona settimana a tutte voi! 

lunedì 12 maggio 2014

UN SANO CONCETTO DI FEMMINISMO: NOI NON SIAMO COME VOI.

Questo week end ho parlato amabilmente di "femminismo". Non di quel femminismo odioso, pseudo-lesbico, che vuole a tutti i costi imporre la parità dei diritti attraverso l'arroganza e la prepotenza, bensì di quella voglia di affermazione che parte dal concetto di rispetto delle donne come entità che "ESISTONO".

Perché noi donne siamo diverse dagli uomini, eppure nella nostra diversità, abbiamo continuamente voglia di dire "guarda che su questo pianeta insieme a te ci sono pure io: non ci sono solo le tue preferenze, le tue necessità, i tuoi amici, la tua vita, il tuo lavoro, i tuoi problemi. CI SONO PURE IO. E se tu decidi di prendermi, bisogna che allora tu ti prenda tutto il pacchetto, non solo le cose che ti piacciono di me.

Negli anni precedenti alla “presa di coscienza femminile”, l’interazione tra uomini e donne era pressochè inesistente. Le donne non parlavano perché semplicemente non avevano voce in capitolo. Non dovevano ESISTERE; dovevano ESSERE. Essere un pezzo di carne, un’entità che si muoveva per le case senza libertà, un oggetto messo lì e chiamato a bacchetta tutte le volte che ci si voleva sentire rassicurati.
Lasciate perdere quello che viviamo adesso, nei nostri anni. Ora come ora gli equilibri si sono completamente capovolti. Eppure non sto parlando nemmeno di questo. Sto parlando della maniera poco intelligente in cui una rivoluzione assolutamente necessaria, sia diventata la rovina di molte di noi. Come hanno potuto pensare, certe donne negli anni ’70, che gli uomini e loro potessero essere uguali? Come possiamo noi pensare di essere capaci a fare l’amore con un uomo in maniera continuativa e abituale, senza cedere mai al sentimento? LA RISPOSTA E’ CHE NON POSSIAMO, ed è stata proprio la convinzione di essere in grado di farlo, a portarci completamente fuori strada, ad incappare in quelle sofferenze in cui molte di noi finiscono di continuo.

La nostra colpa non è tanto quella di idealizzare e sognare il nostro rapporto con gli uomini, bensì di idealizzare noi stesse, combattendo ogni giorno una battaglia estenuante per gridare al mondo intero cosa siamo e come siamo.
VOLETE SAPERE DAVVERO COME SIETE MIE CARE DONNE? EBBENE, VOI NON SIETE COME LORO. O meglio, tradite come loro, amate come loro e smettete di amare come loro… eppure voi non siete loro.

Eppure NOI non siamo VOI.

Perché NOI, quando ci prendiamo VOI, ci prendiamo il totale, e amiamo voi quando siete speciali, ma pure quando siete gli uomini più odiosi del mondo, che se fossimo state madri vostre, vi avremmo preso a calci nel sedere dalla mattina alla sera.

Mi piacciono quelle donne che fanno molte cose da sole e molte cose col loro uomo, non perché è stata imposta, ma perché a loro piace farla. Mi piacciono quelle donne che non si impongono, ma discutono, parlano, elaborano, cercano di capire fino a che punto un compromesso funziona ai fini della riuscita di una relazione, e fino a che punto invece, tutti i loro sforzi risultino vani.
Mi piacciono le donne che mollano la presa e capiscono quando è il momento di andarsene e di ammettere a loro stesse che amavano in maniera diversa, più completa. Amavano come ama una donna, cioè con il continuo bisogno di rassicurazioni e conferme.


NOI SIAMO FORTUNATAMENTE DIVERSE. E' QUESTA DIVERSITA' CHE FONDENDOSI CON L'ALTRA, DEVE PERCORRERE UNA STRADA INSIEME.

 

INSIEME. PUNTO".

lunedì 5 maggio 2014

GLI OPPOSTI SI RESPINGONO?

