lunedì 30 settembre 2013

SPARIZIONI E INCONCLUDENTI SITUAZIONI.


Un pomeriggio qualsiasi a lavoro, chiacchierando con una collega del più e del meno. Non è che l’argomento “uomini” debba per forza essere una costante nelle nostre vite, però a volte ci ritroviamo a scambiarci pareri più o meno simili sull’argomento, riscontrando TUTTE un certo calo di sanità mentale nei maschietti. E questo, non certo perché siamo coalizzate o di parte.

Lei conosce un tipo ad un aperitivo, e dopo il normale scambio di battute, si passa al numero di telefono. Da lì al flirt il passo è brevissimo: messaggini, whatsapp, scambi di battute; stranamente nessuna telefonata. Apro parentesi: avete notato quanto si è tirchi sulle telefonate ultimamente, nonostante i gestori  delle società telefoniche svendano minuti illimitati di conversazione al mese? Vabbè, forse la voglia di parlarsi e di sentire crescere dentro l’emozione suscitata dalle voci al telefono, è un’immagine lontana che appartiene, chessò, agli anni ’80. Comunque, dopo lo scambio del numero, lui la invita a qualche serata. Niente di intimo, solo aperitivi con altri amici o altre robe “collettive”, che per carità, all’inizio di una conoscenza ci stanno pure bene. Lei raccoglie l’invito, partecipa insieme ad altre amiche, ma non accade niente tra di loro.

Nei giorni successivi, i due passano le loro giornate attaccati a “whatsapp” a messaggiare: si scrivono di tutto, dal semplice racconto su come passeranno la giornata, agli altri inviti ad aperitivi e feste in spiaggia. La differenza con le settimane precedenti, è che lui inizia a trovare scuse per non partecipare più ad alcun evento, e lei inizia ad aspettare che si ripresenti l’occasione per il prossimo incontro. Nel frattempo, ci sono sempre i messaggini da parte di lui, che però iniziano a diventare più sporadici, fino quasi ad arrivare alla sparizione totale del tizio in questione.

Ora voi direte “che c’è di strano?”… è solo che lui non è convinto che la tipa gli piaccia davvero, e quindi, nel dubbio, preferisce abbandonare il piacere della conquista e ritirarsi. Oppure (fatto ancor più probabile) il tipo in questione ha già le mani in pasta in un’altra situazione. ok perfetto, accetto ogni tipo di spiegazione più o meno semplicistica. Ciò che però non possiamo accettare in nessuna maniera, è il cazzeggio (o flirt che dir si voglia) che non porta ad alcuna conclusione.

SIAMO STANCHI SU!

Voglio dire, bello il flirt, belli i messaggini, bello svegliarsi col buongiorno di qualcuno che ci attira, bello avere qualcuno nella nostra rubrica che ci dedichi qualche minuto d’importanza, ma che gusto c’è se poi la cosa finisce così, senza manco una conclusione di sorta?

Esiste ancora un termine o un finale al quale si arriva dopo aver perso dei momenti della propria vita sulla chat di uno smart-phone a scambiarsi carinerie con uno appena conosciuto? Non più.

Questa pratica non è più in voga: c’è un benedetto inizio di flirt, una maledetta prosecuzione di conoscenza che potrebbe voler dire tutto e niente, e ASSOLUTAMENTE, NESSUNISSIMA CONCLUSIONE.

Per “conclusione” non intendo la decisione fatidica di iniziare una frequentazione o una relazione. Da quello siamo ancora lontanissimi: viviamo in una società in cui non ci va nemmeno più di fare la lista della spesa e di decidere cosa mangeremo a pranzo, figuriamoci se ce la sentiamo di stabilire quando inizia e finisce una relazione! Io intendo per “conclusione”, una normale forma di continuità nel rapporto. E se anche il punto di conclusione fosse una nottata di sesso folle, saremmo comunque tutti più contenti lo stesso, o no?