Da qualche settimana, una delle mie migliori amiche esce con un tipo che non ha nulla in comune con lei. La ascolto parlare di lui mentre siamo in metropolitana verso Cinecittà ed ha quasi le lacrime agli occhi:
“Hai presente la perfezione? Ecco! Lui è il tipo perfetto: dolce, sensibile, attento a me  e alle mie esigenze, premuroso... per non parlare di come siamo ben assortiti a letto...”
“Beh, dov’è il problema?” rispondo io.
“Il problema è che lui ci vede già proiettati in un futuro ipotetico, ed io invece no, perchè quando parlo con lui, mi rendo conto che non abbiamo assolutamente nulla da dirci: non un punto in comune, non un argomento da affrontare, non una situazione simile da condividere... per questo motivo sono costretta a non “incasinarmi sentimentalmente” nei suoi confronti. Non voglio autoconvincermi del fatto che lui possa piacermi, solo perchè per ora facciamo del gran sesso. Di conseguenza, non voglio che lui sia così carino con me riservandomi mille attenzioni, perchè so che questo è esattamente il tipo di atteggiamento che mi farà “cadere...”

Ecco qui, ci risiamo, sono sempre più convinta che il mondo si stia completamente ribaltando: abbiamo uomini che diventano gentili e attenti subito dopo averci dato una “ripassatina” a letto, e non siamo contente. Poi dietro l’angolo incontriamo altri uomini che si dimenticano di noi un minuto dopo “l’incontro ravvicinato del terzo tipo”, e ci lamentiamo!

In realtà le cose non stanno proprio così: non ci dispiace essere coccolate subito dopo il sesso (anzi!). ciò che vogliamo evitare però, è la questione dell’affettività nei confronti di qualcuno riguardo al quale non siamo proprio pienamente convinte... e in questo, non c’è proprio niente di male. Esistono donne che detestano stare sole, e sono proprio loro che preferiscono autoconvincersi a tutti i costi che un uomo faccia al caso loro.

Piuttosto però, la riflessione che scaturisce, è quella sulla teoria degli opposti. Si è soliti dire – ma secondo me è più una maniera di giustificare – che gli opposti si attraggono. Può una affermazione di questo genere essere seriamente presa in considerazione, oppure davvero la utilizziamo come giustificazione quando vogliamo per forza trovare dei buoni spunti in una relazione?

Facciamo un esempio pratico: a me piace il mare, a lui la montagna. Quando lui vuole andare in montagna, io preferirei mille volte andare al mare. Vado in montagna con lui perchè sono consapevole del fatto che una relazione si basi sul rispetto dell’altro, e quindi, volendo rispettare le sue preferenze, faccio un sacrificio e vado in montagna. Certo, ci vado una volta l’anno, mi pesa (ma non più di tanto in fondo, se penso che comunque passerò del tempo con lui), eppure so che se vado in montagna per quell’unica volta l’anno, lui sarà felice, e amare qualcuno significa anche e soprattutto volere la sua felicità. Il punto miei cari, non è tanto se mi pesa o no andare in montagna. Il punto è, quanto sono disposta a sacrificarmi per la sua felicità?

Non abbiamo niente da dirci perchè le mie esperienze di vita sono diverse dalle sue. Possediamo degli hobby e spendiamo il nostro tempo libero in maniera del tutto diversa rispetto a lui. Abbiamo interessi non comuni e quindi argomenti che non possono sfociare in nessuna maniera in ambiti comuni. Quanto tempo possiamo durare? Per quanti giorni, mesi o anni, il sesso ci unirà fisicamente e mentalmente al punto da farci dimenticare le affinità che tengono in vita una relazione? Qualcuno di voi dirà “Almeno avete un punto in comune a vostro favore: il sesso. Pensate se non ci fosse nemmeno quello...”. Tutto vero, eppure sappiamo anche che dopo qualche tempo, “non di solo sesso vive una coppia felice”, e noi dovremmo pensare certamente alla nostra felicità momentanea, ma anche e soprattutto ad un concetto di felicità inteso come pluriennale, laddove nell’immaginario collettivo, non si dovrebbe mai smettere di pensare a come essere veramente felici.

E chi ha detto che la felicità deve durare in eterno, e soprattutto, dove è scritto che in amore si deve essere felici per sempre con una sola persona? E se invece smettessimo di concepire l’amore come un sentimento sul quale investire per un tempo indefinitamente lungo, e iniziassimo a pensare che la vita è composta di tanti momenti, ognuno dei quali diverso dall’altro, ognuno dei quali non può essere concepito come una linea retta che riserva solo momenti di gioia, ma anche – talvolta – sofferenza, dolore, senso del fallimento in seguito alla fine di una storia d’amore? Possiamo per un momento smettere di pensare che conoscere una nuova persona, e ammetterla nella nostra vita, nelle nostre pareti domestiche, tra i nostri amici, significhi per forza inquadrarla in un’ottica di futuro nel quale non è previsto un fallimento?

È ovvio che ognuno di noi dovrebbe puntare ad una felicità che duri il più possibile a lungo, ma senza per questo escludere dal proprio vissuto i dispiaceri, i fallimenti, e tutto ciò che, come si suol dire, fa parte della vita.

Invece io, scesa dalla metropolitana dopo la chiacchierata con la mia amica, e arrivata in quel di Cinecittà, ho pensato a cosa mi mancava quella sera, e a chi avrei davvero voluto accanto per addormentarmi serena, fermando quel tempo, quel momento, senza stare troppo a domandarmi se lui fosse l’uomo per me, se i nostri caratteri opposti ci avrebbero mai portati da qualche parte e se la nostra storia/frequentazione/relazione, sarebbe durata ancora a lungo, o magari ancora solo un’altra settimana.

La risposta è “NON LO SO”, ed è quello stesso “NON LO SO” che fino a qualche tempo fa ero abituata a pronunciare anch’io, mettendo in subbuglio il mondo intero riguardo ad una vita sentimentale che di fatto riguardava solo me stessa. Che cosa faremo domani? Dove andremo? Quanto durerà la nostra storia, tenuto conto del fatto che non abbiamo praticamente niente di niente in comune?

Ebbene, NON LO SO.

lunedì 28 aprile 2014

LE DONNE DOVREBBERO SMETTERLA DI "FARSI I FILM..."

Parliamoci chiaro: noi donne tendiamo a travisare un po’ i rapporti sentimentali, e a farci certi film con la testa degni solo del capolavoro assoluto delle “gran culo di Cenerentola”, ovvero “Pretty Woman”.

Più che altro, utilizziamo una chiave di lettura del tutto diversa rispetto a quella che gli uomini in genere ci forniscono, e nella maggior parte dei casi infatti, non siamo in grado di leggere tra le righe di ciò che il genere maschile ci comunica. Una parola bella pronunciata da un uomo nei nostri confronti, per noi è un volo pindarico assoluto, una possibilità di fidanzamento appena dietro l’angolo, una certezza assoluta che siccome lui ci ha detto che un taglio di capelli ci dona molto, allora vuol dire che gli piacciamo sul serio, e che in breve tempo riceveremo una proposta più o meno “indecente” di vederci. Interpretiamo le parole e le frasi degli uomini a nostro piacimento, o meglio, esattamente come noi vogliamo interpretarli nei nostri sogni.

Ad esempio, chessò, un uomo ci dice “bel posto quel locale, una volta o l’altra si dovrebbe andare e bere una cosa là…”, e noi subito a riferire al telefono alle nostre amiche che l’uomo ha finalmente gettato l’amo, che presto saremo invitate da lui in quel determinato locale per un aperitivo, che non siamo ancora sicure di quanto tempo impiegherà ad inoltrarci l’invito, ma la certezza assoluta è che il giorno del primo incontro è vicino, e a questo proposito, per uscire con lui, abbiamo bisogno nell’ordine di una visita dal parrucchiere, di un nuovo paio di scarpe che ci consenta di camminare in maniera assolutamente libera al suo fianco, e già che ci siamo, pure una seduta dall’estetista perché se il dopo-drink prevede di farlo salire da noi, non dobbiamo farci cogliere impreparate!!!

Seriamente ragazze, avete mai ragionato su quanto travisiamo le parole pronunciate dagli uomini che ci piacciono o che frequentiamo? E quante volte ci siamo trovate a dire a noi stesse “LUI HA DETTO “QUESTO O QUELLO”, DUNQUE LA SUA FRASE VOLEVA SICURAMENTE STARE A SIGNIFICARE QUEST’ALTRO…”

Ci prendiamo troppo sul serio, snaturiamo una realtà che spesso e volentieri andrebbe vanificata da noi stesse, più che altro per cercare di non dimenticare mai che gli uomini sono semplici: parlano come mangiano, e quando parlano, intendevano dire esattamente ciò che hanno detto, non qualcosa di molto vicino, non qualcosa di molto lontano. Ad eccezione – certamente – della prima fase di conoscenza: durante questa fase, qualsiasi frase loro pronuncino, va assolutamente presa con le molle, e questo perché la loro volontà di conquista, li porta a straparlare o a promettere cose che di sicuro non manterranno mai in futuro.