Perché si gioca a nascondino utilizzando le sparizioni alla David Copperfield, per poi tornare in grande stile magari facendo un complimento o rinnovando un invito ad un evento al quale – in ogni caso – non ci presenteremo? Ci sentiamo davvero così tanto soli (ma al contempo spaventati dalle relazioni uomo-donna), da ridurle solo ad una continua conversazione fatta di messaggini scritti che ci consentono di nascondere le nostre facce? E poi, perché lo facciamo? E’ solo per il piacere di sentirci al centro del mondo facendoci cercare da molte persone, o va ancora di moda l’idea della tattica che ci fa sentire più desiderabili?

Continuo a credere che in questi anni, gli uomini e le donne siano diventati vittime dei loro stessi atteggiamenti equivoci, e che si ritrovino in situazioni poco chiare, solo per una questione di presunzione e di eccessiva sicurezza in se stessi.

A cosa serve essere circondati da milioni di nuove conoscenze, e avere il telefono che suona continuamente come un centralino, se poi non siamo attratti da nessuno e non “concludiamo” praticamente con nessuno?

Una cosa è certa comunque: i gestori telefonici (e tutti coloro che gli girano intorno e che si sono arricchiti con le offerte di giga per navigare) vivono più felici di tutti quelli che oramai, delle suddette offerte, sono vittime, diventando in una triste maniera, sempre più inconsapevolmente asociali.
 

lunedì 23 settembre 2013

LA CRISI DEL TROMBAMICO.


La settimana scorsa mi sono dilettata in una digressione che riguardava la castità, illustrando i motivi per i quali al giorno d’oggi, uomini e donne preferiscono non abbandonarsi più a rapporti intimi con la facilità di una volta, per varie ragioni legate più o meno alla perdita di tradizioni nelle normali relazioni.

Oggi invece vorrei parlare del “potere decisionale” in ambito sessuale. Il sesso è ancora una scelta “a due” dettata da chimica, attrazione e fisicità, o piuttosto è diventato un “a domanda, rispondi?!”.

Non stupitevi: sono finiti i tempi in cui si era in due a “volere una cosa”: viviamo nell’era del consumismo mordi e fuggi. Vogliamo il kebab a mezzanotte, i cornetti caldi alle sei del mattino di ritorno da una nottata tra amici, i supermercati aperti di domenica, il cibo precotto e pronto all’uso in venti secondi di micro.onde… e quindi, si! pretendiamo anche il sesso “su domanda”, e in genere, non ci ritroviamo mai ad essere in due a domandare. Ultimamente, chi domanda è uno dei due. L’altro – appunto per il discorso della scorsa settimana sulla castità - a domanda risponde!

Nell’era della fine delle relazioni, e della difficoltà dei rapporti uomo-donna, è sempre più raro che ci si ritrovi una sera in casa davanti alla tv, e di fronte ad un dvd si passi dalle coccole alla fisicità. Non condividiamo più una casa, né un’automobile, né un conto in banca… di tanto in tanto però, abbiamo piacere a condividere un letto, e in genere, capita in quelle sere in cui ci sentiamo particolarmente soli. Sono quelle sere che Tiziano Ferro era solito apostrofare come “nere” (e che un mio amico, molti anni or sono, ribattezzò come “seghe nere”!!!).
Sere in cui tutto ciò che si fa, è prendere in mano il proprio smart phone a tarda notte, e inviare un messaggino al “solito numero”, quello sicuro, quello che sappiamo che non ci risponderà mai picche.

Tutti abbiamo/avevamo/avremo un trombamico/una trombamica, ovvero quel “porto sicuro” nel quale approdare quando tutte le speranze in tema di desiderio sono perse. Il trombamico, colui che puoi chiamare persino se sei dall’altra parte del mondo per organizzarti per bene la serata. Il trombamico, quello che “mentre ci chiediamo dove sia finito il grande amore, il sesso può darci tutte le risposte”.

Eppure in quest’era di vacuità e di assenza totale di risposte, nemmeno i trombamici sono più quelli di una volta: certe sere si sceglie di vedersi col trombamico storico di tutta una vita, colui che ha resistito agli inverni gelidi e alle estati calde, alla neve a Roma l’anno scorso, e alla grandine in pieno giugno. Insomma lui, nonostante tutto, C’E’. Ebbene, in una sera estiva molto calda, di una settimana in cui a Roma c’è  l’allerta meteo per il picco di calore, Il tipo viene da voi in piena notte, e si, diciamolo, forse quella sera non è proprio in forma.