In base all’esigenza di conquista che possiedono gli uomini medi infatti, essi sono spinti a dire cose o a pronunciare frasi, che come dicevo sopra, noi reinterpretiamo a nostro piacimento, non riuscendo nella maniera più assoluta ad inquadrarle nell’ottica “del rimorchio”. Voglio dire, nella fase della conoscenza, ogni uomo prometterebbe la luna, le stelle, il cielo, ed ogni sorta di opera di convincimento sui generis, pur di riuscire a strapparci la certezza di un altro incontro (che sia esso fisico, o più semplicemente di persona). Noi donne, completamente incapaci di percepire una realtà non alterata, cosa facciamo? Nell’unico momento in cui non dobbiamo credere alle parole degli uomini, diamo loro una fiducia eccessiva!!!

Non ho ancora capito se in fondo in fondo siamo tutte delle inguaribili romantiche, legate allo stereotipo dell’uomo appassionato che ci strappa dalla routine di ogni giorno e ci tiene con sé per sempre, fatto sta che anziché farci furbe e valutare quando è il momento di prenderli con le pinze, preferiamo credere alle loro parole, salvo poi rimetterci il cuore e i sentimenti. È vero, gli uomini dicono sempre ed esattamente ciò che devono dire. Non si preoccupano di ferire qualcuno, non gli importa di essere giudicati male dalla donna che hanno di fronte. La loro parola d’ordine per vivere meglio è “schiettezza” e questo non perché siano degli insensibili, ma piuttosto perché preferiscono essere diretti.

Riepilogando quindi, in tre soli momenti della loro vita gli uomini non sono diretti con noi donne, e questi momenti sono nell’ordine:

Quando devono mollarci e piuttosto che dire “non voglio più stare con te perché tu non mi piaci più come prima”, dicono “non sei tu ad essere sbagliata per questa relazione: sono io!”

Quando devono confessare un tradimento (gli uomini negano SEMPRE i tradimenti, anche di fronte all’evidenza dei fatti).

Quando – APPUNTO – nella prima fase di conoscenza noi non ne vogliamo sapere di loro, e pur di conquistarci, ci promettono il mare, o pronunciano frasi alle quali nemmeno loro talvolta credono. Conosco gli uomini da trentaquattro anni, e posso dirvi con assoluta certezza, che quando siamo noi a non ricambiarli, entrano in sfida con loro stessi, e pur di averci, si venderebbero la madre e, se possibile, anche la strada di casa.

Per tutti questi motivi, per sopravvivere nell’apparentemente difficoltoso (ma in realtà semplicistico) universo maschile, forse noi donne dovremmo fare due sole cose: prenderli con le pinze quando non vorremmo assolutamente farlo (perché ci stanno dicendo qualcosa che ci piace troppo), e prenderli sul serio quando invece stanno dicendo frasi dirette nella maniera in cui non vorremmo sentirle pronunciare. Regola semplice, successo assicurato!

A lunedì. 

martedì 15 aprile 2014

L'AMORE E' UNA COSA SEMPLICE.

Tiziano Ferro potrebbe averci aperto un mondo facendoci la rivelazione del secolo. No perché, ‘sto fatto che l’amore sia una cosa semplice, sembra uno di quei tipici assunti ovvi, di cui però spesso e volentieri ci dimentichiamo.

La verità è che in amore siamo competitivi: accettiamo le sfide e vorremmo sempre vincere, soprattutto se veniamo respinti, e nella maggior parte dei casi, finiamo sempre e comunque fregati. Non so bene che tipo di meccanismo psicologico inizi nel nostro cervello quando l’altro non ci desidera. Sembra una specie di gara in cui si scala una montagna: più l’oggetto del nostro desiderio ci respinge, più noi vorremmo raggiungerlo. Qual è il nome della sostanza chimica che sviluppiamo nel nostro cervello ogni volta che riceviamo un rifiuto? Perché ci mettiamo in testa di dover scalare una montagna, se la vetta è totalmente irraggiungibile? Forse perché la sfida con noi stessi DOVREBBE servire a rassicurarci, a farci sentire più padroni del mondo di quanto in realtà non siamo.