Verso le tre del mattino, siete stanchi di attendere che “qualcosa inizi a funzionare in lui”, e che si palesi “vita su Marte”, così gli chiedete gentilmente di andare a casa e lasciarvi dormire. Ebbene, non fatelo se non volete sentirvi dire sul pianerottolo di casa che non avete rispetto, che siete degli approfittatori, degli egoisti, che chiamate i vostri trombamici solo quando vi fa comodo!!! E in ultimo, non fatelo se non volete sentir pronunciare una frase che ha tutta l’aria di farvi sentire in colpa: “non è così che si tratta un uomo…”

NON E’ COSI’ CHE SI TRATTA UN UOMO???

NON E’ COSI’ CHE SI TRATTA UN UOMO???!!!

E come si tratta un uomo eh?! Ditemelo voi!

Abbiamo passato diversi anni della nostra vita a pensare che quello stesso trombamico di sempre, potesse essere la nostra metà ideale. Siamo contro il matrimonio, ma se proprio dovevamo vederci accanto a qualcuno, noi anni fa, ci vedevamo accanto a lui. Abbiamo condiviso libri, concerti, film, eventi, e siamo stati a lungo convinti di essere davvero fatti l’uno per l’altra. Per non parlare del sesso da Dio, che nel tempo è migliorato sempre di più (ad eccezione di questa serata di merda in cui ci sono quaranta gradi e lui vi sta addosso a peso morto perché non ce la fa manco a reggersi in piedi). In anni di amicizia/relazione (chiamatela come volete), vi ha sempre ribadito che lui è un orso, che non era tagliato per stare con una donna, che preferiva spartire il suo tempo con se stesso, e che non sareste mai stati una coppia felice. Ogni sera che è uscito dalla porta del vostro appartamento a Cinecittà (che per qualche ora si trasformava in Hollywood), ci teneva a ribadire che tra voi non cambiava niente, che trombamici si era, e trombamici si resterà. E ORA LUI, CHE HA I SUOI PERSONALI GIRAMENTI DI PALLE SOLO PERCHE’ HA AVUTO UNA BANALISSIMA DISFUNZIONE ERETTILE (che tra l’altro è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi) STA QUA A FARVI LA MORALE SUL FATTO CHE LO METTETE SULLA PORTA.

Spiegatemi l'assurda rabbia e senso del rosicamento, dell'uomo che passa la vita a dirti che non vuole legami e preferisce star solo, quando alle 3 del mattino viene salutato educatamente e messo sul pianerottolo di casa perche' si e' stanche e si vuole dormire.Voglio dire, se ormai gli uomini hanno deciso di comportarsi da prime donne, qual'e' il problema se NOI (per una volta) li trattiamo come merda?

È proprio vero che i trombamici non sono più quelli di una volta!
 

 

lunedì 16 settembre 2013

LA CASTITA' E LA FINE DEI RAPPORTI UOMO-DONNA.


Non chiedetemi come sia potuto accadere, ma da queste parti qualcuno ha optato persino per la castità. Non bastavano le diete, le ore passate a fare jogging pur di smaltire i chili di troppo, le preghiere che ci hanno insegnato a recitare in chiesa dopo che avevamo fatto peccato… Mo’ abbiamo deciso pure di diventare casti?

Un tempo si era molto fighi se si collezionavano molte donne, se ogni sera si aveva la fortuna di uscire con una diversa, se le prestazioni sessuali erano durature e continuative nel tempo, indipendentemente dall’età.

Oggi, il vero figo è colui che se lo tiene chiuso nei pantaloni, o colei che non la smolla manco a pagarla.

No no, non sto parlando dei testimoni di Geova, che vanno in giro per la città e suonano ai nostri citofoni il sabato pomeriggio alle 15.30 in piena estate; e nemmeno dei neo catecumenali, che in teoria dovrebbero scegliere di fare all’amore “nei giorni giusti” (quelli del non concepimento… tipo “ferie programmate” a lavoro, tanto per capirci!!!). Niente di tutto questo! la religione non c’entra, gli usi e costumi nemmeno, le credenze mistiche neanche!

Qui parliamo proprio di gente che volutamente decide di non fare sesso.

 

E’ vero, c’è stata una crescita esponenziale di malattie sessualmente trasmettibili. L’avvento dell’aids (non solo tra le coppie gay) e di tutta una serie di virus, hanno decisamente aumentato le nostre ansie. Ormai, non si dovrebbe mai più fare sesso senza essersi prima protetti a dovere (anche se sempre più spesso sono in molti a tirarsi indietro non appena arriva il momento di “infilare il pesciolino gommato”), fatto sta che un elevato numero di persone, ha sempre più paura di contagiarsi attraverso l’altro, e questo è motivo di rinuncia per alcuni. Il preservativo forse ha salvato le vite di molti di noi: l’avreste mai detto? Un palloncino gonfiabile in lattice, resistente più o meno a qualsiasi tipo d’urto o impatto (ma attenzione alle unghie taglienti), ci ha consentito di vivere in santa pace la nostra vita sessuale, difendendo anche noi donne dalle gravidanze indesiderate. Eppure, tuttora tanta gente decide di non avere rapporti anziché essere costretta ad usarlo. In un mondo che gira troppo in fretta, si ha paura di “perdere il momento” anche quando si fa l’amore. Si temono le figuracce, gli improvvisi “abbandoni dell’erezione del membro maschile” proprio sul più bello, la perdita di tempo nel doverlo scartare, posizionare, infilare, e usare. Paradossalmente si ha più paura di queste cose che della reale possibilità di prendersi brutte malattie.

 

Ma qui oggi non volevo tanto parlare di questo, quanto del repentino e brusco allontanamento fisico che c’è stato sul pianeta uomo-donna.

In maniera quasi inspiegabile infatti, oggigiorno gli uomini e le donne vivono in sfida continua: non c’è più collaborazione, non ci sono più i ruoli, non si capisce più chi è che deve fare il primo passo, e chi invece è meglio che resti a guardare e attendere. Gli uomini e le donne sono diventati nemici che minano al normale proseguimento delle relazioni, e in qualche maniera, anche alla procreazione della specie. Gli uomini e le donne, oggi sono pianeti lontani, che non hanno alcuna voglia di venirsi incontro, di darsi un appuntamento a metà strada, di capire i reali ed effettivi bisogni gli uni degli altri.

Hanno paura di scambiarsi troppe effusioni, perché non sono certi di essere ancora capaci di amare; hanno paura a parlare di futuro, perché la precarietà li ha costretti a ragionare sul momento. Temono di scambiarsi fiducia reciproca, perché vivono in un mondo che ci ha insegnato a fregarci a vicenda per farci sopravvivere.

E’ normale quindi, che ci sia una reale e oggettiva difficoltà anche a consumare rapporti fisici che abbiano (o non abbiano) una durata. Siamo sempre più sfiduciati riguardo all’ altro, timorosi di aspettarci molto e di chiederlo anche. Non vediamo più il sesso come un donarsi reciproco, e nemmeno come (ahinoi!) un normale sfogo che ci consenta di essere meno umorali e in generale più sereni. Anzi, se si tratta di donarsi, non vogliamo saperne nella maniera più assoluta, e se invece volessimo solo sfogarci fisicamente, preferiremmo di più prendere a calci e pugni un sacco da boxe, farci un’ora di corsa sul tapis roulant, oppure cinquanta vasche in piscina.

Il calcolo delle calorie non lo facciamo più a letto, ma col contapassi che vendono al Decathlon.

 

Non è un post che fa ridere questo. O meglio, forse un po’ lo è, ma in fondo, nasconde anche molta amarezza. L’amarezza di sapere che non siamo proprio sicuri di tornare a quei bei tempi andati, in cui una sera si invitava un tipo a salire a casa nostra, e con lui si decideva di esplorare confini sconosciuti. L’amarezza nel fatto che l’uomo nel tempo ha perso virilità e sicurezza di se’ e che piuttosto che concludere una serata col sano e vecchio “sfogo fisico”, preferisce fuggire con la coda tra le gambe, lasciando la donna con un punto interrogativo sulla testa a domandarsi cosa non va in lei.