Tuttavia sono sempre stata convinta del fatto che – ad eccezione dei fuochi di paglia che si spengono ancor prima di ardere – il buongiorno in amore si veda dal mattino presto. Mi spiego meglio, prendendo come esempio gli uomini (in quanto donna): un uomo interessato è ben diverso da un uomo che ha voglia di impegnarsi seriamente, e noi donne purtroppo non conosciamo bene il distinguo. Se lo conoscessimo, potremmo evitarci tante paturnie e tanti mal di stomaco, ve lo assicuro.

L’uomo interessato rappresenta più o meno TUTTI gli uomini presenti sulla faccia della terra. All’inizio di una relazione il cacciatore ha come unico obiettivo quello di far capitolare la sua preda. Se voi nelle prime tre settimane di una relazione non “capitolate” e non cedete alle sue lusinghe, potrete tranquillamente chiedergli di scalare l’Hymalaya, o di portarvi l’acqua con le orecchie: lui lo farà! Ed è una tesi provata scientificamente che non si smentisce mai.

Ben diverso è l’uomo che ha voglia di impegnarsi seriamente. In genere i suoi sono passi lenti, felpati, ma sempre cadenzati, sempre volti al raggiungimento dell’ obiettivo fondamentale, ma in una maniera più calma, seppur decisa. L’uomo che ha voglia di impegnarsi seriamente, mostra sul tavolo da gioco tutte le sue carte e lo fa scoprendole in tutto e per tutto, senza remore. Parla chiaramente scandendo le parole, non farfuglia velocemente come fa l’altro. Voi donne là fuori pensate di non saper distinguere i due generi, ma se guardate meglio con gli occhi (e non col cuore), ve ne accorgerete.

Purtroppo la sindrome della negazione è una caratteristica psicologica di sopravvivenza presente in tutti quelli che hanno deciso di perdere la testa e di farsi davvero del male. Negazione vuol dire non essere in grado di vedere la realtà dei fatti, appunto negandola. Un oggetto del desiderio qualsiasi potrà mostrarci in ogni modo e maniera di non essere interessato a noi, eppure noi continueremo ad inseguirlo, e questo perché è psicologicamente più semplice inseguire un sogno, piuttosto che dire a noi stessi la verità.

Detto ciò, un fatto fondamentale resta, ed è bene non dimenticarsene mai per facilitare le proprie vite: se una storia d’amore è destinata a decollare, voi ve ne accorgerete subito. All’inizio ci potranno essere mille incomprensioni, mille conflitti, mille fattori negativi che vi porteranno a pensare il contrario. Andrete a sbattere contro i vostri dubbi e anche contro quelli dell’altro, sarete lì lì per finirla, perché non avrete investito nemmeno il minimo indispensabile nella riuscita della storia.

Eppure il Tiziano nazionale, in tutta la sua immensa e adorabile gaiezza, aveva proprio ragione: “l’amore è una cosa semplice”. Non fuggite di certo di fronte alla prima difficoltà, ma non fatene nemmeno un modus operandi.
Buona settimana!


lunedì 7 aprile 2014

LA GELOSIA AI TEMPI DEI SOCIAL NETWORK.

Un tempo io non ero affatto gelosa. Intendiamoci, se avevo accanto un ometto appetibile che altre donzelle rimiravano, non potevo fare a meno di inorgoglirmi e di cercare di “marcare il territorio” come i migliori cani da caccia. Tuttavia, non mi sono mai lasciata andare a piazzate, scenate di gelosia, e altre varie ed eventuali. Forse gli uomini che ho incontrato non mi davano modo, forse in realtà, di eccezionale non avevano proprio niente ed ero più io che tendevo ad idealizzarli e a pensare che ogni donna potesse trovare in loro qualcosa di fantastico, fatto sta che ad ogni modo, non sono mai stata gelosa.