 

Individualmente, non c’è proprio niente che non va in ognuno di noi. Se invece ci guardiamo dal punto di vista “della collettività”, possiamo dire di aver bisogno di tornare ad avere una fiducia reciproca, che ci porterà di nuovo ad appartenerci scambievolmente attraverso le gioie del sesso.

lunedì 9 settembre 2013

ULTRA TRENTACINQUENNI IN CRISI CHE SCELGONO LE VENTENNI.


La moda dell’estate 2013 non è stata quel volgarissimo braccialetto fosforescente con su stampato il metro da sarto, e nemmeno la cover dello smart-phone più graziosa e all’ultimo grido. La vera moda dell’estate 2013, è stata rappresentata dal boom di coppie formate da uomini ultra trentacinquenni, e ragazze di ventidue o al massimo ventitrè anni.

Vi assicuro che sul social network per eccellenza, non è stato affatto “un belvedere”, quello che ci è stato propinato quest’estate.

Si insomma uomini trentacinquenni, va bene che voi non temete la menopausa come noi donne, va bene che il vostro cervello a trentacinque anni raggiunge il quoziente intellettivo di quello di un ragazzo di ventiquattro anni, va bene che le fanciulle che vi mettete accanto non vi fanno percepire l’età che avanza, però  vedervi nelle foto delle vacanze con delle bimbette con gli occhi spauriti che sembrano appena uscite da un orfanotrofio come il protagonista del romanzo “senza famiglia”, non è stato uno spettacolo. Il fatto che “bimbette” non lo siano per niente, lo sappiamo solo noi donne: dietro a quegli sguardi da finte lolite, si nascondono donne che sanno il fatto loro, e che per questo motivo sono in grado di rigirarvisi come trottole impazzite su e giù per la città.

Parliamoci chiaro trentacinquenni, iniziate ad avere la pancetta e i rotolini intorno alla vita. Le vostre mamme vorrebbero già vedervi sistemati, (ri)puliti e con l’abito da sposo sull’altare, mentre voi ancora spendete nottate intere alle serate di salsa e merengue, o facendo i “perdigiorno” in giro per la città fino a mattina. Ora, a noi donne trentenni (che francamente non ci siamo mai aspettate che improvvisamente sareste diventati dei gran pozzi di scienza), ci tocca pure vedervi con ‘ste tipette che fingono di giocare con le Barbie? Non avrete mica deciso di cambiare lavoro e darvi alla puericultura?!

Ma si, criticatemi pure. Se potete, ricordatemi anche che ho 33 anni e che anch’io inizio a diventare grande (o comunque non ne ho più 20), però siate sinceri: tutto questo “boom” di ragazzine di cui vi circondate, non è dovuto al fatto che improvvisamente vi siete innamorati di due occhi da cerbiatta! Ammettetelo! Mettendovi con una ragazza un po’ più giovane di voi, vi state salvando ancora una volta dalle responsabilità. In che modo? Ve lo spiego subito:

Intanto una ventenne è meno impegnativa di una trentenne. La trentenne inizia a sapere bene ciò che vuole dalla vita, e vi prende a piedate se per caso vi mettete in testa di fare le cinque del mattino con lei ogni week end. Fare le cinque del mattino nei locali, è un autentico spreco di tempo per una donna che ha superato i trenta: lo abbiamo già fatto, e poi si consumano energie indispensabili a tutte le attività del giorno successivo. Fa venire le occhiaie, e infine, invecchia precocemente la pelle. La ventenne, fa le cinque del mattino insieme a voi, e siccome c’ha pure più energie di voi, a giorno fatto, dopo avervi dato una ripassatina sotto alle lenzuola, vi rimbocca anche le coperte. La trentenne vi indica qual è la porta, e vi invita a non farvi mai più rivedere.

La ventenne organizza feste, serate in giro per la città a far baldoria, e aperitivi che durano fino al mattino successivo. La trentenne, durante una serata di un giorno infrasettimanale qualsiasi, vi invita a casa sua a vedere un dvd, perché il giorno dopo si alza presto per andare a lavoro. La ventenne, è parcheggiata all’università (e i genitori le pagano pure la retta), e il massimo dell’impegno che ha per il giorno successivo al vostro incontro, è una pallosissima lezione con frequenza obbligatoria all’ ora di pranzo, o forse una seduta di manicure estetico.

Infine (e questo forse è il fulcro di tutto il post), la trentenne inizia a domandarsi quale sia il suo scopo nel mondo e se può cercare di costruirsi un futuro che si regga su basi più o meno solide. Non necessariamente è crucciata dalla questione dei figli e dell’orologio biologico che fa tic tac, ma magari ha voglia di mettersi accanto un ometto che possieda idee “stabili”, e non stia al mondo solo per andare a lezione di salsa e merengue due sere a settimana.

Per la ventenne (e da questo punto di vista, beata lei!) il futuro non esiste nemmeno; è un pensiero lontano e del tutto non previsto, poiché di tempo per fare qualsiasi cosa, ce n’è in abbondanza.

Non so bene in cosa affondi le radici questa strana moda dell’estate 2013 di accompagnarsi alle ventenni. Forse non è solo una moda che dura una stagione, forse questi trentacinquenni di questo millennio, hanno bisogno di prendersi poco sul serio, di pensare ancora meno, e attivare ancora meno il cervello, rispetto a quanto non abbiano già fatto fino ad ora. Forse siamo noi donne trentenni che ci prendiamo troppo sul serio, che leghiamo ogni singola parte della nostra vita e dei nostri pensieri al tempo, e del tempo che passa abbiamo paura, e tendiamo a trasmettere questa “fretta” (questo irrefrenabile panico di sapere “cosa sarà di noi”) alle figure maschili.

Del resto, come diceva Sally (la protagonista del film “Harry ti presento Sally”), mentre piangeva sulla spalla di Harry macchiandogli il maglione di trucco:

“Presto avrò 40 anni Harry…”

“Ah si? Quando Sally?”

“Tra poco…”

“Tra otto anni Sally!!!”

“Ma non è tanto!!! Non lo sai che una quarantenne è in un vicolo cieco? Per voi è diverso: Charlie Chaplin ha fatto figli fino a 70 anni!!!”

“Si ma non ce la faceva a tenerli in braccio!!!” rispondeva lui accarezzandole la testa con sguardo interrogativo.

Che ci volete fare? Noi donne veniamo da Venere, voi uomini da Marte. Abbiamo opinioni opposte riguardo praticamente ad ogni cosa, e il fattore “tempo” è forse uno degli elementi più divergenti. Del resto, se a dodici anni diventiamo donne, mentre voi tirate ancora calci dietro ad un pallone, un motivo ci sarà.
 

lunedì 2 settembre 2013

L'ETERNO STAND BY DEL CUORE.


Mentre scrivo sono seduta sul sedile pieghevole di un aereo che mi sta portando verso il Canada, e in pochi giorni volerò negli Stati Uniti. Mancano solo due ore all’atterraggio e non mi sento proprio molto stanca.

Strapuntino, così si chiama il sedile pieghevole sul quale sono seduta, e per chi non lo sapesse, si tratta di uno di quei posti sui quali può viaggiare lo staff di una compagnia aerea in vacanza, a fronte di volo pieno: sei fai parte dello staff di una compagnia aerea come me, e il volo sul quale devi partire col tuo biglietto “free” è pieno, devi sostenere una lista d’attesa fino al momento della chiusura del volo, e solo se qualche passeggero pagante non si presenta, puoi avere il posto a sedere. Altrimenti, se davvero vuoi raggiungere la tua meta, puoi sempre viaggiare su un posto pieghevole, come sto facendo io oggi.