E forse il motivo vero in realtà è un altro: NON ERO GELOSA PERCHE’ NON POSSEDEVO MOLTI MEZZI PER “CONTROLLARE I MOVIMENTI DEI MIEI UOMINI”. Ci avete fatto caso anche voi o è un fatto che riguarda solo me? Negli ultimi tempi (e cioè da quando esistono i social network), non siete diventati anche voi più sospettosi? Facendo un breve sondaggio tra le persone che ho intorno, sembrerebbe proprio di si, e la questione è molto semplice: abbiamo continuamente la possibilità di controllare le vite dei nostri partner e ogni singola azione compiuta sul virtuale, si trasforma in un dubbio o viene interpretata come tale.

Ora io dico – parlando di tradimenti – ma non era tanto meglio quando non dovevamo farci le contorsioni mentali del tipo “VISUALIZZATO ALLE” o anche “ULTIMO ACCESSO OGGI ALLE 10.10?!”. Era meglio avere le corna e non saperlo, oppure metterle senza avere paura di essere inseguiti da Tony Ponzi? I social hanno forse distrutto le nostre vite sentimentali.

Tempo fa fui lasciata da un tipo che valeva veramente poco. Avevo scoperto da un po’ alcuni suoi “strani movimenti” sul social e gli dissi: “Tu mi stai lasciando perché c’hai un’altra, e io ora ti dico pure chi è lei…”. Lui ovviamente negò. Dieci giorni dopo lo beccai in flagrante proprio con la tipa con la quale c’erano stati “strani movimenti” sul social. Se non fosse esistito il social, avrei potuto pensare che l’aveva conosciuta subito dopo la fine della nostra storia, invece no! Lui flirtava con lei mentre stava con me, e lo faceva soprattutto attraverso il social, pensando di non essere scoperto. Ovviamente con me aveva negato tutto, e a lei aveva detto che mi aveva lasciata già da un pezzo. Poco male, era un uomo che non valeva niente ed entrambe non abbiamo perso niente. Ultimamente l’ho visto di nuovo flirtare sul social con qualche altra poveraccia che crederà alle sue boiate e ascolterà le canzoni di merda che lui le manda (con annesse parole d’amore).
Tuttavia, è meglio sapere o non sapere?

Nell’era dei social, come dicevo, c’è poco da non sapere. Siamo continuamente “bombardati” di informazioni che riguardano “l’altro”. Abbiamo rilevatori di posizione che ci dicono da dove stiamo scrivendo e a che ora, tag sulle fotografie che svelano più cose di quante noi stessi vorremmo tenerne nascoste. Abbiamo “amicizie” tra le nostre amicizie sul social che fanno capire molto di noi stessi e della gente che scegliamo di frequentare.

E che dire di “whatsapp” e della sua messaggistica che consente di vedere l’ultimo orario in cui si è collegata all’applicazione la persona verso la quale nutriamo dei dubbi? Attraverso “whatsapp” ad esempio, noi possiamo capire tre cose fondamentali:
-          Se la persona che ci interessa è sveglia
-          A che ora (in realtà) è andata a dormire la persona che c’interessa (mentre a noi ha detto che era molto stanca e sarebbe andata a letto presto).
-          Se la persona che ci interessa sta ignorando ciò che noi gli abbiamo scritto e che ha visualizzato dieci ore prima.

Ora, questo forse non sarà abbastanza (secondo alcuni di voi) per stabilire il livello di interesse che una persona può nutrire nei nostri confronti. Qualcuno di voi lettori giustificherà dicendo che magari certe persone leggono i messaggi e non amano rispondere subito, che lasciano aspettare appena hanno un po’ più di tempo. Oppure qualcun altro affermerà che i “movimenti strani” dei partner che notiamo sul social network, altro non sono che il frutto delle nostre suggestioni mentali, e che se indagassimo meglio, scopriremmo che in realtà ci siamo fatti solo dei film.
Ecco, con questo mio post di questa settimana non voglio essere affatto disfattista. Non voglio creare in voi dei falsi miti, oppure farvi venire le paranoie gratuitamente. Tuttavia, mi sento di dirvi questo: solitamente il nostro sesto senso non tradisce mai. Di solito, tutto ciò che rappresenta un presentimento, per una qualche strana ragione che non ho mai compreso, si tramuta in una realtà antipatica da accettare.
Indagare vi aiuterà forse solo ad aprire un po’ più gli occhi… e comunque, sempre meglio che restare col dubbio.
Buona settimana.