L’ultima volta che ho viaggiato su uno strapuntino, il volo era pieno esattamente come oggi. Io però non stavo andando a Toronto ma a Los Angeles, ed ero innamorata persa. Ho scritto “innamorata?!”. Si, insomma, giù di lì. “L’amore è un’altra cosa”, commenterete voi… io mi riferivo piuttosto alla sensazione di sentirmi “ebbra” di passione. Eh si perché l’amore è proprio una strana “perdita dei sensi”: per me è riduttivo descriverla come quella sensazione di “farfalle nello stomaco” tanto decantata in maniera quasi monotona. Si certo, la morsa nello stomaco la sentiamo sempre quando la persona oggetto del nostro desiderio è di fronte a noi, però la “perdita dei sensi” di cui parlo io, è più identificata come l’incapacità totale di pensare prima di agire. Quante volte in questo mondo, con le vite che facciamo, possiamo permetterci di non pensare? Il lavoro, i soldi, i conti a fine mese, la famiglia, la diplomazia nelle amicizie, e nei rapporti con gli altri. Non possiamo MAI permetterci di perdere il controllo.

Lo possiamo fare solo in amore, e anzi, proprio per questo motivo, è in ambito amoroso che non vediamo l’ora di “buttarci”. Ci doniamo all’altro incondizionatamente, e magari a cosa stiamo andando incontro in quel momento, lo sappiamo pure.

Tuttavia, niente ci spaventa: l’obiettivo è l’amore; tutto il resto, il modo in cui raggiungeremo la sensazione di ebbrezza, e i possibili guai che ne scaturiranno, sono solo dettagli. Nel momento in cui ci lasciamo cullare dalle passioni, siamo perfettamente consapevoli dei casini che capiteranno successivamente, e non è che non ne teniamo conto, è solo che il desiderio di “scarica adrenalinica”, ci fa mettere da parte l’insensatezza del gesto. La maggior parte di noi è perfettamente consapevole della possibilità del fallimento: inseguire una persona che non ci ricambia, è come posizionarsi sui binari di un treno che va a cinquecento chilometri orari, e aspettare che passi per travolgerci. Eppure non ci interessa, o meglio, siamo un minimo consapevoli del fatto che faremo un buco nell’acqua, ma le speranze riposte in quel tentativo non le perdiamo mai.

La maggior parte delle sensazioni di “stand-by del cuore”, ci portano quindi a compiere gesti inconsueti e irrazionali. Bramiamo di mostrare passione e affetto per la persona oggetto del nostro desiderio. Non vediamo l’ora che comprenda che siamo pronti a fare qualsiasi pazzia, purché quella pazzia convinca quella persona ad amarci.

Ho un amico che per riconquistare la propria ex si è fatto circa venti ore di volo in due giorni. Non si è mai riposato, e dopo tutte quelle ore di volo, è salito su un bus, si è fatto qualche altro chilometro, e senza aver dormito né essersi lavato, è andato ad aspettarla fuori alla sede in cui lavorava per dirle che l’amava e che voleva stare solo con lei. Ovviamente – come sempre avviene in questi casi – “lei gli ha risposto picche”, probabilmente consapevole anche del fatto che nessun uomo avrebbe mai più fatto niente di simile per lei. Il mio amico è poi tornato a casa ovviamente stanco, ma non tanto fisicamente, quanto mentalmente. Svuotato, spossato, distrutto dalla follia appena compiuta, che in cambio gli ha regalato solo una delusione.

Anch’io quella volta, in seguito a quelle tredici ore di strapuntino, feci un buco nell’acqua, eppure non mi pentì. Ho poi spesso riflettuto sulle follie d’amore e su quanto sia davvero giusto compierne, e in definitiva ho trovato che, per quanto distruttive possano essere, è comunque meglio abbandonarvisi, che restare in un limbo. Del resto, “qui non è Hollywood”, e i film li guardiamo solo in dvd, o spesso, su qualche canale satellitare a pagamento.

Buon stand-by del cuore a tutti allora! Io sto per atterrare, e tra poco dovrò sostenere un’altra lista d’attesa per un volo che mi porterà alla meta finale.

E se la mia fosse una parafrasi di vita?!